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Topomio dei paesi della Bergamasca
A
ALZANO LOMBARDO
La forma più antica accertata nei manoscritti è Alesano. Con tutta probabilità si trattava di un praedium Alicianum, possesso in epoca romana di un patrizio degli Alidi. Sereno Locatelli Milesi, il quale forse non conosceva il manoscritto dell’anno 1000 nel quale figura due volte la forma Alesano, ritenne che il toponimo originario fosse Altianum e congetturò la derivazione da un gentilizio Altius dandola per certa.
AMA
E frazione del comune di Aviatico. Si veda Amora.
AMAGNO
È detto anche Amogno. Non so quanto siano attendibili le vecchie carte geografiche, dalle quali risulta la forma Magno, che farebbe pensare ad uno strano ad magnum. Sarà forse Al(e)mannio, “luogo degli arimanni”, mutato in Admannio e quindi nella forma attuale? O vi sarà alla base il mediterraneo Ama (si veda Amora)! Amagno fa parte del comune di Strozza.
AMBIVERE
L’Olivieri sostenne con certezza che YAmbiveris dei vecchi documenti fosse nome composto da an + bìvere per in+bevera, “piccolo ruscello”. Ma risulta difficile accreditare la variante an (in) per il dialetto bergamasco. Gli scrittori di corografia patria sono concordi nel ritenere che questo toponimo sia di origine celtica. Ai tempi di Cesare gli Ambivareti stanziavano sulla Loira e gli Am-bivariti nella Gallia belgica. È appena il caso di ricordare che le invasioni celtiche nell’Italia settentrionale avvennero in epoche diverse e che vi presero parte svariate popolazioni. Dal regesto delle pergamene del Monastero di Pontida rilevo le forme Ambeuri e Ambrevo, del XII secolo: la prima è da intendersi Ambevri e la seconda contiene certamente un errore dell’amanuense. Cognome derivato: Ambiveri.
ÀMBRIA
Ecco un toponimo dall’etimo incerto e quasi impenetrabile. Non so con quale fondamento il Be-lotti lo considerasse etrusco. L’ipotesi affacciata dall’Olivieri di una base tardolatina ad+umbriva, per indicare un abitato poco soleggiato (“all’ombra”), pare infrangersi innanzi alla perentorietà dell’accento tonico, nettamente coincidente con la prima vocale, ed alla forma piana del dialettale arcaico ombréa, “ombra”. Per la stessa ragione è difficile credere ad un originario ad+brivam, dal celtico briva, “ponte”. La ritrazione dell’accento pare improbabile anche per un composto con l’antica base pirenaico-alpina brevo, “freddo che fa tremare”, di origine onomatopeica. Forse sarà un composto di amb (lemma celtico mbh) e dell’indoeuropeo el, “movimento” (donde il latino ambulare), con allusione all’esistenza di una strada? Data la presenza della vocale a all’inizio e alla fine del toponimo, può anche essere accreditata l’antica tradizione dell’ascendenza ad una voce mediterranea, tuttora non individuata. Il toponimo Ambriola non è che una forma diminutiva volgare di Ambria.
AMBRIOLA
È frazione di Costa Serina. Si veda Ambria. AMORA
Questa frazione di Aviatico, ai piedi della Corna-gera (“monte delle cornacchie”, da cornàgia), deriva non già da un supposto celtico ham, “abitazione”, “dimora”, congetturato dal Rosa e dal Tiraboschi, non da un nome personale etrusco Ama ipotizzato dal Pieri, e nemmeno da lama o lamula, “piano paludoso”, voce mediterranea invocata dall’Olivieri, bensì da un altro lemma mediterraneo, ama, “puntura”, nel senso di “cespugli spinosi”. A me pare che il vicino abitato di Ama presenti limpidamente nel suo toponimo l’antichissima voce.
ANTEA
Pare uno dei nostri toponimi più oscuri. Esso designa una frazione di San Pellegrino Terme. Identico è il nome del torrente che ne percorre la valle gettandosi nel Brembo. Non può derivare dal noto gentilizio romano Antius: l’accento tonico cadrebbe sulla prima vocale. Che vi sia alla base l’antichissima voce anta, forse mediterranea, usata nel senso di “pilastri” (di un portale d’ingresso)? O non piuttosto una voce etrusca antha, “borea”, con allusione al vento freddo del nord che spira sul torrente? Nel dialetto locale il toponimo suona inequivocabilmente Antéa, quasi presupponesse un arcaico Antiva.
ANTEGNATE
Il territorio doveva costituire un fundus o rus o praedium o ager Antiniatus o Antiniatum, da An-tinius, gentilizio romano. L’antichità dell’insediamento è confermata da reperti archeologici risalenti all’epoca romana. La presenza della gens Antinia in Bergamasca è desumibile anche dall’esistenza, documentata fino al 1181, di un villaggio chiamato Anteniano, che doveva trovarsi nei pressi di Cologno al Serio. Uguale origine avrà Antegnarica di Tavazzano in provincia di Milano. Questo è uno dei rari casi in cui il suffisso -at- pare legato ad un gentilizio.
ANTEMANO
Toponimo perduto. Si veda Antegnate.
APLECCHIO
È località di San Pellegrino Terme, in posizione soleggiata. Pare un diminutivo (-iculus) di apri-cus. “esposto al sole”.
ARALE
Il nome di questa località di Endenna deriva da un aggettivo latino arealis, “area”, “spiazzo”. Si trattava, come dice il Rosa, di una “piazzetta per fabbricare il carbone” o più semplicemente di uno spiazzo nel quale si accatastava la legna da carbonizzare. Il Tiraboschi registrò la voce dialettale arai, “spazio di terreno piano, ben pareggiato e circolare, ove si dispongono in cono le legna da convertirsi in carboni”. Egli ritenne di ravvisare la radice del vocabolo nel caldeo ara, “terra”.
ÀRCENE
Silvio Pieri, sulla scorta forse delle forme Arcinne (947) e Arcenne (957), fece derivare il toponimo da un supposto nome personale etrusco Arcenna. Ma il nome antico pare una storpiatura del dialettale àrzen. “argine”, nel senso di “tratto di strada su terreno arginato”, formatosi da un latino volgare arger di origine sabina. Si dovrebbe altrimenti pensare ad un gentilizio Arcius o Arcinius, poco probabile sia per la terminazione in -ene che per la forma sdrucciola del toponimo.
ARDESIO
La prima forma documentata è Ardexie (1026). L’attuale forma dialettale è Ardés. L’ipotesi più verosimile pone alla base del toponimo l’aggettivo latino aridus (es.: terrae aridaensiae). La forma arcaica a noi nota si presenta troppo corrotta foneticamente per poter escludere una sovrapposizione della voce latina ad un precedente tema paleoeuropeo, certamente antichissimo, rintracciabile nel toponimo Ardenne (“silva Arduenna” in Cesare e in Tacito), donde forse il francese antico ardeise. “ardesia”.
ARMENTARG A
È località di baite nell’alta Valle Brembana, fra il Rifugio Calvi e il Rifugio Longo. Il toponimo è derivato, con suffisso aggettivale -arica (contrat-to nel dialettale -argo), dal tardo latino armentaria, tratto a sua volta da armentum.
ARNOSTO
Si tende a far risalire il toponimo ad un nome proprio Ernesto (o Arnustol). Ma l’inconsueta desinenza -ost-, che, se ricondotta ad -osit- (non certo ad -aust- come in esausto), susciterebbe molte perplessità, sarà derivata dal suffisso latino -ustus (-ost in dialetto) e quindi ben adattabile alla radice arn-, che compare nel latino medioevale (X secolo) arno, “arnia” (ossia vas apium) e quindi “allevamento di api”, coltura un tempo diffusa sia nelle montagne che in pianura. Nei dialetti di Mantova e di Cremona trovo argnàl, “bugno” (da un aggettivo arnialis). Il tema ama è mediterraneo e vale per “letto incavato di fiume”; sopravvive nell’italiano arnia con significato traslato. Arnosto è località di Fuipiano Ima-gna.
ARUSIANO
Toponimo perduto. L’esistenza di questo villaggio è testimoniata da un documento del 906, nel quale si legge: “tercia pecia quod est vitata et campiva locus ubi dicitur Arusiano”. La località così denominata doveva trovarsi nel territorio di Sovere e il nome pare riecheggiare il casato romano degli Arruntii.
ARZAGO
Per Leandro Alberti il paese avrebbe preso il nome da un’ara Caesaris ma la supposizione fa a pugni con la fonetica. Una tradizione vorrebbe che il paese fosse stato incendiato durante una guerra e che a base del toponimo vi fosse perciò l’aggettivo arso. Ma i documenti antichi contengono le forme Arciacus (774) e Arciaco (983) e rimandano perciò ad un gentilizio Arcius o Ar-tius, come indicò il Flechia, o forse ad un Aretius, donde Aretiacum e per sincope Artiacum o Arcia-cum. La variante Arsago. ormai abbandonata, era influenzata dal mutamento della z in 5, tipico del dialetto bergamasco.
ARZENATE
Per questa località di Barzana (“Comune de Ar-zenate” nello statuto del 1263) Angelo Mazzi pensò ad un originario Arciniatum, dal gentilizio Arcinius. Ma non potrebbe trattarsi di un aggettivo derivato da arger, “argine” (femm. pi. argina-tae), con funzione sostantivata?
ASCENSIONE
La chiesa di questa frazione di Costa Serina è dedicata alla Vergine Assunta. La vecchia parrocchiale quattrocentesca, sebbene mutilata, conserva pregevoli affreschi.
ASNENGA
Si ricostruisce una base asin- con l’aggiunta del suffisso barbarico -ink-. Sarà stata una cascina nella quale si tenevano molti asini o una località nella quale si allevavano asini. Non penso alla sopravvivenza del gentilizio romano Asinius con suffisso -iens- sostituito da quello barbarico. La località fa parte del comune di Bolgare.
AULIUNO
Toponimo perduto. Un tempo era definito fundo (856) e vico (1002); si trovava fra Palosco e Calcinate, come ben vide il Mazzi, “sulla destra del Cherio, a mezza via” fra i due centri. Potrebbe trattarsi di toponimo etrusco con desinenza -uno (-una), dal nome proprio Aule, documentato. Se tuttavia la forma a noi nota ne presupponesse un’altra del tipo Auliuni, convertibile in Aulione, allora l’etimo sarebbe identico a quello di Oleno.
AVE
E frazione di Ardesio, ormai abbandonata; pare di scorgervi un arcaico abie. Si veda Aviatico.
AVERARA
La forma dialettale arcaica Abréra corrisponde foneticamente alla forma scritta Abrada (917), che troviamo poi volgarizzata letteralmente in Avréra (1181 e 1263). Giustamente il Mazzi ridicolizzò Fisofonia avis rara, definendola “sognata e troppo scipita”. Il Volpi considerò il toponimo “di origine incerta per quanto remotissima”. Il Salvioni, con sagace intuito, risalì ad aperaria, derivato da aper, “cinghiale” (radice indoeuropea apro). La forma richiama Cabrarla, loco testimoniato da tre atti del X secolo e, secondo il Lupi, non lontano da Bergamo. Il Devoto mise in stretta relazione la voce aper con c-apra, distinguendo l’antichissimo prefisso dal tema. Nel saggio “Prodotti e commerci della Lombardia” il Rosa annotò che “nel 1780 esistevano ancora cignali ne’ boschi di Morengo presso Bergamo”. Cognome derivato: Averara.
AVIANO
Toponimo perduto. Si veda Viano.
AVIASCO
Si veda Aviatico.
AVIATICO
A dispetto di quanti asserirono una origine latina, imprudentemente individuata nell’aggettivo aviatlcus, termine prettamente giuridico, si richiama qui l’antica voce avio o abio. ritenuta reto-ladina, che indica una “sorgente di montagna”, da una radice indoeuropea ap. “acqua”. Isaia Bonomi ricorda che a metà strada fra Val-piana e Oltre il Colle “è una località, dove esistono alcune sorgentelle, dette Abioli”. A torto il Mazzi indicò l’origine del toponimo in un gentilizio A vius né fu più cauto l’Olivieri quando adombrò a base del toponimo un gentilizio Avilllus. Lo stesso etimo ha il toponimo Avlasco. che designa un monte e un laghetto nel territorio di Valgoglio.
AVOLASIO
L’etimo di questa frazione di Vedeseta non si discosterà da quello di Aviatico, per la evidente comunanza della radice.
AZZANO
I manoscritti più antichi recano le forme Aciano. Azlano e Atlano accanto ad Azano, che compare per la prima volta in un atto del 957. La forma arcaica Atlano è presente ancora in un documento del 975. Il toponimo originario era perciò –tlanum o Accianum, da un gentilizio romane –tius o Accius.
AZZONE
L’Olivieri propendeva per un nome personale germanico Azzone. La forma dialettale appare troppo contratta per consentire utili investigazioni. Non so per quale ragione Gabriele Rosa, uomo di vasta ed eclettica erudizione, accostasse questo toponimo al nome di Sema, un’antichissima città laziale, “celebrato santuario di Marte”, e contemporaneamente al vocabolo basco su. “fuoco”. Per quanto non si possa escludere aprioristicamente il prefisso ad+, sembra ragionevole ammettere un barbarico vico Attonis. Non trovo riscontri per accettare un asserito tardo latino ad zonum, “zona selvaggia”. Potrebbe tuttavia avere fondamento quanto affermato da Eugenio Pe-drini (manoscritti presso la Biblioteca Civica di Bergamo) circa l’esistenza di un paese chiamato Zono Antico in Val Giogna, dove sarebbero venute alla luce monete romane e altri oggetti dei quali però non è rimasta traccia. Raffrontando il toponimo Giogna (Ionia) con Giona, nome di un fiumicello comasco, dovrei pensare ad una voce preromana, forse illirica, imparentata con il greco classico ion, “che va”, riferito allo scorrere del torrente della Val Giogna. Allora Azzone altro non sarebbe se non “il passaggio per Zono”.
AZZONICA
Potrebbe derivare da un nome personale barbarico Atto o Azzo, donde Prata o Silva Azzonica, con forma derivata latina. Non credo possa esservi alla base un derivato justionica, da un gentilizio Jiisrìus. L’Olivieri congetturò un gentilizio romano Assonius, non potendo ovviamente ipotizzare un originario Attius, che avrebbe dato Attianica. Il Belotti riteneva provenisse da una voce celtica sonica. Azzonica è grossa borgata del comune di Sorisole.
Cognome derivato: Assonica.
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B
BACCANELLO
Forse è inutile richiamare la radice mediterranea bakka, “frutto” e quella indoeuropea bak, “bastone”, “canna”, sembrando evidente la derivazione da baccano. Sarà una reminiscenza dei baccanali pagani o piuttosto un’allusione ad un opificio rumoroso. Baccanello è frazione di Calusco d’Adda, nota per l’antico convento francescano. Cognome derivato: Baccanelli.
BADALASCO
È località di Fara Gera d’Adda. Il toponimo presenta il tipico suffisso ligure -asc-. La radice potrebbe consistere nel tema mediterraneo bodo, “”fossato”, ampliato per mezzo del suffisso aggettivale -al- (bodàl + asco). Non è improbabile che la prima vocale si sia trasformata in a per l’influenza delle vocali successive.
BAÈT
È forma diminutiva di Baio (si veda questo toponimo). Le due località sono adiacenti.
BAGNATICA
L’unico etimo congetturabile è balnea, “bagni pubblici”, da cui balneatica. Ma non si ha memoria di fonti termali o di stabilimenti balneari romani nel territorio di questo Comune, tuttavia bagnato da un torrentello. Il Belotti adombrò un gentilizio Bannius.
BAGNELLA
Fa parte del Comune di Serina. Non è che una derivazione diminutiva del latino volgare bnjum. Il toponimo sarà forse giustificato dalla vicinanza di corsi d’acqua.
BAILINO
In questa località di Levate si trova un antico santuario mariano. Si ritiene comunemente che il nome derivi da balia, “nutrice”, anche sulla scorta della dizione ottocentesca Baglino. Ma nel 1008 si ha la forma Balio e successivamente, secondo le ricerche di Vincenzo Marchetti, Balin, Bagilino, Baylino. Sono pure attestate le forme Bay lino de supra e Baylino de sopto. L’etimo non è chiaro. Potrebbe trattarsi di un latino volgare balius, da baiulus, “sostegno” e per traslato “funzionario amministratore”, con successivo suffisso diminutivo. Sarà la stessa cosa per Baio. Noto comunque che il bergamasco arcaico ha baili per “nutrire”, “allattare”. Ma potrebbe anche trattarsi del franco balla (reso al maschile per influenza del tardo latino bolus) riferito forse a un covone di paglia.
Cognome probabilmente derivato: Bollini. BAIO
Località di Gorle, presso il confine amministrativo del comune di Bergamo. Si veda Ballino. Cognome derivato: Bai.
BALBENIANO
Toponimo perduto. Nelle vecchie pergamene è dato per esistente nei pressi di Arzago d’Adda ed è definito semplicemente loco ofundo. Derivava da un gentilizio latino Balbenius.
BALBIACO
Toponimo perduto. Il villaggio si trovava nel territorio di Calcinate ed è testimoniato da un documento del 1177: “in loco et territorio de Calcinate ubi dicitur ad Balbiacum”. Si può pensare che il nome di questa località derivasse da un gentilizio Balbius; si ha traccia del casato dei Balbii in una iscrizione rinvenuta a Nembro.
BANI
In dialetto è plurale: i Bà. Deriverà dal franco ban, “bando”, e alluderà ad un terreno feudale aperto a tutti (quindi “pascolo comune” o “bosco comune”) oppure, in subordine, incrociato col gotico bandwa, “segno”, “confine”, “proscrizione”, indicherà una località nella quale venivano confinati i prigionieri. Cognomi derivati: Bani, Bana.
BARACCHE
Per questa località di Mapello, che diede i natali al pittore Ermenegildo Agazzi, passava un tempo la strada per Lecco. Nel luogo sostavano i carriaggi. La denominazione originaria alludeva a botteghe in legno o a catapecchie per il ricovero dei carrettieri. In dialetto suona: i Barache. Probabile cognome derivato: Barachetti.
BARADELLO
Dal regesto delle pergamene del Monastero di San Giacomo in Pontida risulta al n. 300 la vendita, avvenuta nel 1391, di un terreno situato a Baradello nel comune di Pontida. È toponimo diffuso in varie parti della provincia e deriva dal celtico bar, “rovo”, con suffisso -etellum. Significa “terreno invaso dai rovi”. Forse sarà questo l’etimo della valle che si stende oltre il Santuario della Forcella di Pradalunga, volgarmente detta Sbardelada. La denominazione, che si legge anche nelle carte geografiche, è propria della parte finale della Valle dei Prigionieri, dove venivano deportati i condannati civili e militari, che erano impiegati nelle cave di pietre coti di Pradalunga, scrupolosamente descritte da Davide Cugini.
BARBATA
Il toponimo (Barbada, Barbade e Barbata negli antichi manoscritti) deriverà, più che da un nome proprio Barbatus, dalle condizioni di un terreno ricco di barbe, “radici”. Vi era un tempo una silva Barbadisca, nominata in un atto del 960: “con tal nome si indicava un vasto tratto di terreno, tutto coperto di selve, posto a mezzodì di Barbata” (A. Mazzi). Questo nome appartiene anche ad una località con antichi cascinali disabitati presso Bondo di Colzate.
BARCA
Questa località di Berbenno tramanda nitidamente l’antico tema mediterraneo barka (o bar-ga), “capanna”. Nel 1975 vi si rinvennero una punta di lancia e alcune selci della prima età del bronzo.
BARESI
L’origine celtica pare dimostrata più da bar, “rovi”, “cespugli spinosi”, che non da bàrech, “recinto da pascolo”, per questa frazione di Ronco-bello.
BARIANO
Della mitica città di Parrà, che qualcuno credeva sorgesse in questa località, importante per i reperti archeologici, sarebbe rimasta, nel nome attuale, la radice par, che presenta diversi significati. Ma perché andare a cercare in pianura la città degli Orobi, che Plinio definì “in montibus de-gentes”? Il Mazzi, riprendendo un’ipotesi del Flechia, ricondusse ad un ipotetico gentilizio Ba-rius. A questo stesso nome il Boselli ascrive l’origine della denominazione dei Campi Banani presso Lodi. Più acutamente l’Olivieri trae spunto dal Flechia per fare risalire il toponimo ad un gentilizio Barillius, non documentato ma ben ipotizzabile, sull’esempio di Mariano, da Marilius.
BARLINO
La carta geografica del Sorte (1575) presenta la forma dialettale Badi, per questa località di Ai-menno S. Bartolomeo. Sarà il celtico bar, “rovo”, sviluppato in -al-, con l’aggiunta del suffisso diminutivo (Baralino)?
BARZANA
Nella “Storia antica di Bergamo” il Rota ricordò che ai suoi tempi i contadini, nel dissodare i campi, rinvenivano nel territorio di questo paese gli avanzi dell’antica strada romana che collegava Bergamo a Como. L’etimo è incerto: il Rosa richiamò il vocabolo sanscrito bar, “contrada”, e l’Olivieri ipotizzò un originario Bracciano, aggettivo femminile singolare o neutro plurale da un nome personale Braccius. Sarà derivato da barga, “capanna” (si veda Barzizza)! Oppure la radice, con suffisso latino plurale -ana, sarà barz, “recinto per il ricovero del bestiame” (si veda Barze-sto)l Non so peraltro quanto possa la forma attuale corrispondere ad una ipotizzata villa Bret-tiana, dal gentilizio Braettius.
BARZESTO
La denominazione Barzeste appare nel 1367 in un documento. Non so perché il Rosa richiamasse un antico tedesco barz, “bosco sacro”. L’Olivieri pensò invece ad una voce lombarda barch, “tettoia”, ed al vocabolo scalvino bàrech, “steccato per le pecore”, ritenendo il toponimo ligure ed accostandolo a molti altri che presentano la stessa radice barz. Forse non sarà che una derivazione dal mediterraneo barga, “capanna”, pur con l’inconsueto suffisso -est-, che Carlo Battisti giudicò veneto-illirico. Nel “Catalogo” il Maironi da Ponte scrisse Barcesto per indicare questa frazione di Schilpario.
BARZIZZA
Questa frazione di Gandino, dalla quale prese il cognome l’umanista Gasparino, conserverebbe la memoria dell’antichissima voce mediterranea barga, “capanna”, che il Rosa ritenne ligure e che ritroviamo in molti altri toponimi come Barga di Lucca. Barge di Cuneo, Barghe di Brescia e Bargi di Bologna. La forma Bargegia, documentata nel -35. corrisponde all’attuale forma dialettale, .nome derivato: Barzizza.
BASELLA
N jn certo da una forma femminile di basèl, “gradino” (lat. basis) ma da un corrompimento di basilica, volgarizzato in basélga (in dialetto la Basèla). La contrazione non stupisce se si pensa all’attuale forma del pavese Bascapé, un tempo Basilica Petri. Il santuario della Beata Vergine della Basella. situato nel territorio di Urgnano, risale al XIV secolo.
BATTAGLIE
È località di Treviglio. Il toponimo, assai diffuso, non ricorderà un qualche fatto d’armi e forse neppure un baluardo o delle fortificazioni di difesa ma potrà derivare da un soprannome.
BATTAINA
È località di Zanica. Forma diminutiva dialettale di battaglia. Si veda Battaglie.
BEDLLITA
La forma attuale del toponimo deriva da un alto-medioevale betuleta, “bosco di betulle”. È noto che i Romani appresero il nome dell’albero dai Celti. In dialetto: bèdola, “betulla”.
BELTÀ
È località di Palazzago (la Bèita in dialetto). Dovrebbe valere baita, “casa”, parola alpina risalente al sostrato paleoeuropeo ed ampiamente diffusa i ant. ted. Beit, “dimora”; arabo beith, “casa”). Il bergamasco arcaico ha bàet, “baita”.
BELTRAME
È località di Valbondione. Sarà da un cognome o da un nome proprio omonimo.
BELVEDERE
È frazione di Palazzago, in posizione eminente. Prende il nome da una villa settecentesca detta appunto Belvedere.
BENACO
Questa località di Sedrina è menzionata in una carta del 1192 (“Vallis de Benaco”). La corrispondenza con l’antico nome del lago di Garda impone di riferire, fra le tante, almeno l’ipotesi di un celtico bennaco, “dai molti promontori”, cui si connetterebbe la voce irlandese benn, “cima”.
BERBENNO
Nel 1184 compare la forma Barberino. Il Pieri lo ritenne toponimo etrusco per la terminazione in -enno e ipotizzò un nome personale Vibrenna. Ma la desinenza -enno (come nel caso di Almen-no) ne può presupporre un’altra in -eno (o -ine o -ino) ed appare allora opportuno richiamare la radice mediterranea verb, “pianta” (dal latino verbascum si ha l’emiliano barbàs), con suffisso -ene mutato poi un -eno e quindi in -enno. Cognome derivato: Berbenni.
BERCASINA
Toponimo perduto. Se ne rileva l’esistenza solo da un atto dell’830 nel quale si legge: “Terra itaque illa que habere visus fuit in Gorones et in Bercasina”. L’abitato doveva trovarsi nei pressi di Grone (Gorones) e non poteva consistere in un insediamento rilevante perché il documento non
10indica né come vico né come fundo o loco. Credo che la base del toponimo fosse bergas, dal tema mediterraneo barka o barga, “capanna”.
BERCIO
E località di Sotto il Monte. Si veda Berzo. BERGIAS
Toponimo perduto. È testimoniato da un atto del 774 (“Basilica Sancti Petri sita Bergias”). Angelo Mazzi identificò la località in una zona sulla sinistra dell’Adda, “di riscontro a Cassano”, presso le Cascine di San Pietro. Si può ipotizzare un preromano bersium, “recinto”, “siepe”.
BERLINO
11nome di questa località di Fiobbio, presso Albino, pare discendere da un barbarico Berling, nome proprio di persona: un probabile aggettivo Berlinghi sarà stato volgarizzato in Berli. Si potrebbe eventualmente contrapporre a questa-ipo-tesi quella di un’antica voce beronina, “fonte”, “ruscello” (come per il monte Bernina, che appare nelle forme Berlingen e Berliner nei vecchi documenti di lingua tedesca). È solo una fantasia che il nome derivi dall’uso dei contadini di trasportare frutta in una gerla (zerlì in dialetto).
BERNIGOLO
È località di Moio de’ Calvi. Il toponimo attuale è il diminutivo di berniga o bernico, da una radice bren- o brin-. Non lo deriverei dal dialettale arcaico brégn, “casa diroccata”, bensì, avendo riguardo al suffisso -ich o -igh-, da un corrompimento volgare di pruneta. Dal “Vocabolario” del Tiraboschi rilevo la voce brignòl, “susino”.
BERZO
Le forme più antiche a noi note sono Bergis (744), Berges (830) e Berce (998). Il Serra ritenne ascrivibile il toponimo ad un nome gallico Bergius. L’Olivieri lo fece derivare da una voce preromana bersium, “siepe o recinto per rinchiudere gli animali”, da cui il francese berceau. Carlo Battisti, forse con maggiore attendibilità, pensò ad una radice ligure bars, “altura”. Noto che in zendo, un antico idioma persiano, il termine ben vale “luogo elevato”. Cognomi derivati: Beni, Bersi.
BÈSSIMO
È frazione di Rogno. Parrebbe riflettere il latino abyssus, “sprofondamento”, con suffisso superlativo conservato dalla voce francese abîme. Non conosco però forme arcaiche del toponimo che possano confortare questa ipotesi.
BETOSCA
È località di Orio al Serio; in dialetto la Betósca, contrazione di una forma be(i)tuscula, “piccola baita” (si veda Bèìta). Foneticamente è da escludere una voce franca bed, “letto di torrente” (lat. volg. bedum).
BÉTTOLE
Questa località di Cavernago, sulla strada per Brescia, allude all’esistenza di uno o più posti di ristoro d’infima condizione per carrettieri e vetturali.
BETTUNO
E località di Gromo. Anziché richiamare il nome personale Bettone, si deve ricostruire il toponimo con una base be(i)t- ed un suffisso-un-, che alcuni autori ritengono celtico e che tuttavia potrebbe essere etrusco (si veda Tagliano). Per il tema beasi veda Beila.
BIÀNICA
E località del comune di Tavernola Bergamasca. Si veda Cambianica.
BIANZANO
Un documento dell’830 reca la forma Bientiano, probabile corruzione di Blandianum. Il casato dei Blandii è testimoniato da due iscrizioni rinvenute nel territorio della nostra provincia.
BINDO
È frazione di Santa Brigida. Il toponimo deriverà non da un nome personale Bindo ma dal longobardo binda, “striscia di tela” (donde il dialettale binde!, “fettuccia”) e per traslato “striscia di terra”. Dal plurale bindae sarà agevolmente derivata la forma attuale.
BISONE
E frazione di Cisano. Nel “Catalogo” del Maironi da Ponte trovo Sottobisone. Parrebbe da un nome personale, come per Vanzone. Che sia Bessonusl Ma si può supporre una diversa radice, forse bles-o blis-, comunque alterata rispetto alla forma attuale.
BLANCANUGO
Toponimo perduto. Come Bergias, la località è testimoniata in un atto del 774. Il Mazzi scrisse che “dovea trovarsi vicino all’Adda e di fronte a Cassano”. L’Olivieri ritenne il suffisso -ucus “di origine forse celtica”; la radice blank, “bianco”, è invece sicuramente barbarica e pare perciò incredibile un adattamento preromano nel suffisso ad un tema germanico. Si dovrà pensare allora ad un’antica voce pian o palan, “letto”, “superficie liscia in pendio”, con allusione alla forma pianeggiante del suolo, che digrada dolcemente approssimandosi al fiume. Secondo il Boselli, che comprende il toponimo fra quelli milanesi, deriverebbe da blancae nucès, “bianche noci”, foneticamente improbabile.
BLELLO
Non da un nome personale Biena proposto dal Pieri o da un nome personale gallico Blanos proposto dal Rohlfs né tanto meno da un betulellum, “piccolo bosco di betulle”, ma forse da un gentilizio Bellenius o più probabilmente da un aggettivo bellus, “bello”, deriverà questo toponimo, che presenta la forma desinenziale -eli-. Non saprei che nesso trovare nel lemma celtico belom, “forza”. Potrei peraltro congetturare una base identica a quella di Brevieno (si veda questo toponimo), che è frazione di Blello; in questo caso la radice si sarebbe ben conservata nel primo toponimo e si sarebbe corrotta e contratta nel secondo (Brev-i-èl donde Blei-èl).
BLOELLO
Toponimo perduto. La località è menzionata in documenti del 1075 e del 1110; si trovava nei pressi del torrente Moria (“ultra Murgulam”) fra Valtesse e il Prato della Rovere (l’attuale Petós), forse dove oggi sono il Ponte Secco e la Ramerà. La forma a noi nota presenta il tipico dileguo bergamasco della v (Biovello). Una derivazione da betullas. non documentato, sembra foneticamente improponibile. Dovrebbe trattarsi di una radice boi- (bolo- e quindi blo-), che riaffiora in altri toponimi dell’Italia settentrionale riferiti originariamente a “sorgente”, “gorgo”, “cascata”, “fiume”.
BOARIO
Il Rosa accostò il nome di questa frazione di Gromo alla voce dialettale parrese bòra, “cisterna”, registrata dal Tiraboschi. Ma l’etimo non può che risiedere nell’aggettivo latino bovarius, sopravvissuto con valore di sostantivo.
BOAROLO
È località di Sotto il Monte: in dialetto: Boaról, forma diminutiva di bo(v)ariu(s). Si veda Boario.
BOCCARDI
È località della Valcanale, in territorio di Ardesie certamente da un cognome omonimo.
BOCCIO
Il nome di questa frazione di Carenno è da mettere in relazione col toponimo ticinese e varesino Bodio e presupporrebbe per l’Olivieri un latino volgare vocum, “buca”. Ma non esiste una voce bergamasca bóg asserita a conforto di questa ipotesi; l’Olivieri pensava forse al negativo bós del gai (gergo dei pastori di Parre). Il toponimo sembra in realtà ligure perché facilmente riferibile al tema mediterraneo bodo, “fossato”, donde anche Bodincum, nome ligure del fiume Po, e Vo, torrente che dà il nome ad una nostra valle prealpina.
BOLDÉSICO
È località del comune di Grumello del Monte, nota per un santuario mariano. Si veda Torre Boldone.
BOLGARE
Il nome di questo paese ricorda un insediamento di Bulgari, popolo venuto in Italia al seguito dei Longobardi nel 569 dopo Cristo. Nella “Historia Langobardorum” (II, 26) Paolo Diacono scrive: “Alboino portò con sé in Italia genti che egli e i suoi avi avevano sottomesso, tanto che tuttora noi chiamiamo le località in cui si stanziarono con i nomi di Gepidi, Bulgari, Sarmati, Pannoni, Sua-vi. Norici e simili”. In conseguenza di questi stanziamenti si alterò definitivamente la lingua latina, già presumibilmente corrotta a causa delle precedenti invasioni. Pur non potendo escludere a priori una derivazione da burgulus, “piccolo borgo”, si nota che la forma Bulgaro dell’830 appare foneticamente ben assestata.
BOLOGNA
È località della Val Brembilla. La forma attuale figura già nelle vecchie carte geografiche. Non certo dal gentilizio Volumnius ma da un nome personale Bologno.
BOLTIERE
In dialetto suona Boltér. Luigi Volpi lo fece risalire a bulenterium (“vocabolo che ricorre in Cicerone a designare il luogo delle antiche assemblee”). Mons. Zavaglio ritenne che il bulenterium richiamasse la vetusta organizzazione gallico-romana del Forum Juguntorum. Il Mazzi raccolse le forme Bolterio (909 e 962) e Bulterio (911). L’ipotesi di un nome personale barbarico del tipo Bald (o Bah) fu affacciata dall’Olivieri. La forma più antica a noi nota pare già assai corrotta così da lasciare intravedere solamente un suffisso latino -arius. Per l’individuazione della radice si dovrà forse risalire al tema poi (donde il latino polire), ampliato con -d- (come nel caso di feltrum). Il nome italiano moderno presenta la ritrazione della vocale i ed appare perciò meno fedele all’originale di quello dialettale.
BONATE
È distinto in Superiore e Inferiore. Sia il Serra che l’Olivieri propendono per un originario nome proprio Bonus, dal quale si sarebbe tratto un aggettivo in -at-. Dai documenti antichi si rileva solo la variante Bonnate. Contro l’ipotesi sta il fatto che i derivati dei nomi personali non presentano solitamente la terminazione -at-. Si potrebbe perciò congetturare un primitivo bonae, “terre buone”. A meno che l’attuale forma non ne presupponesse un’altra, non documentata, con suffisso -ac- (Bonaco). Cognome derivato: Bonati.
BONDIONE
Il nome della principale frazione del comune di Valbondione presenta una forma accrescitiva (bondiglione) di bond, voce prelatina. Si veda Bondo.
BONDO
La denominazione appartiene a varie località: Bondo Petello di Albino, Bondo di Colzate, Bondo presso Gromo San Marino, Bondo di Adrara San Martino, Bondo di Ubiale Clanezzo. Il toponimo risale ad un prelatino bond, “conca”, di probabile origine celtica. A questo vocabolo si attribuirono anche i seguenti significati: “ammasso di pietre” e “ossario”. Il toponimo si ritrova in varie forme in una vasta area dell’Italia settentrionale. La voce petèl, sulla base di una radice settentrionale pet (francese petit, brianzolo petell, mantovano pet), alluderà all’esiguità di un terreno o del primitivo abitato di Petello, distinto da quello di Bondo d’Albino. Nel dialetto della media Valle Serianapeti vale “pezzetto”. In carte geografiche secentesche appare la forma Petalo, che presupporrebbe petulus. Potrebbe anche essere diminutivo maschile di peta, “salita” (si veda Petto).
BORDOGNA
Si conosce la forma arcaica Bordonia (1234). È improbabile che derivi dal franco bord, “asse”, “tavola”, nel significato traslato di “casotto di legno”. Forse proviene da un nome proprio o da un soprannome Burdus o Burdonus (“proprietario di muli”?). L’agglomerato è situato nel comune di Roncobello. Cognomi derivati: Bordogna e Bordoni.
BORGO DI TERZO
Dal tardo latino burgus, “abitato periferico”, e da terzius, “terzo (di un podere)”. In epoca fascista fece parte del comune di Borgounito, al quale erano stati aggregati gli abitati di Berzo San Fermo, Grone e Vigano San Martino. Cognome derivato: Terzi.
BORGOGNA
Per questa frazione di Monticelli si potrà supporre l’origine del nome dall’omonimo cognome di una famiglia. Ma perché non potrebbe trattarsi di un primitivo insediamento di Burgundi! La forma attuale non escluderebbe un antico Burgun-dia.
BORGOUNITO
Toponimo perduto. Si veda Borgo di Terzo. BÒSSICO
Si può congetturare un plurale, con desinenza atonica -ica, dal latino buxus, “bosso”, proveniente da un’antica radice mediterranea bukso, “pianta”. Meno credibile è l’etimo da un gentilizio latino Buccius o da un nome germanico Boz-zich.
BOTTA
Per questa frazione di Sedrina, detta la Botain dialetto, si richiama il tema ligure bodo. “fossato” e per traslato “strapiombo” (it. femm. ‘botola, “fossa mascherata”); in subordine, ma con ben poca convinzione, il greco bóthros, “fossa”, “burrone”; l’abitato sorge a ridosso di una balza scoscesa. Hanno questo nome altre località della provincia (a Premolo, a Locatello, a Sotto il Monte, a Bracca, a Endine, ecc.). Cognome derivato: Botta.
BOTTANUCO
Il toponimo compare nelle antiche carte come Botenuco (980) e Botanugo (1136). Alcuni lo hanno messo in relazione con la pusterla milanese di Butinugo (poi Bottonuto) per congetturare un comune etimo che consisterebbe in un nome personale (Bottanus, Buttinus o Buttus a seconda delle varie ipotesi). Altri presumono che derivi da botte, “canale coperto”; ciò sarebbe plausibile se il toponimo non presentasse la desinenza prelatina -ucus. La voce botte., “vaso”, appartiene infatti al latino tardo. Non resterebbe che rifarsi allora al tema ligure bodo, “fossato”. Peraltro appare improbabile una relazione col greco botane, “erba”.
BOTTEGHINO
Il nome di questa località di elusone è di origine dialettale; il significato è evidente.
BOTTO
È toponimo diffuso. Nel territorio di Aviatico vi è un Botto coi resti di un fortilizio detto Bastia; una borgata di Ardesio è detta Botto Alto e una località Botto è nel comune di Roncola San Bernardo. Si veda Botta. Cognome derivato: Botti.
BOZZOLETTI
È località di Gandosso. Ha riscontro nei mantovani Bozzolo e Bozzoletto. Parrebbe formato sul tema mediterraneo di area ligure bodo. Si veda Botta.
BRACCA
È stato congetturato a base del toponimo un nome personale Bracco. La denominazione sarebbe dunque di origine franca (brak, “cane da caccia” e quindi “cacciatore”). Noto tuttavia che in dialetto bergamasco braca equivale a “manciata”, “brancata”, dal tardo latino branca, “zampa”, che si ricollega a sua volta a una probabile radice mediterranea branca, forse in questo caso sopravvissuta in senso traslato (“manciata di case”). Antonio Tiraboschi ritenne celtica la voce braca, “punta”.
B RACCAMULINI
Questa località di Endenna doveva già essere r-e^soché spopolata ai tempi del Maironi da Ponte, il quale omise d’indicare il numero dei residenti. Egli scrisse tuttavia Bracca e Mulini; si sarà perciò trattato in origine di due distinti insediamenti: una Bracca Alta e una località stranamente provvista di mulini in una zona che oggi appare povera di acque sorgenti. In dialetto: Bracamùli.
BRÀIDA
Toponimo da noi perduto, ma rimasto in altre province lombarde nelle forme Breda e Brera. Il Mazzi ne rintracciò una decina in vecchi documenti bergamaschi. Si trattava di “case coloniche con fondi coltivati”, dal longobardo braida, “pianura aperta”. Cognome derivato: Breda.
BRANCILIONE
Si fa derivare il toponimo dal nome personale Brancaleone, di provenienza francese. Perché non pensare a un accrescitivo di brandello, dal franco bradon, con allusione alla estensione di un podere? Il toponimo indica località nei comuni di Corna Imagna e Sant’Omobono Imagna. Si veda comunque Brami.
BRANICO
È frazione di Costa Volpino. In dialetto suona Branich. L’Olivieri trasse il toponimo dal nome personale Berano. Non saprei come oppormi a questa congettura. Il suffisso -icu(s) con pronunzia piana è riscontrabile in altri toponimi (es.: Ranzanico).
BRANZI
Lo si fa discendere dal nome personale Branzi oppure dalla voce emiliana branz, “rebbia della forca”. Ma perché non potrebbe trattarsi di brandi, “piccoli pezzi di terra”, dal franco bradon, “brano”? La forma dialettale è plurale: i Branz. Secondo Gabriele Rosa (“I feudi e i Comuni della Lombardia”) il paese trarrebbe il nome da bran-ce. una qualità di farro coltivata dai Galli. Che attendibilità avrà la forma Li Pralxi della carta geografica del Settala (1570)?
BRATTA
Si veda Bratto.
Probabile cognome derivato: Bratelli.
BRATTE
Si veda Bratto.
BRATTO
Potrebbe derivare dal lemma mediterraneo bratta, “fango”. Natale Bottazzi riconobbe l’origine dei numerosi toponimi lombardi che possiedono la radice brat in un’antica voce, creduta celtica e comunque prelatina, presente tuttora nel dialetto della Val Gandino (brataia, “sterpame”). La voce brata significherebbe “frasca” e il Bottazzi spiegò i toponimi che la contengono con la primitiva presenza di capanne di frasche. La connessione con il tema mediterraneo si fa verosimile pensando all’abitudine primitiva di consolidare con fango argilloso le capanne di frasche. Nel territorio di Premolo esiste una località chiamata Le Brutte. E Bratta è una località di cascine presso Vigolo.
BREMBATE
Il nome dei due paesi (Sopra e Sotto ovvero, come un tempo si diceva con maggiore rispetto della grammatica, Superiore e Inferiore) è evidentemente derivato, con l’adozione del suffisso -at-, vivo ancora in epoca tardo-romana, da quello del fiume Brembo, che alcuni studiosi mettono in relazione con una voce prelatina (creduta celtica ma forse originariamente onomatopeica) brem, “risuonare”, alludente allo scorrere rumoroso delle acque del fiume. Certamente il nome Brembo non deriva dal latino imber, “pioggia”, e neppure da quel leggendario Brenno che sarebbe stato sconfitto da Torquato dopo aver occupato con le sue orde barbariche il territorio bergamasco. Presso Brembate Sopra si trova la millenaria chiesa di San Pietro in Vincoli, detta anche San Pietro in Lemene perché apparteneva un tempo al territorio di Almenno. A Brembate Sotto nel 1884 si ritrovò un sepolcreto di oltre cento tombe celtiche (IV secolo a.C). Cognome derivato: Brembati.
BREMBILLA
Il raro suffisso -illa è sconcertante: sarà forse una variante dotta di un suffisso -ilisl In questo caso, come ben vide l’Olivieri, portando ad esempio la voce dialettale sutila, “sottile”, la forma originaria del toponimo era un aggettivo. Il paese, come l’omonima valle, avrà preso il suo nome dal torrente Brembilla, che presenta la stessa radice preromana di Brembo (si veda Brembate). Cognomi derivati: Brembilla e Brambilla.
BREMBO
E frazione di Dalmine e prende il nome dal fiume omonimo. Si veda Brembate.
BRENO
Si veda Sombreno. ERETTO
In dialetto è Brèt; ma è Boter in vecchie carte geografiche. Non saprei che riferirlo a borro, “fossa”, “burrone”, attraverso un diminutivo bo-retto. Si vedano Bum e Burro. La contrazione sarà dovuta all’associazione o alla sovrapposizione impropria del dialettale brèta, “berretto”. Non trovo ragione di derivare da bratta (si veda Bratto) il nome di questa località di Camerata Cornelio, poco più a monte di Cornelio dei Tasso.
BREVIENO
È frazione di Blello. Ignoro forme antiche di questo toponimo e perciò non posso che richiamare probabili radici: il mediterraneo breva, “vento che fa tremare” (donde il brivido di lingua), il celtico briv-, “ponte”, e il latino brevis, usato ovviamente in funzione specificativa. Se poi il lemma bre-, presupponesse un precedente ble-, allora le congetture sarebbero ben più ardue. Il suffisso -en- è osco-latino. La radice può essere comune a quella di Blello (si veda questo toponimo).
BRIGNANO GERA D’ADDA
I documenti precedenti e posteriori al Mille recano indifferentemente le forme Bregnanum (1186) e Brinianum (860), derivanti da un latino Brinnianum (rus o praedium), originati da un gentilizio Brinnius (o Bironnius). Nel 1979 vi è stata rinvenuta una piccola necropoli romana (due bassorilievi marmorei raffiguranti il dio At-tis). Per il toponimo Gera d’Adda (o Ghiaradad-da) si veda Mìsano Gera d’Adda.
BRIOLO
Questa località, situata in riva al Brembo, fra Brembate e Ponte San Pietro, doveva anticamente chiamarsi Briviolus, “ponticello”, dal celtico briva, “ponte”. Identico è l’etimo di Brivio, paese comasco al di là dell’Adda. Secondo il Belotti il toponimo attesta “come fino dalle più remote età esistesse un ponte sul Brembo fra Ponte San Pietro e Brembate”. Nella località fu rinvenuto un sepolcreto romano. Cognomi derivati: Brioli, Briolini.
BROCCHIONE
È località di Palazzago. Pare sottintendere broc-colione, da un latino volgare brocculus, “sporgente”, “puntuto”
BRUGA
Molte frazioni, contrade e località sono così denominate (es. a Camerata Cornelio). La frazione Bruga di Algua fu distrutta da una frana nel 1888. Si veda Brugaletti.
BRUGALETTI
Il nome di questa località di Cenate Sopra, così come molti altri che possiedono la stessa radice (Bruga di Camerata Cornelio, contrada Briigh di Almenno, Brugher di Palazzago, Brugali di Torre de’ Roveri e Brughiera presso Villa d’Alme) è ricollegabile a brugh, voce lombarda dalla quale proviene il termine brughiera di lingua. Il toponimo allude evidentemente ad una fitta vegetazione di erica usata per la fabbricazione delle scope e denominata tuttora merceologicamente “brugo”.
BRUGALI
Si veda Brugaletti. Cognome derivato: Brugali.
BRUGHIERA
Si veda Brugaletti.
BRUMANO
Questo toponimo, appartenente a due paesi della Bergamasca, uno in Valle Imagna e l’altro nel territorio di Alzano Lombardo, in Val di Nese. pare derivare da una radice brom o brum, presumibilmente latina. Trattandosi di località montane, l’etimo potrebbe consistere nel classico bruma, “inverno”, “gelo”, o nel latino volgare bru-mosus, “resinoso”. Parrebbe contrastare con questa ipotesi una iscrizione frammentaria di epoca romana nella quale si legge fra l’altro: “Vi-canis Bro…”; dopo una mutilazione, segue la parola “Anesiatibus”. Se si vuole leggere “Vicanis Bromanensibus”, si deve ammettere che la lapide non si riferisce a Brumano d’Imagna, come intese l’Olivieri, perché subito dopo sono nominati gli abitanti di Nese. Da ciò si evince che il toponimo era Bromanum in epoca romana, come correttamente intese il Mazzi, facendo derivare la denominazione latina da vicani Bromanenses. Varrà allora la pena di richiamare quanto annotò Gabriele Rosa accanto al toponimo in questione: “Feste brumali al solstizio d’inverno per Bacco Bromio”. Bacco era detto Bromio, “rumoreggiante” (da un lemma onomatopeico brr-m-). per lo strepito che si faceva nelle feste brumali, molto sentite dalle genti pagane. Forse in queste località era un delubro dedicato al dio Bacco? Non trovo altre antiche radici che diano motivo di congettura.
Cognomi derivati: Brumana, Brumani.
BRLNTONO
La forma attuale appare già in un documento del 1294. nel quale è citato un “Johannes de Brunti-no”. della “vicinia de Lemene” (Almenno). L’Olivieri ipotizzò un nome personale Barontino. Forse sarà un originario brolettino, “piccolo frutteto”, essendo possibile che la voce broilus, testimoniata nel latino delI’VIII secolo, si sia corrotta nell’uso volgare tanto da suonare prima bruletì e poi bruntì. Altrimenti dovremmo considerare una forma brundino, dal tardo latino brundum, “bronzo”, poco probabile. La carta geografica del Sorte (1575) ha Brontìn per questa località di Villa d’Alme.
BRLSAPORTO
Nello statuto del 1263 compare la forma Brusa-porco. L’antica tradizione popolare vuole che il nome derivi da una ribellione dei contadini, i quali, stanchi delle angherie del feudatario locale, lo avrebbero catturato e bruciato in piazza. Forse l’unica cosa vera tramandata dalla leggenda sarà la tradizione di un rogo di mezza Quaresima, diffusissima un tempo nelle nostre contrade. Ma sia l’Olivieri che il Boselli propendono per un cognome personale, evidentemente di origine soprannominale, eufemizzato nella forma attuale.
BRUSETI
È località di Cerete. Si veda Britsico.
BRUSICO
Questa contrada di Sotto il Monte è celebre per aver dato i natali a Giovanni XXIII. Il toponimo presuppone un antico brusitum, “bruciatura di stoppie o di brughiere”, da un latino volgare bru-siare. risalente ad una parola mediterranea brasa, “abbruciatura di foglie”. La diffusione del toponimo è notevole; ricordo il santuario della Madonna di Brusico a Castelli Calepio (Sancta Maria de Brusetum).
BLEGGIO
Questo abitato di Vilminore di Scalve fu distrutto dal crollo della diga del Gleno nel 1923. Baigno in una carta geografica del 1575. Si ricostruisce foneticamente una forma bovidium, mutata poi in Buigio: se il tema fosse bov-, “bove”, ci attenderemmo il suffisso -arius (si veda Boario) e non -idius. Si potrebbe presupporre pod-idium (tema mediterraneo bodo, “fossato”, “corso d’acqua”, presente nel nome del vicino torrente Povo).
BUGENINGO
Toponimo perduto. Se ne ha notizia da un atto del 959, dal quale risulta che “in vico et fundo Palosco” esisteva un campo così chiamato. Doveva trattarsi di un bùgeno (lat. bucina, “tubo per acquedotto”), con suffisso barbarico -ink.
BUGHETO
E località di Gromo. Sarà da ascrivere alla radice mediterranea muko-, “pianta” (donde il mugo di lingua), diffusa nell’area alpina? L’Olivieri raccolse dal Mazzi il toponimo di un campo Bugolo (“in vico et fundo Palosco”), citato in un atto di permuta del 959 fra il Vescovo di Bergamo e il conte Attone di Lecco ma non seppe a quale radice riferirlo.
BÙGOLO
Toponimo perduto. Si veda Bugheto.
BURA
Questa frazione di Gerosa, detta la Bura (Barra nelle vecchie carte geografiche), prende il nome dall’italiano settentrionale borro, “fossa”. Si veda Burro.
Probabile cognome derivato: Burini.
BURLIGO
È frazione di Palazzago. Burlicum, “luogo scivoloso”, “precipizio”, pare forma derivata da burlare, “rotolare, “cadere”, iterativo di un verbo barare, denominale di borra, “corpo rotondo”, voce mediterranea o paleoeuropea diffusasi nell’arco alpino. In dialetto bergamasco: boria zó, “cadere”, “precipitare”. Nel “Catalogo” del Maironi è Borligo.
BURRO
È frazione di Alzano Lombardo in Valle di Nese. Come l’accrescitivo burrone, deriverà da bóthros, “fossa”, “valloncello scosceso”, “fossato”, voce greco-bizantina diffusasi nell’Italia settentrionale.
BUSA
È frazione di Alzano Lombardo, in Valle di Nese; riflette il dialettale busa, “buca”, “fossa”.
BUSSONE
Toponimo perduto. Si veda Buzzone
BUSTOSETA
E frazione di Locatello. Dovrebbe presumere bu-steseta, preceduto a sua volta da busticeta, cioè bustica+eta, “sterpi bruciati” oppure “vegetazione arsiccia” (da bustum, “bruciato”); ma può essere che bustìca si sia sovrapposto per incrocio a bussica, da buxus, “bosso”.
BUTTO
Questa località di Monte Marenzo era detta un tempo Butta (così nel “Catalogo” del Maironi da Ponte). Si veda Botta.
BUZZONE
Toponimo perduto. È l’antico nome di San Paolo d’Argon, definito nelle vecchie carte ora vico e ora fundo. Le forme antiche sono Buzone (972), Bucionem (997) ma anche Bussone (886). Si registra anche: Butione infra monasterìum Sancii Pauli (1051). Nei documenti successivi la forma italianizzata oscillò sempre fra Bussone e Buzzone. L’Olivieri crede di rinvenirne l’etimo nel nome personale Bozzo (sarà piuttosto Botiusl). Tuttavia, considerando la radice bux o buss e la forma accrescitiva -on-, non si dovrebbe escludere un latino buxus, “bosso”, dal tema mediterraneo bukso, “pianta”. Nella località si ritrovarono reperti archeologici di epoca romana. Cognome derivato: Buzzoni.
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C
CABANETTI
E frazione di Bonate Superiore. Non credo sia toponimo composto di casa+cognome. Penso invece a cabanna. variante tarda del latino volgare capanna, “tugurio” (si veda Capannelle). Dal sostantivo femminile è derivata in dialetto la forma diminutiva maschile. “Hanc casulam rustici ca-pannam vocant, quod unum tantum capiat” (Isidoro, Orig.,XV, 12).
CABRARIA
Toponimo perduto. Si veda Averara. CA’ CADE’
È frazione di Costa Imagna. Il toponimo fu registrato dal Maironi come Cha cadde. Dal cognome Cadei, contrazione di casa Dei, “ospizio”.
CA’ CAMPO
E frazione di Strozza. L’etimo è evidente: “casa del campo”.
CACCIAMALI
E località a nord di Ludrigno. certamente da un cognome omonimo.
CA’ DEL FOGLIA
E frazione del comune di Brembilla. Non può che essere un soprannome dialettale (ol Fòia).
CADENNE
Toponimo perduto. Di un “fundo Cadenne” si ha notizia da documenti dell’847 e dell’871. E in un atto del 997 si legge: “In suprascritto vico et fundo Cadene tam de ista parte fluvio Murgula quamque de alia parte”. Si sa perciò che queste vico era situato su entrambe le sponde del torrente Moria. Secondo il Mazzi non doveva trovarsi lontano da Bergamo. Che sia un plurale del tardo latino catena? Ma con quale significato, se non poteva esservi approdo sulle rive di un torrente tutt’altro che navigabile? Il luogo era dunque su di una strada vigilata da un posto di guardia e chiusa da catene? O piuttosto la forma Cadenne (com’è per Arcenné) non è che una variante di una forma sdrucciola Càdene, che si sarà forse formata dalla radice cad-, riferita alla riva scoscesa del torrente?
CADERIZZI
Vale “casa dei Rizzi”, dal diffuso cognome (riss-“riccio”, “riccioluto”). A Pontida sorge il santuario della Madonna di Caderizzi.
CA’ EMINENTE
Toponimo perduto. Di questo villaggio, posto a guardia della Val Brembilla, fanno menzione gli scrittori di storia patria; era noto ai tempi delle lotte fra le fazioni guelfe e ghibelline. Vi sorgeva una rocca dei Carminati, che nel 1443 fu rovinata dai Veneziani insieme con le case circostanti. Da eminente(m), “luogo elevato”.
CALCHERÀ
Così sono denominate due località, una di Rota Imagna e una di Cenate Sopra (Calcherà in dialetto). Il toponimo, che ha il suffisso dialenale -èra, deriva nettamente dal latino calcarla {lapis o fornax), “pietra di calce”, “luogo ove si ricava la calce”. In dialetto: calcherà, “fornace da calcina” (A. Tiraboschi).
CALCINATE
Il toponimo, che compare nella forma attuale già in un documento del 755, allude alla natura geologica del territorio e cioè ad antichi depositi calcarei dai quali probabilmente veniva estratta la calce, volgarmente detta calcina. Non so quale credito possa darsi alla proposta del Rohlfs di derivare il nome del paese da un gentilizio Calci-niis. che non è attestato.
CALCINONE
È frazione di Corna Imagna. L’etimo non è diverso da quello di Calcinate.
CALCIO
Alcuni ritengono derivi da un gentilizio romano Calcius (o Caltius); altri, con maggior credibilità, propongono un aggettivo calceus, da calx, -cis, “calce”, con riferimento al suolo ghiaioso della Caldana (così è denominata la zona circostante). Stranamente il Rosa accostò questo toponimo a Calcis dell’Etolia. Nel cortile del castello di Calcio fu ritrovato durante uno scavo un mosaico paleocristiano, ora al Museo Archeologico di Bergamo.
CALEGGIO
È località di Valnegra. Il Salvioni ricollegò la forma prealpina calègg, “casa diroccata”, ad un latino medioevale caniculus, “strada sotterranea”. Antonio Tiraboschi nell'”Appendice” ( 1879) registrò il plurale calècc, “ruderi di casa o d’altro fabbricato”, come voce tipica della Valle Brembana.
CALEPIO
Gli studiosi dei secoli passati avevano formulato svariate ipotesi sull’etimo di questo toponimo. Ambrogio da Calepio, autore del celebre dizionario, richiamò i vocaboli greci calòs e pino, “bere bene”, alludendo alla coltivazione della vite in Val Calepio. Anche Celestino Colleoni ricorse al greco classico con le voci isofoniche calòs ed épios. Gabriele Rosa volle derivare la denominazione da àlepos, “difficile”, immaginando un percorso aspro sul Monte Castello che domina la valle (ma la cui altitudine è di soli 624 metri). Piero Capuani trasse il toponimo da calùpto. volendo indicare la fitta vegetazione che un tempo ricopriva la zona. Ma tutte queste ipotesi, imbastite sulla base d’ingannevoli indizi isofonici, suscitano notevoli perplessità. Il Boselli fa risalire l’etimo di Caleppio, una frazione di Settala, in provincia di Milano, “forse al gentilizio romano Calepius. Callepius”‘. Considerando che per il nostro centro le forme documentate nel X secolo sono Calepio e Calipio, si potrebbe tutt’al più congetturare un gentilizio Callipius (fundus Cal-lipii). La località è nota per importanti reperti di epoca longobarda. Insieme con Tagliuno, Cividi-no ed altre frazioni minori, forma il comune di Castelli Calepio. Cognome derivato: Calepio.
CALOLZIOCORTE
Il toponimo Calolzio compare nelle vecchie carte nelle forme Calusio, Calaucio, Caluxe e Caluce. Potrebbe trattarsi di un primitivo Calauci (il Mazzi ritenne che Calaucio fosse “la forma più genuina corrispondente all’attuale”), dall’etimo oscuro: pare difficile riferirlo ad un nome personale, mentre il mediterraneo kala, “insenatura” (donde il ligure calanco), unito al suffisso -auc-, avrebbe almeno un riscontro concreto nella forma della sponda bergamasca dell’Adda fra il lago di Garla-te e quello di Olginate, ipotesi questa che non mi risulta affacciata da altri. Se poi, come prospettò l’Olivieri, basandosi però solo su di una supposta gratuità delle grafie medieovali, la primitiva pronunzia fosse stata Calùs o Calòs, erroneamente ricostruita in Calaucio (donde l’odierno Calóls dialettale), allora alcuni degli etimi ipotizzati e raccolti dallo stesso Olivieri sarebbero egualmente degni di considerazione (calaucius, “piccola calle”; calusius, da cala, “riparo”; calusa, “pala concava”). Ma si osserverà che le antiche grafie concedono assai poco ai vezzi ed alle sofisticaggi-ni. Per quanto concerne il toponimo Corte, il significato più consono pare quello riferentesi ad “ampi poderi con case” (oppure, in subordine, “castello con chiesa”).
CALUSCO
Nelle pergamene precedenti il Mille il nome appare nella forma attuale. Priva di ogni fondamento è la vecchia favola di un caput lacus inventata di sana pianta da chi aveva immaginato un antico lago nell’Isola, male interpretando i toponimi Medolago e Filago sulla base di isofonie ridicole. Poiché è facilmente congetturabile la latinità del suffisso -uscus (contrazione del diminutivo -usculus), si potrebbe ricostruire un callusculus, “sentierino”, da un tema indoeuropeo kal. Il corso dell’Adda non darebbe motivo di suffragare un’ascendenza al mediterraneo kala, “insenatura”, che peraltro male accoglierebbe il suffisso -usco. L’adozione del diminutivo potrebbe essere giustificata dalla necessità di distinguere questo abitato da un altro la cui denominazione presentava una eguale radice (si veda Calolziocorte).
CALVENZANO
La forma più antica a noi nota è Calvenciano, testimoniata da un manoscritto del 984. Essa è ricollegabile a Calventianum, nome di un latifondo di proprietà del casato dei Calventii, menzionato nella Tavola Velleiate. L’esistenza di altri toponimi similari in Lombardia avvalora l’ipotesi che i Calventii disponessero di proprietà terriere nella Valle Padana.
CA’ MAITINO
Il diffuso toponimo dovrebbe alludere ad una costruzione colonica rivolta a mattino. Sia concesso ricordare, dal noto contrasto di Cielo d’Alcamo, il verso: “Tu non mi lasci vivere né sera né maitino”. A Sotto il Monte Giovanni XXIII è a tutti nota la Ca’ Maitino, residenza estiva del card. Angelo Giuseppe Roncalli.
CA’ MANGHÈ
E frazione di Zogno; dal nome personale Mene-ghetto (diminutivo di Domenico). Cha Manghe nel “Catalogo” del Maironi.
CAMBIANICA
La località fa parte del comune di Tavernola Bergamasca. Il toponimo significa “campo di Biani-ca”. La vicina frazione di Bionica deriverà a sua volta il nome da un gentilizio Bilius o Bellìanus. Cognome derivato: Cambianica.
CAMBREMBO
Il Volpi spiegò: “casa sul Brembo”. Ma nelle vecchie carte è scritto: Campo di Brembo. È località di Valleve.
CAMERATA CORNELLO
Il nome del comune brembano del quale fa parte il centro medioevale di Cornelio dei Tasso, allude alla primitiva esistenza di una casa camerata, ossia, come spiegò il Pieri, “fatta a volta”, poiché il latino camera significa “volta di una stanza”.
CAMONIÉR
E contrada di Somendenna in comune di Zogno. Dal “Liber Baptizati” della parrocchia di San Giacomo in Somendenna ho rilevato all’anno 1655: “contrata Camonerij”. Presupporrà molinér, “mugnaio” (donde Molnér e poi Munér). In dialetto: Ca’ Munér.
CA’ MORONE
E località di Brembilla e sede di parrocchia. Dal cognome Moroni. In dialetto Cà Mura. Non credo si riferisca alla pianta del gelso (dial. murù) in auge ai tempi della bachicoltura.
CAMOZZAGLIO
Pare composto di casa+Mossali, cognome bergamasco.
CAMPANA
Non da un derivato di campus (che avrebbe dato Campania e quindi campagna) ma dall’esistenza di una campana avrà tratto il suo nome questa frazione di Sedrina. Cognome derivato: Campana.
CAMPANEA
Toponimo perduto. Se ne rileva l’esistenza da un atto di permuta del 915 fra il vescovo Adalberto e un conte Didone. La località, “iuxta ripa Oleo”, fu dal Mazzi individuata in un vastissimo tratto di terreno, disseminato solo di sparsi casali, circoscritto a levante dall’Oglio e dalle altre parti tutto attorno dai villaggi di Calcio, Antegnate, Covo, Romano, Cortenuova e Cividate. Esisteva anche una chiesa di Santa Maria de Campanea, che il Mazzi localizzò nel territorio di Calcio, “vicino al punto dove il Fosso Bergamasco si unisce al Naviglio di Cremona, all’incirca dove è la cascina della Motella”. Per questo luogo doveva passare una strada (“via publica”) che collegava Bergamo a Cremona. Il toponimo equivale ad “ampia distesa di campi” e risale al tardo latino Campania (IV secolo).
CAMPELLI
E toponimo diffuso (si pensi, ad esempio, al santuario dei Campelli a Olmo al Brembo o ai Cam-pelli di Schilpario); dal dialettale campèì, “campielli”.
CAMPELLO
È località di Gorno. Si veda Campelli. CAMPLANO
È luogo di baite ed il suolo vi è “terroso” (si veda: “Cenni monografici su Premolo” di G. Seghezzi, 1972, pag. 12) così da formare un campusplanus. Probabile cognome derivato: Camplani.
CAMPO DEL RONCO
È località di Bielle Per il significato di ronco si veda Roncallo Gaggio.
CAMPOLONGO
E località di Ponte Nossa. Da campus longus (Giosuè Seghezzi: “Le case si erano venute ordinando lungo la strada che tagliava i prati da semina e da pascolo”).
CANONICA D’ADDA
Era un tempo Pontirolo Vecchio. La voce canonica, incrocio fra il latino cristiano canonicus e {casa) colonica, significa “abitazione del prete”. Quando sorse Pontirolo Nuovo, il centro vecchio, nel quale era una illustre chiesa plebana, prese il nome – come spiega il Mazzi – dal numeroso collegio di canonici che vi era addetto. Il nome del fiume Adda nei nostri vecchi documenti appare sempre nelle forme Adua e Addua, che riflettono quelle degli scrittori latini classici; fu ritenuto dall’Agnelli di origine celtica e significherebbe “acqua corrente” (per Antonio Tiraboschi il celtico ada equivale ad “acqua cerulea”). Potrebbe trattarsi di una variante parallela di acqua, connessa con la radice indoeuropea ap. A Canonica fu rinvenuta una lapide romana attestante il casato dei Pupii.
Cognome derivato: Canonica. CANOVA
È località di Almenno San Bartolomeo e sede di parrocchia. L’etimo è evidente: “casa nuova”.
CANTELLO
È toponimo diffuso (così sono chiamate da noi due frazioni, una di Rota Imagna e una di Valtor-ta). Si veda Canto.
CANTIGLIO
È borgata di Taleggio, limitrofa a Pizzino. Certamente da canthus, con suffisso -ilius. Si veda Canto.
CANTO
La frazione di Pontida, abbandonata e ormai in disfacimento, è così denominata dal tardo latino canthus, “angolo dell’occhio”e per traslato “terreno compreso fra due strade ad angolo”. Uguale etimo va assegnato ai nomi del locale monte Canto Basso (m. 709) e del Canto Alto (m.1148), la vetta più vicina a Bergamo.
CANTON
Si veda Cantoni.
CANTONE
Si veda Cantoni.
CANTONI
II nome di questa località di Oneta non è che un accrescitivo plurale di canthus, “estremo pezzo (di terra)”. Lo stesso dicasi della località Canton di Trescore, della località Cantoni di Berzo San Fermo e di altri simili toponimi.
CANTÙL
È località fra Selvino e Aviatico. Sarà canthus (si veda Canto), con suffisso diminutivo, onde cantu-lus, con il successivo spostamento dell’accento come in Cantello.
CANZANICA
Ha questa denominazione, nel territorio di Adra-ra San Martino, una località pressoché disabitata, presso il torrente Guerna. L’antica chiesa romanica, tuttora esistente, fu un tempo la parrocchiale di Viadanica. Il luogo dovrebbe prendere il nome, come il comasco Canzaga, da un gentilizio Cantius.
CA’ ORSONE
È località di Zogno nei pressi di Poscante. Da un soprannome Orsù?
CAPANNELLE
Deve il nome al tardo latino capanna, “tugurio”, dal tema mediterraneo /capanna. In dialetto: i Capanèle. In questa località (parte in territorio di Zanica e parte in quello di Grassobbio) nel 1972 si rinvennero alcune tombe romane risalenti al tardo Impero.
CA’ PASSERO
È frazione di Berbenno. Sarà da un nome o soprannome personale Pàsser. Si pensi al cognome Passerini.
CAPATELLI
Non pare campatela (campus+ suff. pi. -etelli) ma Ca’ Patelli, dal cognome omonimo. Nel “Catalogo” del Maironi da Ponte è Cha Pateglio. Appartiene a San Giovanni Bianco.
CAPERSEGNO
E località di Presezzo con notevoli ruderi di un castello. Si ritiene comunemente di poter scomporre il toponimo in Ca’ per Segno, “casa di segnalazione (per la strada che porta a Trezzo)”. Ma v’è anche chi, traendo lo spunto dalla raffigurazione di un caprone nello stemma della famiglia che un tempo possedeva questa località, pensa di poter risalire a un Caprasegno, “capra disegnata”. Con minore approssimazione l’Olivieri suppose un Ca’ Persegno, da un presunto gentilizio romano Percennius. In un atto del 1290 si ha la forma Caversenio; questa potrebbe lasciare intravedere una radice del tipo capr-, volgarizzata in cavr- o caver-, ed un suffisso del tipo -enius adattato ad un aggettivo sostantivato caprensis, volgarizzato in cavarés, “pascolo di capre”. L’etimo non appare comunque facilmente ricostruibile.
CA’ PERSONENI
È frazione di Bedulita; dal cognome omonimo. CAPIZZONE
Gli studiosi di toponomastica concordano nell’in-tendere casa Pizzone. L’antichissima voce onomatopeica pizzo, ” estremità pungente”, ha assunto per traslato il senso di “punta”, “cima”, “vetta”. Sulla riva sinistra del torrente Imagna è situata la contrada detta la Brembillaperché in passato sottoposta alla giurisdizione di Brembilla.
CAPOVALLE
E località presso il torrente Valsecca. nel comune di Roncobello, verso il Passo della Marongella, nota per una chiesa dedicata alla Madonna della Neve. Da caput vallis. Nella carta geografica del Sorte (1575) è Co’ de la Valle.
CA’ PREVITALI
È frazione di Berbenno; dal diffuso cognome omonimo.
CAPRIATE SAN GERVASIO
Non dal gentilizio Caprius, come ipotizzò il Mazzi, né da Caprilius ma da caprilia, “ricoveri per capre”, neutro sostantivato di caprilis, trae la sua origine questo toponimo, che presenta la terminazione -at-, difficilmente riferibile a nomi propri. Molti sono i toponimi italiani del tipo Caprile, Capriglia e Capriglio. L’abitato di San Gervasio crebbe invece attorno alla omonima chiesa verosimilmente prima del Mille.
CAPRILE
È località della Val Mora nel comune di Pontida. Si veda Capriate.
CAPRINO
Un documento del 962 reca la forma attuale. Il centro della Valle San Martino (l’antica Vallis Martia) dovrà il suo nome all’aggettivo caprinus.
CARALE
E frazione di Santa Brigida. Da carraie, aggettivo sostantivato di carrus (“stradicciola per carri”). Non credo sia composto di ca’+aràl (si veda Arale). Si può ipotizzare in alternativa una base mediterranea kar(r)a, ‘roccia’, con suffisso collettivo -al.
CARAVAGGIO
Un atto del 962 reca: “Villa que dicitur Carava-gio”. Vi si volle identificare, senza alcun fondamento, l’antica Carraca di Plinio e di Tolomeo, che le vecchie carte collocavano sulla riva del Lago Maggiore. Si sono congetturati diversi etimi poco convincenti basati solitamente su isofonie come calavagium, “pascolo di cavalli”, o cara vadum, “guado di carri”, o ancora {terra) cara vagis, “luogo caro ai profughi”. L’origine più probabile del toponimo è un antico Caraparium o Carapaticum, “terreno ghiaioso”, “ammasso di pietrame”, connesso ad un latino plebeo campus ed alla voce milanese caravée, “mucchio di pietre”. Il Flechia propendeva per questo etimo, giustificato dal suolo particolarmente sassoso a causa delle alluvioni preistoriche. La radice del toponimo, prelatina, pare identica a quella di Carvico. Nel territorio di Caravaggio fu riportata alla luce nel secolo scorso una necropoli longobarda.
CARBONERA
È frazione di Còlere. Il toponimo attesta l’antica produzione del carbone da legna.
CARDETO
È località di Gromo, nota per le sue baite. Non può che derivare da cardus.
CARENNO
Fu creduto toponimo etrusco dal Pieri, il quale ipotizzò un nome personale Corinna, non documentato (si conosce solo la radice etrusca car, “costruire”). Il Rosa richiamò il gaelico karn, “mucchio di pietre” e per traslato “altura”. La forma più antica a noi nota risale al 985 ed è identica all’attuale. Ciò fece ritenere all’Olivieri che il toponimo derivasse dal gentilizio romano Carenus, sulla base del toponimo Carentino, da Carentius. Potrebbe in effetti sembrare un fundus Careni, divenuto Carenno sull’esempio del latino carina, mutatosi nell’italiano carena attraverso il genovese carenna. Non potrebbe esservi alla base, come per Corona, un prelatino kar, “luogo sassoso”? Questo toponimo, che il Rosa considerava “di suono greco o meridionale”, rimane tuttora uno dei più impenetrabili. Non può comunque essere creduta la tradizione secondo la quale il centro si sarebbe formato attorno ad una cascina o ad un casolare (cà) chiamato Renno o Renna.
Cognomi derivati: Carenni, Carenini. CAROBBIO
È attendibile la derivazione da un latino quadru-vium. variante di quadrivium, “crocevia”. All’attuale forma Quadrobio, nome di una località in provincia di Sondrio, poteva corrispondere quella del nostro paese in epoca altomedioevale. Noto che il Rosa trasse dal celtico car, “sasso”, la voce Ines ;iana caròbe, “sassaia”. Cognome derivato: Carobbio.
CARONA
Il Volpi lo ritenne composto di casa+Runa, senza peraltro spiegarne il significato. Il Rosa invece, dopo aver richiamato il finnico karuna, “orso”, vi accostò disinvoltamente il gaelico karn, “mucchio di pietre”, e poi, come se ciò non fosse bastato, asserì essere il toponimo composto da casa e quindi ca-runa, ossia “casa del mistero”. In realtà per noi è un mistero il fatto che i Goti siano arrivati fino al paese dell’alta Valle Brembana per lasciarvi una traccia così indelebile nel toponimo. Il Pieri dal canto suo non perdette occasione per ipotizzare un nome etrusco Carona ed affermare così l’origine etrusca del toponimo, che avrebbe dovuto suonare Caruni (“città edificata”?). Non so quanto conti per noi l’antica forma Caterona dell’attuale Carona pavese né so quanto valga pensare ad un’antica columna miliare per derivarvi l’attuale forma, foneticamente non impossibile. Forse la radice consisterà in una voce prelatina kar, “luogo sassoso”. Le indagini sull’etimo paiono comunque irte di difficoltà.
CAROSSO
È località di Almenno San Bartolomeo. Il Mairo-ni da Ponte nel “Catalogo” scrisse Cha Rosso d’Almeno. Vale dunque “casa del Rosso”, da un soprannome o nome personale Rosso.
CARPENETO
Il nome di questa frazione di Morengo risale, come il bresciano Carpenedolo, ad un latino car-pinemm. “bosco di carpini”. Nel secolo scorso vi fu riportato alla luce un sepolcreto romano.
CARRERA
È frazione di Rota Imagna. Ricorda un’antica via carraria.
CARVICO
Più che ad un’antica voce kar o ker, “luogo sassoso”, “tumulo di pietre”, “sepolcro”, ritenuta reto-ladina, alla quale si sarebbe aggiunto il latino vicus, “villaggio”, ascriverei il toponimo al tema mediterraneo krapa, “sasso”, trasformato nel corso dei millenni in carap-, donde carabus (si veda Caravaggio). Escluderei la provenienza da un gentilizio Carvius. La terminazione -ico sembra presupporne una in -etum attraverso un altomedioevale -itum, da cui il cognome Carovita.
CASALE
È frazione di Albino. Deriva dal tardo latino casalis, aggettivo di casa, “abitazione rustica”. Il neutro casale assunse nell’alto Medio Evo la funzione di sostantivo. Il toponimo è diffuso nella nostra provincia (es.: Casale di Calolziocorte, dove un santuario); un tempo era il nome di Torre de’ Roveri (già Casale di Scanzo). Cognome derivato: Casali.
CASAROLA
È località di Torre de’ Busi. Non credo da caseoria; sarà piuttosto da una forma cosarla (aggettivo di casa), con suffisso diminutivo.
CASAZZA
È forma spregiativa di casa e si riferisce certamente ad un’antica costruzione dall’aspetto tut-t’altro che estetico. Cognome derivato: Casazza.
CASCINE
E località di Almenno San Bartolomeo; il toponimo indica un complesso di cascine.
CASCO
È frazione di Cenate Superiore. Lo statuto del 1263 cita il Comune de Cosche distinto da quello de Cenate. Un documento del 774 reca la forma Cascas. Il Mazzi vi ricondusse anche la forma Quasquu, che appare nel registro dei Censi compilato da Cencio Camerario. L’Olivieri fece derivare il toponimo da un aggettivo aquascus con suffisso ligure (-asc-): ciò implicherebbe un interessante adattamento del tema indoeuropeo nord-occidentale aqua al sostrato mediterraneo. Ma contro questa ipotesi starebbe la forma dialettale arcaica égua (o éigua) per “acqua”. Rifletterà dunque un latino volgare casica (o plurale casiche) usato nel senso di “caduta” o di “pendio”?
CASELLE
È toponimo diffuso (es.: località di Isso); lombardo casèl, “casupola”.
CASIRATE
L’antica forma Caseriate, documentata da un manoscritto del 774, doveva essere pronunziata con la 5 sonora e presupporrebbe perciò un gentilizio Caserius (come ipotizzò il Rohlfs) o Casarius. Ma è più probabile che il toponimo tragga la sua origine da un casearium, “caseificio”, o da un casarium, che il Belotti tradusse “luogo di cascine”. Anche Castrate Olona, in provincia di Milano, suonava anticamente Caseriate (880). Cognome derivato: Casirati.
CASNIGO
All’origine di questo toponimo sta un terreno sul quale verdeggiavano boschi di castagni prima che vi sorgessero delle abitazioni. La denominazione primitiva sarà stata dunque Castanitum, variante di Castanetum. Poi il toponimo avrà assunto la forma Castinicum, dalla quale sarà derivato il Casnico di un codice del 905. L’esito odierno è dovuto alla contrazione dialettale. Il Belotti adombrò un gentilizio Cassinius.
CASSENAGO
Toponimo perduto. L’abitato, decaduto dopo il Mille, doveva trovarsi nel territorio di Bolgare. Si trattava di un insediamento di epoca romana ( Cassiniacum, da un gentilizio Cassinius).
CASSENATELLO
Toponimo perduto (Casenatello nel 785, Casse-nedello nel 975, Casenedello nel 1040). Era località nel tenere di Palosco, come bene dimostrò il Mazzi. Parrebbe derivato di castiniatu(m) (si veda Castegnate) ma la forma, oltre che contratta, pare graficamente incerta.
CASSIGLIO
Il Boselli, facendo derivare il toponimo Casiglio da un supposto casilium, “casale”, lo accosta al nostro Cassiglio di Val Torta. Si potrebbe spiegare il mutamento del suono della 5 da sonoro in sibilante mettendo in rapporto le voci casa e cassino, “cascina”. Ma forse il nostro Casilium (tale la forma nei vecchi manoscritti) non era che una “casupola”. In dialetto: Cassèi.
CASSINONE
In dialetto Cassinù. Dal femminile dialettale cassino, “cascina”, è derivato l’accrescitivo cassinù, “grande cascina”. E località del comune di Seria-te sulla strada statale per Brescia.
CASTEGNATE
Il nome di questo paese, che si trova poco lontano da Terno d’Isola, non può che derivare da casta-neatum, “bosco di castagni” (lat. castanea). All’evidenza del nome botanico il Rohlfs contrappose stranamente un gentilizio Castinius. Ma, a parte la forma Casteniade, che appare in un documento dell’835, resta il fatto che la formazione dell’aggettivo con suffisso -at- dipende generalmente da nomi riguardanti caratteristiche geografiche e naturali.
CASTEL CERRETO
E frazione di Treviglio. Si veda Cerete.
CASTEL DE’ CONTI
La frazione di Castelli Calepio tramanda, con il castello, ben conservato, la memoria dei conti di Calepio, feudatari del luogo.
CASTELFRANCO
È località di Rogno. Il toponimo allude evidentemente non ad un “castello dei Franchi” ma ad una “rocca sicura”. Nel latino ecclesiastico: Ca-strumfrancum.
CASTELLI CALEPIO
Si veda Calepio.
CASTEL LITEGGIO
Lo statuto del 1263 cita il Comune de Letegetibus. Secondo il Mazzi dovrebbe trattarsi di un originario le teges, evidentemente dal tema indoeuropeo teg, “coprire”, con riferimento a qualche tettoia per il ricovero delle persone o del bestiame, come nel caso di Valtesse. Ma la forma dialettale Litéss (riprodotta bene nel latino ecclesiastico Leteziis), che presenta il suono stretto della e, a fronte del dialettale tègia, con suono aperto della e, dovrebbe assurdamente contenere la forma dotta (il)lae anziché i per “le”. Non può l’etimo consistere allora in un derivato dal latino laetus, “fertile”, usato nell’originario significato agricolo? La località è in territorio di Cologno al Serio sulla strada per Brignano Gera d’Adda.
CASTELLO
Il toponimo è diffusissimo. Ricorda i fortilizi medioevali, dei quali è rimasta quasi ovunque scarsa traccia, sia per la requisizione che ne fece nel 1222 il comune di Bergamo nel tentativo di far cessare gli scontri fra Guelfi e Ghibellini, sia per le distruzioni sistematiche ordinate nel XV secolo da Venezia per prevenire eventuali rivolte.
CASTELRAMPINO
Ha questo nome un gruppo di case che domina il corso dell’Oglio. nel territorio di Castelli Calepio. Sarà un diminutivo di rampa, “salita”, sostantivo deverbale da rampare. Nel 1977 vi si rinvenne una piccola necropoli longobarda.
CASTELROZZONE
Il Casinari Rozzonum era un maniero difeso da un roggione. “‘grande fossato”. La voce roggia (dal latino arrugia, “galleria di scarico”) ebbe notevole diffusione nell’area lombardo-veneta. La tradizione di un Rossone nobile capostipite dei proprietari del castrum è da considerare con cautela se riferita alla formazione del toponimo.
CASTIONE DELLA PRESOLANA
È forma contratta del medioevale castellione, “grande castello”, dal latino castellum, diminutivo di castrum. Per il toponimo Presolana si veda Schilpario.
CASTIONE DI SARNICO
È località all’ingresso di Sarnico. Si veda Castione delia Presolana.
CASTRO
Limpida è la derivazione dal latino castrum, “luogo fortificato”. La posizione doveva anticamente essere ritenuta importante dal punto di vista strategico per la confluenza della Val Cavallina e della Val Borlezza. Con il toponimo originario si designava probabilmente la località della Rocca o un complesso di antiche fortificazioni sulle colline sovrastanti l’attuale abitato. Nel territorio di Almenno esiste una collina chiamata Castra, nei cui pressi sono visibili i resti di un acquedotto romano lungo almeno 2 km.
CATREMERIO
Ecco un toponimo che pare refrattario ad ogni indagine. La grafia è incerta: trovo scritto anche Catrimerio. La forma arcaica, ben documentata nel secolo scorso, dovrebbe essere Catramerìo. Come derivarlo dall’arabo quatran, “catrame”, o dal latino clatri, “cancello”? Pare piuttosto un composto di Ca+Taramario, forse nome personale Taram-, o radice mediterranea trama usata in senso traslato, con il suffisso -erio, che presuppone -ariu-. La località fa parte del comune di Brembilla.
CAVA
È frazione di Caprino. Si tratta di forma sostantivata dell’aggettivo cavus.
CAVAGLIA
Questa frazione di Brembilla ha una denominazione che ritroviamo diffusa, pure con varianti, nel Novarese. Potrebbe indicare un’altura o un dosso la cui forma assomigli a una schiena di cavallo (o, in subordine, a un abitato posto a cavaliere di un dosso).
CAVELLE
Toponimo perduto. Un documento dell’830 nomina una ecclesia Sancii Laurentii sita Cavelles. Il Lupi localizzò l’abitato, da tempo immemorabile scomparso, nei pressi di Mologno, ritenendolo distrutto da una piena del torrente Drione. Un precedente atto del 774 contiene la semplice denominazione Cavelles per indicare il territorio confinante con la Val Camonica. Il Mazzi ne trasse lo spunto per arguire che Cavelles non era un vicus ma un distretto, il quale poteva chiamarsi originariamente pagus Cavillius, dal nome di un patrizio romano. Ma il documento dell’830 parrebbe implicare l’esistenza di un antico abitato, il cui nome si sarebbe esteso alla Valle Cavallina. L’Olivieri ipotizzò un diminutivo dell’aggettivo cavus (che però avrebbe potuto trasformarsi in cov-) e una base prelatina cabellus, “ruscello”. Non ha alcuna relazione con il toponimo la leggenda secondo la quale in Valle Cavallina si allevavano cavalli che venivano acquistati dal governo della Serenissima.
CAVERNAGO
Dalla forma attuale si può risalire ad un altome-dioevale Cavrinago, che presuppone un Capri-niacum, aggettivo sostantivato da un gentilizio romano Caprinius. L’accostamento che tentò Gabriele Rosa al gallese cairnaig, “sacerdote”, appare improponibile. Né pare accettabile l’ipotesi dell’Olivieri, il quale pensò all’esistenza di una caverna. Il Belotti adombrò un nome proprio etrusco Caberna, non documentato.
CAVLERA
È luogo di baite nel territorio di Vertova. Sarà forse cavraria, “luogo di capre” (si veda Cabrano), con rotacismo della prima r (cavlara).
CAZZANO
Non so quanta fede prestare a chi propose per etimi dei gentilizi latini del tipo Cattius o Caca-tius. Se si tiene conto della particolare pronunzia valgandinese, appare più attendibile un aggettivo sostantivato Cassianum, dalla nota gens romana dei Cassii. Certo è fantastica la derivazione da un cartaginese chazan, “magazzino”, per indicare un luogo di vettovagliamento dell’esercito di Annibale al tempo delle guerre puniche. Registro l’ipotesi di una derivazione dalla radice barbarica gaz o caz, “bosco”, con suffisso tardolatino -anus.
CELANA
La voce etrusca cela significa “cella”. Tuttavia la denominazione proverrà facilmente dal latino cella, “dispensa”, “granaio” ma anche “stamberga”. L’esistenza di una cella avrà prodotto l’aggettivo celiano (prata, silva, ecc.) quando ormai il latino classico, già alterato dal substrato prelatino, era decaduto; altrimenti il toponimo originario sarebbe stato celiarla. La località si trova nel territorio di Caprino Bergamasco.
CELÀTICA
È località di Gandosso. Pare un derivato in -atica di cella. L’Olivieri tendeva ad attribuirvi il significato di “oratorio”. Ma il suffisso latino (neutro plurale) non pare concedere varianti al significato originario. Si veda Celana.
CELINATE
La forma ufficiale Celinate compare già nel “Catalogo” del Maironi, che comprese la località fra le contrade di Rosciate (ora fa parte del comune di Scanzorosciate). Forse alla base è un diminutivo di cella, intesa come “masseria” o “deposito di prodotti agricoli”, con il suffisso -at- ancora ben vivo dopo le invasioni barbariche. In dialetto: Selinàt.
CENATE
Le forme più antiche testimoniate dai documenti sono identiche all’attuale. Il Pieri suppose un gentilizio etrusco Accenna, che il Belotti ritenne romano. Il Rohlfs a sua volta ipotizzò un gentilizio romano Caenus. Ma considerando che il suffisso -at- è solitamente derivato da nomi comuni, non si può che pensare al latino caenum, “fango”.
CENE
Non si può escludere a priori che il toponimo sia di origine etrusca, come adombrano alcuni autori; tuttavia l’attuale conoscenza del lessico etrusco è troppo scarsa per concedere congetture plausibili. L’autorevole Rohlfs fa derivare il toponimo da un gentilizio romano Caerum ma ciò contrasta con le regole delle trasformazioni fonetiche assai più che una derivazione dalla voce latina caenum, “fango”. L’attendibilità di questo etimo è avvalorata dall’esistenza, sulla sponda sinistra del Serio, di una striscia di terreno denominata Cap mace, “campi matti”, dei quali è impossibile la coltivazione per le piene ricorrenti del fiume. Peraltro è solo una frottola che il toponimo derivi da quel leggendario Cydno, discendente di Noè, al quale alcuni eruditi attribuirono la fondazione di Bergamo e di Brescia. Giangri-sostomo Zanchi e Celestino Colleoni favoleggiarono che dopo il diluvio i noemiti fossero giunti proprio a Cene e che da Cydno si chiamassero Cydnomani e poi Cenomani. Ma i Cenomani, giunti nell’Italia settentrionale qualche millennio dopo l’epoca presunta del diluvio universale, stanziarono sicuramente a Brescia e a Verona, non a Bergamo. Appunto al latino caenum mi pare conduca la forma Ceno delle vecchie carte geografiche. In dialetto: Scé, forma tronca da caenu(m), come in seré, da serenu(m).
CEPINO
Antonio Tiraboschi registrò il vocabolo cèp, “macigno”, da lui raccolto in Valle San Martino. Pare una volgarizzazione del latino cippus, “pietra di confine” (Varrone). Imprudentemente il Rosa fece derivare il toponimo dai Gepidi giunti in Italia al seguito di Alboino. Cepino è nel territorio di S. Omobono Imagna.
CERATELLO
È località di Costa Volpino. Vale “piccolo cerreto”. Si veda Cerete.
CERCHIERA
Il nome di questa frazione di Pontida significa “querceto”, derivando dal latino quercus attraverso querculus o querelila e il successivo corrom-pimento del suono gutturale iniziale (da quercu-laria a cercléra). Una pergamena del 1361, elencata al n. 266 del regesto delle pergamene del Monastero di San Giacomo in Pontida, reca la forma Circularía: l’amanuense avrà tentato di ricostruire così la forma latina originaria.
CEREDA
Si veda Cerete.
Cognome derivato: Cereda.
CEREDELLO
Toponimo perduto. Si veda Cerete.
CERESOLA
Il toponimo è diffuso (es.: località di Berbenno, frazione di Valtorta) ed indica piantagioni di ciliegi. Alla radice, tratta da un latino volgare ceresium (lat. class, cerasium, “ciliegio”), è unito il suffisso diminutivo dialettale -òl- (Ceresòla). Cognome derivato: Ceresoli.
CERETE
Il toponimo, sia pure attraverso le corrotte forme medioevali Cerido e Cerudo, presuppone un antico Cerretum, “bosco di cerri”. Identico è l’etimo di Cereda, frazione di Erve. Un vico Ceredello esisteva nell’alto Medio Evo non lontano da Pa-losco. Nella valle del Guerna, in territorio di Adrara San Martino, si trova ancora il castello di Cerreto e Castelcerreto è una grossa frazione di Treviglio.
CERRO
È frazione di Bottanuco e deve evidentemente il nome ad un cerrus, albero noto. Uguale denominazione ha una località di Brembilla. Cognome derivato: Cerri.
CESPEDOSIO
La voce dialettale sèspeda, raccolta nella Valle Brembana superiore dal Tiraboschi e tuttora usata in Val Taleggio, significa “zolla di terra che abbia seco l’erba”, dal latino caespes, -itis, “zolla”, “cespite”. Cespedosio fa parte del comune di Camerata Cornelio.
CHIESA
È località e sede comunale di Foresto Sparso. Prende evidentemente il nome dalla chiesa parrocchiale, risalente al XIV secolo. Probabile cognome derivato: Chiesa.
CHIGNOLO
Deriva da cuneolus, “piccolo cuneo”, “punta di terra fra due corsi d’acqua”. Nel caso di Chignolo d’Isola è evidente l’allusione alla natura del territorio, delimitato dai corsi del Brembo e dell’Adda. Il toponimo è diffusissimo (es.: Chignolo d’O-neta, Chignolo di Rota Imagna).
CHIUDUNO
La forma più antica rintracciata nei manoscritti è Clauduno (795). L’etimo può consistere in un composto del celtico dun, “poggio”, “rocca”, e del latino clausus, “cintato”. Dopo i rovesci militari degl’Insubri e la colonizzazione romana, la località poteva chiamarsi Claususdunum, “rocca cintata”. Un composto Claudius+dunum, “rocca di Claudio”, ipotizzato dall’Olivieri, avrebbe dato un esito moderno diverso dall’attuale. Il luogo è importante per i reperti archeologici che vi si sono rinvenuti. La voce celtica è rimasta anche nel nome di una collina di Almenno, chiamata Duno, alla confluenza della Valle Imagna con la Valle Brembana.
CICOLA
Pare diminutivo latino di cicca (cica per effetto della semplificazione settentrionale delle consonanti doppie), “cosa da nulla”, forse riferito ad una costruzione assai modesta o all’esiguità di una proprietà terriera. Non saprei come motivare una derivazione da kepa, antico tema forse mediterraneo, donde il latino cepulla e il dialettale arcaico sigola, “cipolla”. L’agglomerato, con castello del XV secolo, è sul confine fra i comuni di Carobbio degli Angeli e di Chiuduno.
CIMABORGO
È località di Vigano San Martino. Il toponimo vale “la cima del borgo”, ossia “la parte alta dell’abitato”.
CIMPEIA
È località di Peia e vale per “cima di Peia”, ossia “la parte alta del paese”.
CIRANO
L’origine del nome di questa frazione di Gandino può essere ricostruita basandosi sul toponimo Ciucino, testimoniato da un documento del 947. Questo Ciriano, del quale ora non si trova più traccia, doveva trovarsi nel territorio di Pedren-go. Si trattava con tutta probabilità di un insediamene romano perché il nome riconduce ad un gentilizio Cirius o Cerellius.
CIRIANO
Toponimo perduto. Si veda Cirano. CISANO
Le antiche forme Cìsiano (975) e Cixiano (966) riconducono a Caesianum, dal gentilizio Caesius. La gens Caesia doveva possedere un fondo anche in un’altra località della nostra provincia, presumibilmente in pianura, perché un documento del 987 attesta l’esistenza in quel tempo di un loco denominato Cisiana. E da ritenere che lo stesso gentilizio sia alla base del toponimo milanese Cesano.
CISERANO
Nella parlata locale suona Siserà. Dalle antiche forme Cisiriano (1022), Cixirano (1122) e Cisira-no (1263) pare di poter risalire ad un fundus Caesarianus. Il nome patrizio che originò il toponimo sarà dunque Caesarius. Non deve sorprendere il mutamento della a in e o in i: in dialetto si ha Cèser al maschile e Cesira al femminile. La cronaca del Monastero di Farfa cita un Casale Caesariano.
CISIANA
Toponimo perduto. Si veda Cisano. CIVIDATE
Questo centro, nel quale si volle identificare, senza alcun indizio probante, l’antica Leuceris (si veda Lesse), fu munito di un robusto castello in epoca longobarda. Forse nel VI e nel VII secolo fu residenza di un duca longobardo e per questa ragione il paese può avere assunto il nome di Civita te.
CIVIDINO
La grafia Civitdino di un documento del 913 sarà solo un errore per Civithino (1263: Comune de Civithino). Ma un atto del 989 reca già la forma Cividino, che sarà derivata da civitate, per apocope di civitatino. La località fa parte del comune di Castelli Calepio. Cognome derivato: Cividini.
CLANEZZO
Fu detto anche Clenezzo e la forma dialettale arcaica è Clenèss. Si dovrà pensare alla radice etrusca clan, “figlio”? O alla radice indoeuropea kela, donde il latino clava! O al tema mediterraneo klana, “acqua stagnante”? La terminazione latina -etium pare qui adattata ad un toponimo prelatino, forse appunto klana. Se tutte queste ipotesi paiono difficilmente suffragagli, ancor più ardua risulta una derivazione dal latino colonia, come credette l’Olivieri. La pronunzia dialettale arcaica potrebbe lasciare intravedere la radice indoeuropea klei, “china”, “pendio”. Nel 1975 si ritrovarono nel territorio di Clanezzo resti d’insediamenti umani preistorici. Nel 1880, durante lavori di restauro alla chiesa di San Gottardo, furono rinvenute alcune tombe romane. La località forma con Ubiale il comune di Ubiale Clanezzo.
CLER
È località di Sedrina. Forse dalla radice indoeuropea klei, “china”, “pendio”, come per Clanezzo. Appare comunque toponimo prelatino.
CLUSONE
Se dovessimo attenerci alla forma Clausonium,
ipotizzata dai nostri storici, dovremmo riferirci a clausus, “luogo chiuso”, “confine”, che indicherebbe uno spiazzo circoscritto dalle montagne. Ma le antiche forme documentate sono elisione (830) e Clusione (837), vicine all’odierno Clùsù dialettale e rapportate da alcuni storici, fra i quali il Belotti, con un accrescitivo di ecclesia, “chiesa”. Se ciò appare poco convincente, certamente fallace è l’accostamento ad Isione (G B. Guadagnine “Memorie camune”). La forma Clusune, contenuta nell’inventario dei beni del monastero bresciano di San Salvatore (primi anni del X secolo), non suggerirà certo un originario toponimo etrusco per la terminazione -une ma sarà soltanto una versione più fedele di altre al suono dialettale della tonica. Nella Tavola Peutingeriana il lago di Lugano è indicato col nome di Clisius, che pare riflettere la stessa radice di elusane (Clisano nel 1091 ) e di Chiese (fiume bresciano detto Cleusis o Clesus). Clisius è ritenuto toponimo di origine celtica, dall’indoeuropeo kleu, “lavare” (forse incrociatosi qui con il mediterraneo klava, “deposito di detriti”). Foneticamente questo appare l’etimo più probabile. Va poi riferita la persistenza del nome locale CU, dal latino clivus, “pendio”, “declivio”, il che può fare supporre un’ascendenza al tema indoeuropeo klei, “china”; ma questa ipotesi fu contrastata da Filippo Fogaccia. Il noto centro seriano conserva altri toponimi antichi, come Sonvìch, da summus vicus, “borgo alto”, e la strada del Vago, da opacus, “posto a tramontana”. I reperti archeologici testimoniano l’importanza assunta da questo centro in epoca imperiale per la vicinanza delle zone minerarie.
COLARETE
È frazione di Valgoglio. Collerete e Colerete nei vecchi documenti, dei quali il primo risale al 1246 (atto di costituzione del comune di Gramo). Si veda Còlere.
CÒLERE
Il Rosa la ritenne un’antica voce scandinava. In realtà deriva dal latino corulus o corylus, “nocciòlo”, con evidente metatesi. Ovidio ha coryle-tum per “bosco di nocciòli”. E la voce latina è chiaramente alla base del toponimo Colarete, frazione di Valgoglio. Del resto, nella zona della Presolana si ode la voce dialettale còler, “nocciòlo”.
COLLA
È frazione di Santa Brigida ed è detta Còla in dialetto. Non è che un femminile volgare di Collis, “colle”, “altura”.
COLLEPEDRINO
È località di Palazzago. La forma è Colpedrino nel “”Catalogo” del Maironi da Ponte. Non credo a un “”colle di Pedrino”, anche tenendo conto della toponomastica locale, avara di riferimenti a nomi personali. Sarà metatesi di prudi, “praticello”?
COLLEPIANO
È località di Adrara San Martino e sede di parrocchia. L’etimo è evidente.
COLOGNO
Il toponimo risale non ad un fundus Colonii, come ritenne il Mazzi, ma più semplicemente ad una colonia, insediamento di coloni in epoca romana. Lo conferma l’antica forma Colonias s-3). divenuta poi Colonies (886), Colonie (997) e Cologne (999) prima di assumere la forma attuale. Nel territorio di questo comune, la cui struttura medioevale pare riprodurre quella dell’antico quartiere romano, sono stati riportati alla luce reperti archeologici dell’epoca imperiale. Cognomi derivati: Cologno, Cotogni.
COLOGNOLA
Il toponimo (frazioni di Casazza e di Viadanica) deriva dal latino colonia con desinenza diminutiva -ola (“piccola colonia”). Allude certo ad un insediamento di coloni romani, com’è per Colo-gnola al Piano, che fa parte del comune di Bergamo.
COLOMBARA
È frazione di Pumenengo. Vale “colombaia”, torre o cascina nella quale nidificano i colombi. È toponimo diffuso.
COLTURA
Il nome di questa località di Lenna, nota per un santuario mariano, riflette il latino cultura, “coltivazione”.
Cognome derivato: Coltura. COLZATE
L’attuale forma dialettale è Colgiàt. I documenti antichi recano la forma Coligiate (928), che esclude la derivazione da un gentilizio Caltius ipotizzato dal Rohlfs. Il toponimo, che originariamente era un aggettivo, presuppone un sostantivo perduto: arces o terrae o casae colligiatae. Forse poteva esservi un collegamento, un’alleanza fra diversi villaggi fortificati della zona o più semplicemente si alludeva ai terreni di una canonica. Questa ipotesi è sempre più probabile dell’altra -riferita dallo studioso cremasco Angelo Zavaglio – la quale pretenderebbe di far derivare la denominazione del paese da un “ferocissimo capo” chiamato Colzètis.
COMENDUNO
Il toponimo, secondo la tradizione, significherebbe “comando posto su di un’altura”. In effetti il suffisso celtico -dun equivale ad “altura”, “rocca”. Ma che si trattasse di un comando militare dei Cenomani, come qualcuno ha recentemente fantasticato, è tutto da dimostrare, non potendosi attribuire serio fondamento alle leggende raccolte o inventate dai dotti dei secoli scorsi. La fonetica esclude che il toponimo significhi “rocca dei Cenomani”, i quali in realtà stanziavano al di là dell’Oglio, in territorio bresciano. Per il completamento dell’etimo si dovrebbe riflettere sulla radice latina com o comm, la quale assume diverse accezioni a seconda delle varie voci che ne derivano. Va respinta la voce romana comando, composta da cum e da mandare, che si sovrappone assurdamente al vocabolo celtico dun. L’Olivieri propose, non so con quale fondamento, un Comenidunum, “castello di Comenio”, sulla scorta del gentilizio Cominius, documentato da lapidi lombarde. Si potrebbe tutt’al più tentare di mettere in rapporto la prima parte del nostro toponimo con quello di Como. Comenduno è una grossa frazione di Albino.
COMONTE
In dialetto è Comùcc, “capo dei monti”; la località si trova al termine delle alture del Tomenone, nel territorio di Seriate (all’altro capo è Monticel-li).
COMUNNUOVO
E toponimo medioevale. Nel periodo comunale i Suardi vi eressero un importante castello, più volte assalito nel XIII secolo, devastato da Facino Cane nel 1405 e raso al suolo due anni dopo da Jacopo Dal Verme.
CONISIO
Toponimo perduto. La località, testimoniata da un atto dell’830, fu identificata dal Lupi attorno alla chiesa di San Giovanni delle Formiche, “sul punto culminante della catena d’alture che separa il territorio di Zandobbio dalla Valle Calepio” (A. Mazzi). Il toponimo pare risalire al tema mediterraneo cuni-. Vi correva forse un acquedotto romano? Si può infatti ricostruire il latino cuniculus, donde una forma conichius volgarizzata in conicius.
CORCROSETTO
Si veda Crocette.
CORNABUSA
Si veda Cornalba.
CORNA IMAGNA
Dal dialettale corna, “roccia”, “rupe”, femminile di córen, “macigno”, “sporgenza rocciosa” (lat. cornu). Il toponimo è assai diffuso (es.: la Corna, località di Zogno, sulla vecchia strada Priula). Per la voce Imagna si veda Costa Imagna.
CORNALBA
Equivale a “roccia chiara”. Nel dialetto è tuttora viva l’antica voce corna, “roccia”, “rupe” ed anche “cresta di monte”. Il qualificativo alba, “bianca”, allude al colore della roccia friabile di scisto visibile non lontano dall’abitato, che sorge a 876 m. Altro toponimo che ha per base la voce dialettale corna è quello di Cornabusa, “roccia forata”, località di Sant’Omobono Imagna, ove si trova un’ampia grotta all’interno della quale è venerata una imagine della Vergine. Cognome derivato: Corna.
CORNALE
E frazione di Pradalunga. Il nome riflette il dialettale cornai, “corniolo”. Cognome derivato: Cornali.
CORNALITA
L’etimo di questa frazione di San Giovanni Bianco corrisponde a “boschi di cornioli”; nel latino popolare doveva suonare cornaleta anziché cor-neta, come troviamo in Varrone. È un fatto che nei dialetti lombardi il corniolo è tuttora chiamato cornai.
CORNALTA
È frazione di Bracca. Il toponimo equivale a “roccia alta”.
Cognome derivato: Cornolti. CORNASETTE
E frazione di Cologno al Serio. Sarà dal dialettale cornàgia, “cornacchia”, a indicare un luogo in cui abbondavano le cornacchie.
CORNELLO DEI TASSO
La voce dialettale corna, “roccia”, “rupe”, si presenta qui nella forma diminutiva volgare -eli-. Il borgo medioevale brembano rivendica le origini della celebre famiglia che fin dal XIII secolo legò il proprio nome al servizio postale. Fa parte del comune di Camerata Cornelio. Probabile cognome derivato: Cornelli.
CORNINO
È località di Blello, distinto in Alto e Basso. In dialetto suona Corni; non è che il diminutivo, al maschile, del femminile corna. Si veda Corna Imagna.
CORONE
È località di Serina. Il toponimo indicherà i confini estremi di un territorio o una cresta di monte. Non certo da un gentilizio Coronus ipotizzato dal Rohlfs.
CORTE
Si veda Calolziocorte. CORTENUOVA
L’esistenza di Carte Nova è documentata fin dall’877 per un soggiorno di re Carlomanno, che vi emanò alcuni editti. Le curtes sostituirono i pagi romani ai tempi dei ducati longobardi e delle contee franche. Ma il vocabolo assunse presto un’accezione concreta, trascendendo l’originario significato amministrativo per riferirsi dapprima ad un centro fortificato e poi ad un complesso di edifici o di case coloniche che si affacciavano su di un ampio cortile. Lo specificativo nova fa presupporre l’esistenza di un antico abitato, decaduto a causa delle invasioni barbariche. Durante il dominio longobardo il luogo era di proprietà della corona e vi aveva sede una Curtis Regia. Distrutta da Federico II nel 1237, Cortenuova fu rifondata nella prima metà del XV secolo da Bartolomeo Colleoni. Reperti archeologici di epoca romana sono stati rinvenuti nel territorio. Cognome derivato: Cortinovis.
CORTI
È località di Costa Volpino (distinta in Corti Sant’Antonio e Corti San Rocco). Il toponimo, rilevato nella forma attuale dal Maironi da Ponte, dovrebbe riflettere l’omonimo cognome.
COSDURA
E località di Gromo. Parrebbe costura, non dal latino volgare consutura, “cucitura”, ma-da costa (di monte). La pronunzia dialettale è però Cùsdùra, “cuocitura”; si deve perciò ritenere che il toponimo sia dovuto a un’antica fornace per la cottura della calce.
COSSAGLIO
È frazione di Parre, detta in dialetto Cossài. Il toponimo deriva dal cognome Cossali.
COSTA
Molte località si designano con questo toponimo (frazioni di Camerata Cornelio, di Adrara San Martino, di Valtorta, di Roncobello, ecc.), perché poste sulla costa (“lato”, “fianco”) di una montagna.
COSTA BERLENDIS
È contrada in comune di Zogno nei pressi di Somendenna. Dal cognome Berlendis, a sua volta da un nome personale Berling.
COSTA GARATTI
È località di Ponteranica, ricordata anche dal Maironi da Ponte (Costa de’ Garatti). Parrebbe da un cognome ma potrebbe essere un antico carote, da quadratae, forse reminiscenza delle centuriazioni romane. Cognome derivato: Garattini.
COSTA IMAGNA
La posizione dell’abitato spiega la denominazione Costa. Per quanto concerne il nome Imagna, l’origine del toponimo è antichissima e pare risalire ai primi insediamenti indoeuropei. Dal latino hiems, -is, “inverno”, “freddo”, “gelo”, Isaia Ascoli risalì al sanscrito hima, “neve”, ricollegabile ad una identica voce orientale (es.: Hima-laia). Non si può sostenere, come è stato più volte fatto, che il nome della Valle Imagna derivi da un longobardo wald man, “guardiaboschi”. L’isofo-nia, che piacque ai filologi del secolo scorso, non regge per la semplice ragione che il termine valle deriva netto dal latino vallis o valles (ma anche perché una valle prende solitamente il nome dal corso d’acqua che la attraversa).
COSTA LUPI
È contrada di San Gallo, nel territorio di San Giovanni Bianco; già Costa di Lupi nella carta geografica del Sorte (1575). Secondo il Maironi da Ponte è così chiamata perché vi trasse origine “la illustre famiglia de’ conti Lupi”.
COSTA DI MEZZATE
Parte dell’abitato sorge sulle falde (costa) del colle Tomenone. Mezzale deriverebbe secondo il Mazzi da un gentilizio Mettius. Sarebbe forse più consono un Amicius, che il Boselli pone alla base del toponimo milanese Mezzago. L’Olivieri propende per un forma volgare derivata da dimidia-tus, sulla scorta del dialettale smezàt, “diviso in due” (terrae dimiditae, forse dal corso del torrente Zerra?). Gli antichi codici recano sempre la forma Mezate, definito di volta in volta vico, loco o fundo; un atto di donazione del 1030 reca: “in vico et fundo Mezate et Gerate”. Cerate avrà derivato il nome da quello del torrente Zerra (Girra in un documento del 977) e non diversamente Mezzate, avendo riguardo alla tipica terminazione -at-, dovrà il suo nome a qualche altra caratteristica naturale. L’etimo potrebbe consistere in una forma rustica metius, “molle”, “tenero” (donde il dialettale méss, “fradicio”), allusivo ad un suolo fangoso. Durante il regime fascista al territorio di Costa Mezzate fu annesso quello di Monticelli di Borgogna e ne nacque il comune di Costa Monticelli, poi soppresso.
COSTA MONTICELLI
Si veda Costa Mezzate.
COSTA SERENA
L’altitudine (907 m.) e la posizione dell’abitato, che domina la Val Serina, ne giustificano il nome (costa). Durante il fascismo si costituì il comune di Bracca di Costa Serina. Nel 1961 si ricostituirono i comuni autonomi di Bracca e di Costa Serina, il quale comprende le frazioni di Ascensione, Ambriola e Trafficanti.
COSTA VOLPINO
L’abitato si estende dalla riva destra dell’Oglio alle alture sovrastanti, dal che il nome Costa. Quanto a Volpino, lo si fa generalmente derivare dall’aggettivo vulpinus, che potrebbe alludere ad un territorio un tempo ricco di selvaggina o forse a un deposito di materiali per la costruzione di un argine (volpara). In quel di Volpino fu riportato alla luce un sepolcreto romano.
COVO
Nelle vecchie pergamene è indicato come vico Cauve (anni 998 e 1151). La radice indoeuropea kub, “giacere” (non l’identica mediterranea kub, “cubito”, che negli esiti moderni suona gombito o compito) è passata dal latino classico cubare al sostantivo deverbale covo, “giaciglio”, di uso rurale. L’antica forma del toponimo pare presupporre una terminazione plurale ed una grafia dittongale au per il suono o. Nelle “Vite dei Cesari” Svetonio scrisse che Vespasiano, di origine reatina, pronunziava plostro anziché plaustro; poiché il console Floro glielo aveva fatto notare, il giorno successivo Vespasiano si prese beffe di lui apostrofandolo Flauro. Non diverso è l’etimo della frazione Covello, “piccolo covo” (Cauvelle in un atto del 915). Una derivazione da cavus implicherebbe una strana trasposizione della vocale atonica.
COVELLO
Si veda Covo.
Cognome derivato: Covelli. CREDARO
Dalla forma Credano, che appare in un documento del 987, è agevole risalire ad un latino cretarium. ‘”terreno argilloso”, “terra setacciata”. Assai malagevole sarebbe invece il risalire ad un celtico Kaeder dar, “torre di difesa”, che avrebbe assunto nel corso dei secoli una forma ben diversa da quella del toponimo attuale, sia in dialetto {Creder) sia in lingua.
CRESPI D’ADDA
Nei pressi del suo stabilimento di filatura l’industriale Benigno Crespi, dopo un viaggio a Manchester, concepì e realizzò intorno al 1877 un nucleo di case operaie in condominio. L’abitato fa parte del comune di Capriate d’Adda.
CROCETTE
La nota località, posta sulla strada che collega Bergamo a Ponte San Pietro, dovrebbe il suo nome secondo gli etimologi ad un derivato di cmcem. per indicare un “crocicchio”. Ma essendo la denominazione al plurale (in dialetto: / Cru-– v i. viene fatto di collegarla al latino medioevale erosa, “anfratto”, “sentiero scavato dall’acqua”, “strada bassa e affossata”, come nel caso di Corcrosetto (da corte Crosetto), contrada di Gramo. Un colle di elusone è detto Crosto.
CUE
Toponimo perduto. Doveva trattarsi di un centro di qualche rilievo perché in un atto del 977 è definito vico e non loco. Già nel 1183 però è detto loco de Cu. Ma nello statuto del 1263 è traccia del Comune de Chu. Il Ronchetti riteneva che doves-s t trovarsi vicino a Costa di Mezzate e il Mazzi lo identificò nell’abitato che sorge attorno alla chiesa di San Giorgio appunto a Costa di Mezzate. Parrebbe derivare da un tema indoeuropeo kub, mutato in cuv, “covo”, con il dileguo successivo della v. Del resto il varesino Cuasso ha la stessa radice con l’aggiunta di una terminazione peggiorativa. Troppo generico fu il richiamo del Rosa ad una radice cu. dalla quale egli faceva derivare l’italiano covile.
CUGNO
E nome di due frazioni, una di Olmo al Brembo e l’altra di Santa Brigida. Il nome deriva nettamente dal latino cuneus, “cuneo”, con evidente riferimento alla forma triangolare di un terreno.
CURDOMO
Toponimo perduto. Si veda Curno. CURNASCO
E frazione di Treviolo. Si veda Curno. CURNO
Dal 1928 al 1947 fece parte del Comune di Cur-domo, che comprendeva i paesi di Curno e di Mozzo e la località della Dorotina e che aveva tratto lo strano nome dalle sillabe iniziali dei tre luoghi amministrativamente unificati. L’Olivieri, tratto in inganno dalla terminazione, credeva fosse un toponimo romano, composto di domus. Per quanto riguarda Curno, le pergamene del IX secolo recano già la forma attuale. Non credo possa valere un richiamo al lemma mediterraneo kubrno, “timone” (donde gubernum). Il toponimo parrebbe prelatino, essendone chiaramente derivato il nome di Curnasco (da un atto del 774: “in fundo Curnascus”), con terminazione aggettivale ritenuta originariamente ligure e adottata poi dalle popolazioni celtiche stanziali. Il Rosa volle collegare il toponimo ad una voce tartarica foneticamente simile, che significa “campo”. Un accostamento al toponimo varesino Ligurno (che non deriva certo da un nome personale Liburna, asserito dal Pieri) non pare possibile perché le vecchie carte non recano traccia della caduta di una presunta sillaba iniziale nel nostro toponimo. Non penserei alla radice umbra ekwyo, “comunità”, con uno strano suffisso -urnus, ma semplicemente ad un ampliamento in -n- della radice indoeuropea ker, “sporgenza”, come nel latino cor-nu, adattabile alla forma di un terreno o di qualche altra caratteristica naturale. Peraltro, non regge l’ipotesi del Mazzi, che risalì al latino cor-nus, “corniolo” (in dialetto cornai). Nel 1968 in località Strada Bassa fu scoperta una importante necropoli gallo-romana. Cognome derivato: Curnis.
CURTO
E frazione di Moio de’ Calvi. Il toponimo, dal latino curtus, “mozzo”, “tronco”, allude evidentemente alla forma di un terreno o di un edificio. Cognome derivato: Curii.
CUSIO
Mentre per i milanesi Cusago e Cusano è stato ipotizzato un appellativo Cusianum alla base del toponimo, per questa località dell’alta Valle Brembana diventa assai più problematico il richiamo ad un gentilizio Cusius. Né pare accettabile un riferimento ai nomi personali etruschi Cusa e Cosa, non documentati ma proposti dal Pieri. Il toponimo sarà da mettere in relazione con quello di Cosio in Valtellina. Ma l’investigazione dell’etimo pare tutt’altro che agevole. Sarà forse una base indoeuropea kos, “bocca”, “or-Io”? In dialetto: Cùss.
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D
DALMINE
Un documento del 975 reca: “in loco et fundo Almene”. Il luogo, detto de Almene o de Almine, divenne poi Dalmine per effetto della fusione della preposizione con il nome della località. La pronunzia sdrucciola fa ritenere che l’etimo sia diverso da quello di Almenno e che vada ricercato, anziché in un gentilizio Almus, nel longobardo cilmend. “pascolo”, “bosco comune”, ossia un diritto esercitato in comune da un gruppo di contadini su di un determinato terreno.
DESENZANO AL SERIO
L’Olivieri fece risalire il toponimo ad un gentilizio Decentius. Ma un manoscritto del 1222 reca la forma de Senzano. L’antica denominazione poteva dunque essere Senzano, divenuta poi Desenza-no sull’esempio di Daste e di Dalmine, che unirono al toponimo originario la preposizione che abitualmente lo precedeva nella parlata comune. In questo caso Sentianum richiamerebbe il nome patrizio latino Sentius. La grossa borgata è frazione di Albino.
DEZZO DI SCALVE
L’Olivieri pone alla base del toponimo il gentilizio romano Decius. La valle nella quale si trova l’abitato, percorsa dalla Via Mala (“cattiva”, perché difficilmente praticabile nella stagione invernale), un tempo era appunto chiamata Decia, a ricordo – sostengono gli scrittori di storia patria -dell’imperatore romano Messio Quinto Decio, tristemente famoso per avere perseguitato i cristiani. Secondo la tradizione, la Via Malasarebbe stata aperta dai cristiani damnati ad metalla. Ma l’abitato non avrà forse preso il nome, come del resto l’omonima valle, dal torrente Dezzo (in dialeno Dèss ma anche Dèce)? Nel latino ecclesiastico: Decium. La località sorge a cavallo del confine fra i comuni di Colere e di Azzone. Cognome derivato: Dezza.
DEZZOLO
Si veda Dezzo, del quale è forma diminutiva. DIECI DENARI
Toponimo perduto. A. Leonardi segnala che in alcune carte geografiche della fine del XVIII sec. e della prima metà del XIX appare la denominazione Comune dei DieciDenari o solo Dieci Denari. Un tempo faceva parte della Vicinia di Scalve il territorio della Valle Seriana superiore a partire da Fiumenero; dividendosi i beni della comunità scalvina, una contrada ricevette la decima parte di essi. Il Leonardi sospetta che tale contrada possa essere la località Torre di Bondione. Nel “Catalogo” del Maironi Dieci Danari figura come comune di Val di Scalve.
DISDEROLI
E frazione di Locatello, in Valle Imagna. Dal nome personale Desiderio, di origine latina ma di diffusione longobarda, si sarà formato il volgare Disdéro, cui si sarà aggiunto il suffisso diminutivo -òl: Disderòl.
DORGA
Si è ritenuto che il toponimo riflettesse il latino turbula, “crocchio di persone strepitanti”. Ma se appare evidente il passaggio dell’iniziale t a d (il latino turdus suona durd in dialetto), non si vede come il suono urb diventi urgh. Che l’etimo consista allora nel neutro plurale torcula, “torchi”? Fra le congetture può stare anche una radice toro tur (forse il celtico dru, “quercia”) con terminazione atonica in -ica. Dorga è frazione del comune di Castione della Presolana.
DOROTINA
E così chiamata una località di Mozzo, ove si trova la nota Villa Dorotina, che ospitò Donizetti e nella quale abitò il violoncellista Piatti. Sarà un diminutivo di Dorotea.
DOSSELLO
Si veda Dosso.
DOSSENA
Non si può escludere a priori che si tratti di un antico insediamento etrusco e tuttavia la terminazione -ena non basta a provarlo né vale invocare un nome personale etrusco Ursena, non documentato. Come per tutti i toponimi del tipo dos-
so, l’etimo foneticamente più probabile pare il latino dorsum, sia pure mutuato dal tardo dos-sum. La forma Dosena che appare nelle vecchie pergamene e nello statuto cittadino del 1263 deve presupporre la pronunzia sorda della s, come l’attuale forma dialettale. Cognome derivato: Dossena.
DOSSO
Dal latino volgare dossum, corrompimento del classico dorsum, ha origine questo diffuso toponimo (es.: Dosso di Azzone, Dossello di Albino). Cognome derivato: Dossi.
DRAGONE
Si veda San Paolo d’Argon. Probabile cognome derivato: Dragoni.
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E
ENDENNA
L’attuale terminazione -enna ne presuppone una arcaica in -ena, come infatti risulta dalla forma Hendena, documentata nel 1254. Il toponimo, per la sua terminazione, fu ritenuto etrusco dal Pieri, il quale congetturò un identico nome personale, tuttavia non documentato. Si potrebbe ricostruire l’etimo – con molta incertezza – sulla base del tema indoeuropeo endh, “inferiore”, incrociato forse con il tema ghend, “viluppo” (donde edera); l’antica grafia parrebbe infatti sottintendere un arcaico suono consonantico iniziale. Non potrei però escludere una radice indoeuropea end o und, “acqua”, “onda”. Noto comunque che negli antichi documenti il toponimo presenta le forme Andenna (1086) e Andena (dello stesso anno), come da pergamena del Monastero di San Giacomo in Pontida. In Somendenna è facile scorgere “la cima di Endenna”, come bene asserì il Rosa (som- per sim-, “cima”). La località fa parte del comune di Zogno. Cognomi derivati: Andena, Andenna.
ENDINE GAIANO
Endine fu ritenuto toponimo etrusco, derivato da un nome personale Endina, non documentato. Non disponendo di altri indizi che agevolino l’investigazione, penso a un etimo simile a quello di Endenna, di origine indoeuropea. Galano, un tempo Piangaiano, è fatto derivare da un gentilizio Gallius, donde Gallianus. Ma non potrebbe trattarsi di un aggettivo di gajum, “bosco bandito”, con suffisso latino?
ENTRATICO
Il Volpi sostenne derivasse da un aggettivo antra-ticum, riferito all’antro detto Buca del Corno. Il Maironi da Ponte fondava invece il toponimo su intraticum, “il primo villaggio all’ingresso di Val Cavallina”, ma il Mazzi lo smentì dimostrando che l’antica forma era Lantratico (Lantradico nell’830 e Lintratico nel 1263), che egli giustamente ritenne aggettivo di Lantrum. Questo antico toponimo designava nel Medio Evo un abitato nel territorio di Costa Mezzate: lo statuto cittadino del 1263 menziona infatti un Comune de Eantro, che “non seppe resistere alla vorace ira dei secoli” (A. Mazzi). A Bergamo Alta ha questo nome un’antica sorgente (acqua del Eantro). L’Olivieri ritenne certa la derivazione dal latino antrum, “antro”, “caverna”. La consonante iniziale pare motivata da un incrocio con latere, “essere nascosto”, che avrà agevolato la fusione con l’articolo determinativo.
ERA
È località di Camerata Cornelio. Richiama il bergamasco èra, “aia” (qui forse, in senso generico, “spiazzo”) dal latino area.
ÈRBIA
È località di Casnigo, nota per un santuario mariano. Il significato sarà “campi da pascolo”, per l’evidente collegamento con l’antica radice erb-, da un supposto tema mediterraneo g(h)erba, “erba”. Si veda Erve.
ERDENO
È frazione di Gorno. Parrebbe ricostruibile in viridenu(m). Ma potrebbe essere una radice diversa, forse prelatina, riferita al mondo animale o vegetale, con il suffisso -enu-.
ERVE
Gli scrittori di storia patria concordano nel far derivare il toponimo dal celtico ervo, “campo”. Esso designa non solo il paese ma anche la valle percorsa dal torrente Galavesa, la cui denominazione appare celtica. L’Olivieri non sapeva se considerare l’etimo ligure (sulla scorta del nome di un fiume francese), celtico (derw, “quercia”) o latino (ervum, “legume”). Dalla notizia della distruzione di un’antica città gallica chiamata Erve si è tratto il pretesto per ritenere che il nostro paese sia stato fondato da un nucleo di Francesi, tranquillamente confusi con i Galli.
ESMATE
Il Rohlfs pensò a una derivazione dal gentilizio Aximus con suffisso -ate. Altri posero a base del toponimo il gentilizio Decimus. Da ciò trasse lo spunto l’Olivieri per indicare l’etimo nel verbo decimare, “sottoporre a decima” (terrae decimataci). Il suffisso -ate lascia presumere una radice prelatina, allusiva a qualche caratteristica geologica. Si potrebbe supporre, senza tradire la fonetica, un composto ex+mat-, da un tema mediterraneo matta, “stuoia”, “strato di terra”. Il paese sorge ai piedi del monte Matto ed è chiamato Smàt in dialetto.
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F
FALGHERA
E località di Sant’Omobono. Per questo e altri similari toponimi si registra la congettura di un tardo latino filicarìa, “felceti”, con un passaggio intermedio del tipo felgaria. Cognomi derivati: Falghera, Falgheri.
FALECCHIO
È località di Onore. Riproduce la voce dialettale bergamasca falècc, “felce”. Ha pure questo nome una contrada di Songavazzo.
FARA D’ADDA
Paolo Diacono spiega nella “Historia Langobar-dorum” che le fare erano “gruppi di famiglie”, ossia tribù che derivavano da un unico capostipite. Esse equivalevano in un certo senso alle gentes romane ed erano alla base della distribuzione delle terre avvenuta dopo la calata di Alboino. Fara d’Adda era chiamata un tempo farà Autare-na (da Autari, nome di un noto re longobardo), per distinguerla da Fara Libarti (si veda Fara Olivano). L’aggettivo Amarena, come altri toponimi di origine longobarda, decadde in pieno Medio Evo per l’intrinseca debolezza della cultura longobarda: nello statuto del 1263 si trova già la denominazione Fara Adue. Risalgono alla seconda metà del VI secolo i resti di una basilica alessandrina che una credibile tradizione vuole eretta dal re Autari. Nel latino ecclesiastico Fara Autha-ri.
Cognome derivato: Fara.
FARA OLIVANA CON SOLA
L’attuale denominazione compare già in una sentenza del 1170 (“in loco et fundo Fara que dicitur antiquitus Fara Olivana”). Ma un atto del 915 reca la forma Fara Libani e credo smentisca la facile ipotesi di un’antica coltivazione di ulivi in un territorio tutt’altro che propizio. L’Olivieri considerò Olivana “alterazione di un Libana cioè Liviana”. Ma è più verosimile che il toponimo rifletta le voci longobarde farà e arimannia, “terra degli arimanni”, guerrieri-coloni longobardi. È possibile ammettere il corrompimento dell’aggettivo in Alimania e quindi in (0)libana. Di un’antica coltivazione degli ulivi, limitata alle zone collinari della Bergamasca, si ha notizia in Mose del Brolo; una località di Borgo Canale in Bergamo è chiamata Olivetulo in un documento del 933 raccolto dal Lupi. Il Rosa ne trasse motivo per avvalorare una sua tesi sull’inasprimento del clima nella Lombardia. Il latino ecclestico ha Fara Luana.
FA VIRANO
È località di Torre de’ Busi. Deriverà dal gentilizio Faberius, donde fundo o loco o vico Faberia-no.
FICARELLI
È località di Ardesie Dal latino ficaria, “ficheto”, “ficaia”, con suffisso diminutivo -eli-. Nel territorio di Chiuduno esiste una contrada detta Valle del Fico e un tempo il paese di San Felice al Lago era detto Figadelli (i Figadèi in dialetto, da un aggettivo ficatus, riferito ad un terreno sul quale prosperavano i fichi).
FIGADELLI
Toponimo perduto. Si veda Ficarelli. Ora l’abitato è detto San Felice al Lago.
FILAGO
Nonostante la forma più antica testimoniata dai manoscritti sia Filaco, fortemente contratta per la scomparsa di una i che doveva seguire la consonante /, si può ipotizzare la derivazione da Filia-cum od Ofiliacum, come proposto dal Flechia. Ancor oggi qualche scrittore gode di riferire, condividendola, la fola della pretesa memoria di un preistorico lago (finis lacus), ripetendo quanto scrissero il Calvi, il Maironi e il Rosa. L’erronea credenza era già stata contrastata nel secolo scorso dal Mazzi. L’Olivieri accostò il toponimo alla voce dialettale comasca filò, “costone di montagna”, e a quella bresciana fila, “filare di viti” ma, a parte le considerazioni di carattere fonetico (il tardo latino filare, da filum, non può avere un esito come quello del nostro toponimo), il paese non è disposto “lungo un margine o un declivio” in posizione particolarmente favorevole alla coltivazione della vite.
FILARETE
È frazione di Ardesie Sarà filaretuipì), “luogo di filari (di piante?)”. Si noti la formazione identica a quella del vicino Colarete, toponimo anch’esso legato al mondo vegetale.
FINALETTO
È località di Covo. Da finale, aggettivo di finis, “confine”, “termine”, con suffisso diminutivo? O forse dal dialettale fenil, “fienile”, seppure storpiato?
FIMLETTI
È località di Pumenengo. Dal dialettale fenil. “fienile”, con suffisso diminutivo plurale.
FINO DEL MONTE
Deriverà dal latino finis, “termine”, “confine (di un appezzamento di terreno)”. Ma c’è chi sostiene che il toponimo abbia avuto origine da una famiglia Da Fin. Non sarà stata la famiglia a prendere il nome da quello del paese?
FIOBBIO
Si è sempre ipotizzata una voce flubulus, “fiumi-cello”, diminutivo tardo latino di fluvius, “fiume” (evidentemente il torrente Lujo). Ma il nome dialettale è Fiabe (con la o aperta) e perciò parrebbe miglior partito l’orientarsi verso una radice fio- (forse floculus, incrociato con falòpa, “viluppo di sterpi”?). Fiobbio è frazione di Albino.
FIORANO AL SERIO
L’antica denominazione Floriano (840) riconduce al casato dei Fiorii, patrizi romani che dovevano possedere terreni anche nell’agro di Torre Pallavicina, dove un tempo esisteva una Villa Floriani.
FIORINE
È frazione di Clusone, detta / Filtrine (“le Fiorine”) in dialetto. Non so a che cosa riferire il toponimo (se a prati fioriti o piuttosto ad un gruppo di cascine) ma noto che nel bergamasco arcaico si ha traccia del sostantivo fiùr, “fiore”, al femminile (sp. fior e frane, fleur). Del resto Chiaro Davanzati (sec. XIII) nel sonetto “In tal pensiero ho miso lo mio core”, al terzo verso scrive: “d’una sì fresca ed aulorita fiore”. Nel bergamasco odierno i primi fichi che maturano d’estate sono detti fiure mentre la fiura del vi è “quella specie di muffa che produce il vino quando è al fin della botte” (Tiraboschi). Pare quanto meno evidente l’origine dialettale del toponimo. Probabile cognome: Fiorino.
FIUMENERO
L’Olivieri credette che il nome derivasse “da graniti ed ardesie di color nerastro”. Sereno Locatel-li Milesi scrisse: “Perché Fiumenero? Il torrente impetuoso che scorre ai margini del paese è limpido e chiaro. Ironia dei nomi!”. Ma dal “Dizionario odeporico” di Giovanni Maironi da Ponte si apprende che nel villaggio esisteva “una fucina di riduzione” e che nelle vicinanze si trovava “un forno di fusione detto del Gavazzo”. L’origine del nome è dovuta pertanto al “fumo nero” provocato dalle fusioni del minerale. In dialetto il toponimo suona appunto Fóm-négher. E Fumo-negro è nella carta del Settata (Amsterdam, 1570).
FLACCANICO
Il nome può avere per base un gentilizio Flacco-nius (o Flaccus), donde un aggettivo sostantivato in -ico o -anico. La frazione appartiene a Costa Volpino.
FOLLO
Toponimo diffuso. Richiama l’esistenza di officine per la follatura dei panni di lana.
FONDERIA
In questa località di Villa d’Alme si fabbricavano cannoni per l’esercito della Repubblica di Venezia.
FONDI
È frazione di Schilpario, detta anche i Fondi. Pare un plurale del latino fundus, “podere”, “proprietà”, associato però all’aggettivo fondo, che indica l’estrema posizione dell’abitato.
FONDRA
Se il toponimo derivasse da fonderia suonerebbe diversamente. Si tratterà piuttosto di un plurale latino fundora, “fondi”, “terreni”. Nonostante la confluenza di un torrentello nel Brembo, Isola di Fondra non indica una “terra isolata” da due corsi d’acqua confluenti, ma l’abitato di Trabu-chello, che “con quelle sue case tutte a ridosso l’una con l’altra, sembrava quasi un’isola in mezzo alla valle” (Ravanelli-Giavazzi: “La Bergamasca in montagna”). Dalla fusione di Fondra e di Trabuchello nacque infatti nel 1928 il comune di Isola di Fondra. Dal “Catalogo” del Maironi: “Isola, contrada di Trebucchello”.
FONTANA
Toponimo diffuso (es.: località di Filago). L’etimo è evidente: da fonte{m) venne l’aggettivo fontana, mutato in sostantivo.
FONTANELLA
E evidente il riferimento ad una sorgente. Per Fontanella al Piano, il cui toponimo appare già in un atto del 949, il Mazzi scrisse: “Non è a meravigliare che un villaggio sorto in mezzo ad un terreno ricchissimo di sorgenti potesse avere questo nome”. Nel comune di Sotto il Monte esiste la località Fontanella, nota per la celebre abbazia dell’ XI secolo dedicata a Sant’Egidio.
FONTENO
Non può che essere derivato dall’accusativo latino fonte(m), con l’aggiunta del suffisso -en-, il quale di per sé non basta a fare ritenere etrusco il toponimo.
FOPPA
Toponimo diffuso. Si veda Foppolo. Cognome derivato: Foppa.
FOPPENICO
La forma attuale è presente nello statuto cittadino del 1263 ma nel 985 un atto reca: “in vico et fundo Flaponico prope vico Calaucio”. L’Olivieri propose un originario Flavianicum, derivato dal gentilizio Flavianus. Il mutamento del lemma Flap- in Fop- potrebbe essere dovuto a corruzione e ad incrocio con il dialettale fòpa, “fossa” (lat. fovea). Ma il lemma originario ben difficilmente sarà stato Flap- o Flab- (e tanto meno Flav-). Forse il gentilizio originario era Flaccusl Si pensi al latino flaccus, che in mantovano diventò fiàp, “sgonfio”. A meno che non congetturare un gentilizio Flavus o Flavonius. Il toponimo deve avere comunque subito vistose corruzioni: in un privilegio concesso nel 1186 da Urbano III al monastero di Pontida si legge la forma Pompenico. La località appartiene al comune di Calolziocorte.
FOPPOLO
Questo e altri toponimi del tipo foppa riproducono il dialettale fòpa, “buca”, “fossa”, dal latino fovea (etrusco favi-). Nei derivati la voce dialettale può cambiare genere (fopù, “grande fossa”), come nel caso di Fòpol, “piccola fossa” (suffisso diminutivo -ulus). Un comune denominato Foppa esisteva nel 1263: lo statuto cittadino di quell’anno lo enumera con Monticelli e Mezzate. Cognome derivato: Foppoli.
FORCELLA
È toponimo diffuso nelle zone montane (un santuario della Forcella a Pradalunga, una chiesa della Forcella a Carenno, una baita della Forcella a Isola di Fondra, Forcella di Bura, in Val Brem-billa) ; indica sempre un valico, un avvallamento o una cunetta che agevoli il passaggio (\at.furcilla). Cognome derivato: Forcella.
FORESTO
Si veda Foresto Sparso.
FORESTO SPARSO
È toponimo della tarda latinità, dall’aggettivo fo-restis di silva, “bosco di fuori”, ritenuto da alcuni d’importazione franca. Sparso alluderà alla dislocazione dell’abitato. Foresto è pure località di Villa d’Alme. Cognome derivato: Foresti.
FORMIGNANO
È località di Solto Collina. L’etimo più probabile consiste in un gentilizio Firminius, da cui Firmi-niano.
Cognome derivato: Formignani. FORNACE
Toponimo diffuso (es.: frazione di Monte Maren-zo); XaX.fornax, -acis, “forno industriale” (per la cottura di mattoni o l’estrazione di minerali).
FORNACETTE
E località di Grassobbio. Si veda Fornace. FORNACI
Sono così chiamate due frazioni (di Casazza e di Trescore Balneario). Si veda Fornace.
FORNASOTTO
Il nome di questa località di Pontirolo Nuovo riflette il dialettale fornasòt. Si veda Fornace.
FORNO
E toponimo diffuso (ad es.: località di Valtorta), dal latino furnus, “forno famigliare”.
FORNONUOVO
Si trova in Valtorta. Il toponimo allude ad un forno per la panificazione. Il toponimo attuale compare in una carta geografica del 1856 (Forno-novo). Ma in carte geografiche precedenti (dal 1580 al 1724) è semplicemente Forno. V’era dunque un forno vecchio, deperito e sostituito da un nuovo forno.
FORNOVO SAN GIOVANNI
Un documento del 948 reca scritto: “in Comitatu Bergomense prope plebem que dicitur Forum Novum”. Sulla latinità di questo toponimo, che significa “nuovo mercato”, non è lecito nutrire dubbi. Che Fornovo fosse un centro importante in epoca imperiale è dimostrato dall’abbondanza dei reperti archeologici che da tempo si rinvengono nel suo territorio. Per tale ragione il paese fu definito dal Mantovani “la piccola Pompei bergamasca”. Il toponimo implica l’esistenza di un centro precedente, identificabile in quel Forum Ju-guntorum testimoniato da Claudio Tolomeo e localizzato da alcuni studiosi in una vasta zona ad ovest di Crema, verosimilmente fra Camisano e Castelleone. Probabilmente Forum Novum sorse in occasione della centuriazione dell’89 a. C, quando vennero distribuiti a coloni romani vasti appezzamenti del territorio bergamasco. I Giu-gunti potevano essere un gruppo celtico travolto dalla gran disfatta degl’Insubri, definitivamente piegati da Valerio Fiacco nel 194 a. C, nei pressi di Milano.
FRACCIA
Il nome di questa località di Mezzoldo non è che una variante dialettale difracta, “rami intrecciati”, “rami rotti”. Si veda Fraggio.
FRAGGIO
Questa frazione di Pizzino deriverà forse il nome da /rada, “rami rotti”, neutro plurale della voce latina fractus. Nei dialetti lombardi i termini fracc, fracia e simili assumono diversi significati traslati (es.: “riparo di rami avviluppati”, “argine di rami e di terriccio”). La forma il Freddo che appare in carte geografiche del Settecento non è che una storpiatura.
FRASNADELLO
Corrompimento volgare di fraxinetum con suffisso diminutivo -eli-. La località è frazione di San Pellegrino Terme. Si veda Frasnito.
FRASNITO
Questa località di San Pellegrino Terme prende il nome da un fraxinetum, “bosco di frassini”.
FREROLA
Significa “piccola ferriera”. Dall’aggettivo ferra-rius (sostantivato nel dialettale frér, “fabbro ferraio”) è agevole pervenire a ferraría, in dialetto fréra, “ferriera”, a cui è aggiunto il diminutivo dialettale -ola. Uguale etimo ha la contrada Fre roti ad Oltre il Colle.
FREROLI
È località del comune di Oltre il Colle. Si veda Fr eroici.
FUCINA
È toponimo diffuso; ricorda le antiche officine per la lavorazione del ferro.
FUIPIANO
Nelle vecchie carte si rintraccia la forma Fopiano, che risponde ad entrambi gli abitati nostri (Fui-piano Imagna e Fuipiano al Brembo). Potrebbero valere sia l’ipotesi del Flechia di una derivazione da fovea, “fossa”, attraverso un aggettivo fovea-num, sia quella dell’Olivieri di una base latina fagitum planum, “faggete piano”, attraverso fòi-pià. Credo improbabile l’etimo di un gentilizio Fuvianus o Fabianus. Fuipiano al Brembo è frazione di San Giovanni Bianco.
FUSTINA
È località di Ponteranica, detta in dialetto la Fustino. Presuppone un Faustina, forse denominazione di una cascina (dal nome personale Faustino).
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G
GABIASCA
È frazione di Gandellino. Per la vetustà della terminazione -asca si è tentati di risalire alla radice mediterranea gav-, “fossato”, che tuttavia nella nostra toponomastica si presenta inalterato e pare non ammettere la variante gab-. Sarà allora più probabile la derivazione dal latino cavea, “recinto”, che può essere stato assunto da genti celto-liguri, presso le quali era ancora vivo il suffisso aggettivale -asch- in epoca romana. Un derivato dal gentilizio romano Gabius, ben documentato, si sarebbe imposto nelle forme Gabianum o Gabiana.
GAFFORELLI
È frazione di Foresto Sparso, dal cognome omonimo (Gaffurius+dim. -eli-), nota nei dintorni per un piccolo santuario mariano (in dialetto: la Madóna di Gafurèi).
GAGGIO
Si veda Roncallo Gaggio.
GAGIANISICA
Toponimo perduto. Si veda Gazzaniga.
GAIANO
Si veda Endine Galano.
GALLINARGA
È località di Tavernola. Si ricostruisce un gallina-rica. che presuppone gallinaria, “luogo di galline”. Lat. galllnarium, “pollaio”.
GANDA
Sorge presso il monte Cornagera, un tempo chiamato latinamente Ruina per le sue frane. Si veda Caudino. La borgata è frazione di Aviatico.
GANDELLINO
Si veda Gandino.
GANDINO
Questo e altri toponimi bergamaschi come Gan-dellino. Gandosso, Ganda di Aviatico e Gandorla di Pontida sono ritenuti di origine celtica e derivano dal tema gant, “frana”, “rovina di sassi”, “dirupo franoso”. Già il Rosa aveva considerato gand “radice a molti nomi di luoghi dirupati”, rilevando la voce nella Svizzera tedesca mentre l’Olivieri e il Boselli la ritengono solo lombarda. L’area di diffusione del toponimo in molteplici varianti è stata messa in relazione con un insediamento di popolazioni reto-ladine. Cognome derivato: Gandini.
GANDORLA
Da gant con suffisso diminutivo -orula. Si veda Gandino.
GANDOSSO
Si veda Gandino.
Cognome derivato: Gandossì.
GARDADA
E località di Branzi, in riva al Brembo. Forse non da un posto di guardia (latino altomedioevale guardare) o da una stalla (gotico garda) bensì da un ponticello pedonabile (aqua gradata, “corso d’acqua che si può attraversare a piedi”).
GARGARINO
È frazione di Riva di Solto. La forma diminutiva ne presuppone una precedente, che a me pare calcara (con l’esito non toscano -ara), dal latino fornax calcarla. Il Maironi da Ponte scrisse Gal-garino.
GAVARNO
Il toponimo riconduce senza dubbio al tema mediterraneo gava, “corso d’acqua”, “fossato”, presente anche nel latino volgare. Gabriele Rosa ricollegò la radice gava al gentilizio latino Gavius (testimoniato dall’Arco dei Gavii a Verona) ma nel nostro caso la persistenza del suffisso -arn-(Gavarno in un documento del 928) permette di risalire ad un insediamento preromano, forse ligure o reto-ladino. La radice ricompare in diversi toponimi: il fiume francese Gave, il paese sardo di Gavoi presso il fiume Talora, il paese alessandrino di Gavi presso un affluente del Tanaro, il bresciano Gavardo presso il fiume Chiese. Con il nome di Gavarno si designa una frazione di Scan-zorosciate ma pure una valle presso Nembro, dove Enrico Caffi rinvenne nel 1901 un reperto neolitico. Altro toponimo bergamasco collegato a gava è Gaverina, per il quale è stato ipotizzato un gentilizio romano Gaberius. Si è anche inventata di sana pianta una cava aurina ma del fantastico oro non si è trovata traccia. In realtà al tema gav- fu aggiunto in epoca preromana il suffisso -ar- mutato poi in -er- a causa della terminazione diminutiva -ina. Sia Gavarno che Gaverina non sono lontani da corsi d’acqua aventi carattere torrentizio.
GAVAZZO
È contrada del comune di Valbondione, detta ol Gaàs. Si vedano i toponimi Songavazzo e Gavarno. L’esistenza di altri Gavazzo nella pianura padana avvalora il significato che si dà alla radice gav-, “fossato”, “corso d’acqua” e sembra escludere l’asserita accezione di “dosso” o “altura”. Cognomi derivati: Gavazzi, Giavazzi, Gavazzeni.
GAVERINA
Si veda Gavarno.
Cognomi derivati: Gaverina, Gaverinl. GAZZANIGA
Il toponimo compare nella forma Gagtaniga in un atto dell’830. Più che in un derivato da Cattianus o Cattienus (che implicherebbero probabilmente la pronunzia sdrucciola), l’etimo sarà da ricercare nella voce lombarda gazzano, che l’Olivieri fece giustamente derivare dal longobardo gajum, ga-gium, o gadlum, “bosco cintato”, “luogo riservato”, “zona bandita” (si veda Roncado Gaggio). Stranamente mons. Angelo Zavaglio collegò il toponimo al sostantivo latino gaza, “tesoro”, “ricchezza”. Di un vico Gagianisica, “ad locus qui dicitur Quesa”, fa testimonianza un manoscritto del 955: il sapere che sorgeva presso il torrente Quisa non è stato motivo sufficiente per poterlo localizzare. Cognome derivato: Gazzaniga.
GAZZENDA
Questa località di Adrara San Martino trae il nome da gazzo, “bosco bandito” (si veda Roncal-lo Gaggio). Il suffisso non rammenterà un gasin-dio longobardo, come sospettò l’Olivieri, ma si riferirà genericamente a ciò che era di pertinenza del gadium, con un adattamento del suffisso tipico del participio futuro passivo, sull’esempio di faccenda.
GENESTARO
È frazione di Ambivere (Ginestaro in alcune carte geografiche). Rilevo le forme Zenesthero (1250) e Zenesterìum (1271) dal regesto delle pergamene del Monastero di Pontida. Il significato originario è certamente “ginestreto”, dal tardo latino genesta, “ginestra”.
GERATE
Toponimo perduto. La località, testimoniata da alcuni manoscritti antichi (Gerrateneì 910, vicoet fundo Cerate nel 911, vico et fundo Cirrate nel 977), doveva prendere il nome da quello del torrente Zerra (un tempo Girra) e suonare Girra-tum, come bene vide il Mazzi, il quale localizzò l’abitato nei dintorni della Cascina di Santo Stefano, non molto lontano da Bolgare. Una derivazione da glarea, “ghiaia” (dial. gèra) non avrebbe mai dato una forma Girrate. Il suffisso -ate presenta qui lo stesso adattamento che si rileva in Brembate e in Sedate. Il nome del torrente dovrà farsi discendere dalla radice indoeuropea gwer, donde il latino classico gurges, “gorgo”.
GEROLA
L’esistenza dell’abitato è testimoniata da un atto del 960, nel quale è nominato semplicemente Glariola senza alcuna specificazione (loco, fundo o vico). Il Mazzi nel 1880 scriveva: “Non sarei lontano dal credere che Gerola fosse nel luogo ove un cascinale porta lo stesso nome a ponente di Telgate”. E chiara la derivazione da glarea, “ghiaia”, con il suffisso diminutivo -ola.
GEROMINA
È frazione di Treviglio, detta la Geronima. Sarà il nome di una cascina, da un nome proprio femminile Girolamina, contratto in Giromìna (si pensi alla forma Girometta della nota canzone popolare, da Girolametta).
GEROSA
Alluderà ad un terreno ghiaioso (dial. gèra, “ghiaia”).
Cognome derivato: Cerosa. GHIAIE
In dialetto: i Cere, “le ghiaie”. Sono così denominate lungo il corso del Brembo alcune località ghiaiose (a Villa d’Alme, a Paladina, a Bonate Superiore).
GHISALBA
Un documento dell’843 reca la forma Glesialba, dalla quale si può risalire a ecclesia alba, “chiesa bianca”. Doveva trattarsi di una delle più antiche chiese battesimali della Bergamasca, edificata molto tempo prima della caduta dell’Impero, quando il latino, sia pure con varianti locali, era parlato abitualmente dalle nostre popolazioni. Se così non fosse, non troveremmo traccia dell’aggettivo alba, perché la voce blancus, attestata nel latino del X secolo, poteva già essere penetrata nel latino del V secolo. Nel territorio di Ghisalba si ritrovarono reperti archeologici risalenti all’epoca romana (un’ara di Giove Statore, che si trovava nell’antica chiesa parrocchiale, fu fatta eliminare da San Carlo Borromeo nella visita pastorale del 1575). Ciò prova la romanità dell’insediamento. Il Mazzi ritenne che il gruppo delle abitazioni di Ghisalba venisse formandosi a poco a poco sotto il dominio franco ma contro questa ipotesi sta la persistenza del toponimo latino, risalente al tempo della conversione al cristianesimo della stragrande maggioranza delle genti pagane. La chiesa fu chiamata alba forse perché era costruita con una pietra biancastra o perché – come sostenne il Mazzi – si trattava di un nuovo edificio appena imbiancato. Prendendo lo spunto dal fatto che si trattava di una chiesa battesimale, lo Zavaglio asserì che l’aggettivo era in relazione con l’abito bianco indossato dai battezzando
GHISALERIO
È frazione di Blello. Non certo da ghisa, vocabolo acquisito dal francese guise, ma da una forma ghisal+arius, che non ricondurrei a nomi personali barbarici (Gisu e Wiso) ma ad una contrazione volgare di <?cc/e.57fl=g/z/sa+sufiisso aggettiv. -al-.
GIOGO
Il nome di questa località di Viadanica rimanda al latino iugum (dalla radice indoeuropea yeug) nel significato traslato di “rilievo montano” (“iugum montis”, T. Livio).
GORLAGO
Le forme più antiche a noi note sono Gurgolaco (881), Corgolago (886) e Gorgolaco (949). Queste forme trassero in inganno il Maironi da Ponte, il quale scrisse: “Chi sa che quivi altravolta il Cherio non allagasse e che il nome di Gorlago non sia derivato da siffatta costituzione del sito, in cui esso risiede! Ad avvalorare questa congettura pare concorrere il nome del villaggio in latino: Gurgulacus”. Ma non può essere un “gorgo del lago” perché nel secolo IX all’interno della sillaba Uà era già caduta la i, che non reggeva l’accento tonico del dittongo. Il dotto e zelante Maironi non si occupava di filologia e non avrà supposto neppure il passaggio del suono eh in gh, frequente nei dialetti lombardi (come nel mantovano gola-na, “collana”). Il Flechia indicò il toponimo originario in Curculiacum, da un gentilizio Curculius.
GORLE
Da questo paese passava una strada militare romana, testimoniata dalla Tavola Teodosiana. Le antiche forme Gorolis (897) e Gorele (910), indubbiamente sdrucciole, provengono dal latino gululae, diminutivo di gulae, “anfratti”, con evidente riferimento al corso del fiume Serio. Anche i due abitati milanesi di Goda sorgono presso un fiume, l’Olona. Può essere che per effetto del rotacismo la denominazione si sia confusa con gurgulae, “gorghi”, come adombrò l’Olivieri. Ma si noti che sia Gorla che Gorle sorgono su rive scoscese.
GORNO
L’Olivieri mise in relazione questo toponimo con quello varesino di Cornate, sospettando una forma górgano, corruzione di gorgolo, “piccolo gorgo”. Il Rohlfs pone invece alla base un gentilizio Cornus, che pare improbabile poiché l’attuale forma dovrebbe presupporre un góronus; sarà un derivato dalla voce mediterranea gaura (donde il latino medioevale gaurus, “canale”, e l’italiano gora), che avrà qualche attinenza con il torrente Riso, che scorre nei pressi dell’abitato. La forma dialettale Goren appare nella carta geografica del Sorte (1575).
GRABBIA
Si veda Grabiasca.
GRABIASCA
Il toponimo è stato messo in relazione con il latino medioevale carabia, “pietrame” ed accostato quindi a Caravaggio e al varesino Garabbiolo. Ma la radice grab può ricondurre direttamente al tema mediterraneo grappa o krappa, “sasso”, “pietra” (donde l’italiano greppo). La terminazione -asca, notoriamente antichissima, rafforza l’ipotesi del tema mediterraneo, evidente anche nel toponimo Grabbia, località di San Giovanni Bianco, per la quale non ammetterei una base labea, proposta dal Pieri per il toponimo lucchese Sgrabbia. Grabiasca è località di Gandellino.
GRAFFIGNANA
Questa località, fra Romano Lombardo e Fara Olivana, non doveva un tempo essere molto sicura per i viaggiatori, se il toponimo riflette il dialettale sgrafignà, “rubare”. Registro tuttavia l’ipotesi di un aggettivo sostantivato del gentilizio Carfinius.
GRANA
È frazione di Còlere. Così l’Olivieri: «La voce krana in significato di “fessura”, “crepaccio” è nota almeno nel dialetto di Bellinzona e deve aver dato il nome forse a Cranno, fraz. di Canzo, a Crana, fraz. di S. Maria Magg. in Val Vigezzo (un orrido di Crana anche per Domodossola)». Si veda Grena.
GRASSELLO
E località di Piazzatorre. Si veda Grassobbio. Cognome derivato: Grasselli.
GRASSO
E frazione di Valtorta. Si veda Grassobbio. GRASSOBBIO
Gli antichi documenti recano le forme Grassobio e Grasobio; la seconda pare graficamente incompleta, presupponendo la pronunzia sorda della s, che il Mazzi già rilevò nella forma dialettale (Grassòbe). L’etimo deve consistere nel tardo latino grasso, che allude non tanto alla natura di un suolo ubertoso quanto piuttosto ad un terreno o ad un prato ingrassato dagli armenti. Il suffisso diminutivo -iibulus è pure tardo latino. Il Volpi trascrisse erroneamente dall’Olivieri gass (e quindi gagiuml) anziché grass, volendo indicare la radice del nome. In epoca romana il territorio poteva dipendere da Zanica ( Vettianica): a Grassobbio si rinvenne infatti una iscrizione latina menzionante il casato dei Vettii.
GRENA
Il nome di questa località di Zandobbio
“crepaccio”, tuttora viva nel nostro dialetto e priva tuttavia di connessioni sicure. Cognome derivato: Grena.
GHIGNANO
Le antiche forme Gradeniano (960) e Gradìnìano (972) riconducono ad un praedium o rus Grati-nìanum e quindi ad un casato romano (Gratinii). Il toponimo non ha alcun nesso con il verbo bergamasco grignà, “ridere” (di probabile origine celtica), che Natale Bottazzi mise in relazione con il nome del torrente Grigna, affluente dell’Oglio.
GRIMOLDO
E località di Oltre il Colle. L’Olivieri congetturò un nome personale Grimaldo. Ma nelle vecchie carte geografiche compaiono le forme Grumoli e Grumolto, equivalenti a “grumo alto”. Si veda Cromo. In questo caso la voce grom dovette essere latinizzata in grumus: da grumum altum si ebbe il dialettale grùm oh, inteso in epoca moderna come Grimoldo. Ma si noti che ancora nella carta geografica edita dai fratelli Bolis nel 1862 figurava la forma Grumolto.
GROMBOSCO
È toponimo composto da gromo+bosco. Si veda Cromo. Grombosco è località di Pontida.
GROMFALEGGIO
E toponimo composto da grom+falècc, “gromo del felceta”. Si veda Gromo. Gromfaleggio è località di Pontida.
GROMLONGO
E toponimo allusivo alla forma oblunga di un’altura. Si veda Gromo. Gromlongo è località di Palazzago.
GROMO
Il toponimo è diffusissimo in Bergamasca ed appare in numerose varianti (Grumo, Grumello del Monte, Grumello de’ Zanchi, Grumalto, Gromlongo, Grombosco, Gromfaleggio, ecc.). Ritenuto da alcuni tipico degli Orobi, fu accostato dal Rosa alla voce latina sepulcrum, non so con quanto rigore filologico. L’Olivieri lo fece semplicemente derivare dal bergamasco (arcaico) gròm, “grumo”, “mucchio”, nel significato traslato di “poggio”, “altura”. La denominazione originaria pare però precedente al latino grumus, “mucchio di terra”, e quindi ad un latino volgare gruma, “insieme di tumuli”; richiamerà sicuramente una radice prelatina grom, priva di connessioni evidenti, a proposito della quale il Rosa citò i gromlech (“sepolcri”) dell’Armorica e della Britannia. Indubbiamente l’etimo originario fu stravolto nel corso dei millenni: nei documenti medioevali si trova la voce grumellus nell’accezione di “pascolo comune” (Bosshard). Ma al tempo dei Celti e dei Romani poteva valere per “tumulo di pietre” e ciò spiegherebbe la presenza di toponimi similari in zone pianeggianti. Stefano Dotti ritenne grom voce illirica nel senso di “altura fortificata”. Un etrusco cruma, “gruma”, non presenta alcuna attinenza evidente. Non si ha peraltro alcuna notizia di un asserito popolo dei Grumi, che avrebbe fondato il noto paese seriano.
GRONE
Confrontando le due forme Gorones (da un atto dell’830) e Grahone (dallo statuto cittadino del 1263) il Mazzi ebbe ragione di affermare che “la forma attuale di questo nome discende affatto normalmente dalla più antica”. Da Gorones deriva nettamente anche il dialettale Gru. Si può pensare al basso latino gurdus, dalla radice indoeuropea gur, “inghiottire”, con riferimento all’azione erosiva del vicino corso d’acqua affluente del Cherio. La forma più antica del toponimo lascia però intravedere al contempo una base mediterranea e precisamente gaura (si veda Gorno). A pochi chilometri da Gazzaniga si trova la Val de Gru, presso i prati di Garimóncc, con antiche baite e una chiesetta.
GROPPINO
L’etimo va rintracciato nel vocabolo groppo, “altura”, coniato sul calco di un probabile barbarico krupp qui forse incrociato con il mediterraneo grappa, “pietra”. La località appartiene al comune di Piario.
GRU
Si veda Grone. GRUMELDURO
È contrada di Albino nella Vallalta. Il toponimo è composto da grumello+duro. Si veda Gromo.
GRUMELLO DEL MONTE
Presuppone una forma diminutiva grumulo o grumolo. Si veda Gromo. Cognome derivato: Grumelli.
GRUMELLO DE’ ZANCHI
Il cognome più diffuso in questa frazione di Zo-gno è tuttora Zanchi. Si veda Gromo.
GRUMO
Il nome di questa frazione di San Giovanni Bianco è variante latina di grom. Si veda Gromo.
GUERINO
Questa località della Val Brembilla non può che derivare il nome da Guerinoni, cognome diffuso i Gò de Guerinoni nella carta geografica del Sorte, 1575).
GUZZAMCA
È detto vico lusianica in un atto del 970. Due anni dopo appare la forma Iussianica, graficamente più corretta della precedente, e nel 1224 si trova Gusanica. L’etimo non va certo ricercato nell’aggettivo aguzzo, specificativo della forma di un terreno. Nel 1880 il Mazzi registrò la forma dialettale Gióssanga e la confrontò con il fundus lussianus citato dalla Cronaca del monastero di Farfa: ciò gli permise di supporre un originario Iussianica (silva, domus, casa,figlina, ecc.) “spettante ad un fondo omonimo di quello datoci dalla Cronaca”. Un confronto ancora più vicino è possibile con il comasco Giussanico, che si fa derivare da un gentilizio lustianus. Il lemma ius- divenne gus e quindi guz (anziché gius, come nell’italiano giustizia) per effetto di un adattamento al linguaggio dei colti. La località appartiene al comune di Dalmine.
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I
ISOLA DI FONDRA
Si veda Fondra.
ISSO
La forma più antica a noi nota è Isio (915), che è stata fatta risalire ad un gentilizio romano Iccius o Liccius. oppure all’aggettivo lombardo liss, “liscio”. Se queste congetture lasciano perplessi, ancor meno convincente è il porre alla base del toponimo un isius, aggettivo di Iside, riferito ad un culto pagano. Non saprei se esiste un nesso fra Isso e l’antico vico Isione documentato nel X secolo e ora scomparso, vico che il Mazzi localizzò nel Lodigiano, vicino ad Abbadia Cerreto. Un corso d’acqua che scorre nei pressi di Camisano e di Isso e che oggi è detto Rio del Molino, era chiamato un tempo fluvio Issio (960). Il Mazzi credette che questo fluvio traesse il nome “dall’avere le sue sorgenti nel territorio di Isso”. Forse il toponimo deriverà dal tema mediterraneo nsa, “”isola”, condizione geografica indicante la confluenza di un corso d’acqua con un altro. In questo caso, pur presentandosi il tema assai corrotto nell’esito moderno (i-ns-ius), vi è almeno una corrispondenza idrografica. In dialetto è Iss.
IURNO
Toponimo perduto. Era noto come vico etfundo, secondo la testimonianza di un atto dell’867. Secondo il Mazzi la località non doveva essere lontana dal territorio di Almenno e si trovava sulla sponda sinistra del Brembo. Ora si ritiene che sorgesse nei pressi di Villa d’Alme. La forma lurno, nonostante l’evidenza della terminazione italica, è forse mutilata nella parte iniziale e pare comunque troppo corrotta per tentare di ricostruire l’etimo, che potrebbe apparentemente consistere nel tema indoeuropeo yeus o yewes, “formula d’incitamento”, “portafortuna”.
IUSSIONICA
Toponimo perduto. Per la localizzazione si veda Ursianica e per la base si veda Guzzanica.
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L
LALLIO
L’antica forma a noi nota è hallo (875, 970 e 982, anno nel quale in un atto si definisce il paese vico etfundo). Essa non si discosta gran che dall’attuale. Il toponimo è accomunato dagli etimologi al comasco Luglio nella derivazione dal gentilizio romano Lallius (o Lelius?). In effetti la radice pare consistere in un tema onomatopeico /-/, “rumore ripetuto’, “balbettio”, dal quale può essere derivato un nome personale Lalus. Il dialetto bergamasco ha la forma arcaica lalo e quella moderna lélo per “allocco”, “finto tonto”.
LANTANA
È località del comune di Castione della Presolana nella frazione di Dorga, nota per un santuario mariano. Anticamente era comune, iscritto alla porta cittadina di San Lorenzo. Si tratta indubbiamente di una forma sincopata dall’aggettivo latino alnetanus, da alnetus, “macchia di ontani”.
LANTRO
Toponimo perduto. Si veda Entratico. LAVAGGIO
È frazione di Averara. Sarà la voce lavagg, “abbeveratoio”, “bacino d’acqua”, che si ode in Val-sassina, da un tardo latino labaclum, simile a lava-crum.
LAVELLO
È località di Calolziocorte (in dialetto: olLaèl). Il toponimo appare nella forma attuale in un documento del 1015. Nella Tavola Velleiate è citato un fondo dello stesso nome e ciò fa ritenere che l’etimo consista nel latino labellum, “vaschetta”, dal quale derivò il lombardo lavèl, “pila”, invocato dall’Olivieri. Il distacco del presunto articolo nella forma I-avello (donde l’italiano avello) si verificò per un vico Aello testimoniato da atti del X secolo e identificato dal Mazzi in una località “a tramontana di Calcio e sulla destra dell’Oglio”. Cognome derivato: Lavelli.
LAVINA
È frazione di Vedeseta. Dal tardo latino labina, “appezzamento di terreno che scivola (a valle)”, da labi, “cadere”, donde anche slavina. Il Rosa scrisse: «.Lavina, voce antica ne’ monti verso Valtellina per “valanga”».
LAXOLO
Non assimilerei questo toponimo né a Lissogno di Como (che si ritiene derivato da ilicea, aggettivo di ilex, “leccio”) né a Usanza di Varese (forse da una base iberica alisos, “ontano”). Mi pare chiara la derivazione da un aggettivo latino laxus, “largo”, “ampio”, “esteso”, preceduto da un sostantivo caduto in disuso con l’affermarsi della parlata volgare. Il toponimo originario sarà stato riferito ad un terreno da pascolo. Laxolo fa parte del comune di Brembilla.
LEFFE
Da un atto del 903: “in vicis et fundis Leufo, ecc.”. Nello statuto del 1263 compare già la forma attuale: “Comune de Lefe”. In uno studio cartografico di Leonardo da Vinci il paese è indicato con il nome Leva. La pronunzia dialettale è Léf; essa può avere tratto in inganno il grande artista nell’italianizzazione del toponimo, sull’esempio dei dialettali òf, “uovo”, nòf, “nove” e “nuovo” (si veda Vallevé). Dovrebbe escludersi una origine barbarica, considerando l’antichità del toponimo Leuquo (attuale Lecco). Il Volpi si limitò a ritenerlo “di origine incerta per quanto remotissima”. È probabilmente celtico e sarà da connettere al lemma indoeuropeo leu-, che assume vari significati (es.: lutum, “fango”). Cognome derivato: Leffi.
LENNA
Pare assai improbabile la derivazione da un nome personale romano Alenus. Il toponimo parve al Rosa “di suono greco o meridionale” ma un richiamo a Lemno è inverosimile. Lascia altresì perplessi il risalire ad un etrusco lemina, ipotizzato dal Pieri; una radice celtica leu- dovrebbe dare negli antichi documenti Lèuna, con una strana terminazione -a (si pensi a Lecco, già Leuquo, a Leffe, già Leufo, a Lesse, già Leuces). Il toponimo sarà forse da mettere in relazione con il nome del torrente Enna, che precipitando dall’orrido della Val Taleggio sbocca nel Brembo a San Giovanni Bianco. Lenna si trova presso la confluenza dello Stabina con il Brembo, in una località ricca di acque; non pare quindi fantasioso supporre a base del toponimo un antichissimo tema em o en (con varianti on e in) allusivo a corsi d’acqua. Questa ipotesi mi pare almeno più aderente alla realtà di quella di una possibile radice indoeuropea len, “lento”, “flessibile”. Quanto saranno attendibili le forme Lemna (1575) e Lemnu (1580) delle vecchie carte geografiche?
LEPRENO
Il Pieri, sulla scorta del suffisso -eno, lo ritenne toponimo etrusco. L’antica forma Leverene riconduce a Leporenae, femminile plurale di un aggettivo leporenus (leporinus in Vairone), con suffisso osco-latino, dall’antico tema mediterraneo lepro-, “lepre”. Sarà dunque stata anticamente una località ricca di selvaggina stanziale. Lepreno è frazione di Serina.
LERANO
Il nome di questa località di Viadanica potrebbe sottintendere un gentilizio latino, forse Valeria-nu(m), per il quale si sarebbe verificata la caduta della prima sillaba a causa del dileguo della v.
LESSE
Così è chiamata da tempo immemorabile una località del territorio di Trescore: si tratta di una valletta solcata da un corso d’acqua che in dialetto è detta semplicemente la ài (“la valle”). La valletta è detta invece ài del Léh, “valle di Lesse” ( Vallis Leti] in un documento del 1509). Un manoscritto dell’830 reca però la forma Leoces, che Angelo Mazzi mise in relazione con la misteriosa Leuceris della Tavola Peutingeriana, località sull’itinerario fra Bergamo e Brescia ai tempi dell’imperatore Alessandro Severo (222-235). La permanenza dell’antico toponimo Lesse per designare la piccola valle, nella quale è identificabile almeno un toponimo di origine romana (Marza-nica), lascia supporre che un tempo il territorio di Leoces, verosimilmente Leuceris, fosse più esteso e che in esso passasse la strada di collegamento fra Bergomum e Brixia. Certamente il Leuceris della Tavola di Peutinger non corrisponde all’attuale Lecco (antica Leuquo) in quanto, pur nell’approssimazione di un disegno cartografico rudimentale, dovuto a conoscenze geografiche scarse e in parte errate, Leuceris è indicato all’interno del percorso fra Bergomum e Brixia. D’altro canto il passaggio dalla forma Leuceris a quella altomedioevale Leoces si spiega con l’eliminazione del suono sdrucciolo e quello da Leoces a Léss (o Léh per effetto dell’aspirazione locale della sibilante) è ancora più evidente e trova riscontro nell’attuale forma dialettale Léf (Leffe, anticamente Leufo). Circa l’etimo, lascia perplessi il richiamo ad una radice celtica leuk, “risplendere”, “biancheggiare”, messa in relazione allo spumeggiare e al luccicare delle antiche fonti sulfuree di Trescore e delle annesse saline, forse esistenti in epoca romana (M. Sigismondi: Trescore Balneario, 1977). Forse Leuceris doveva il suo nome ad un cippo o ad una pietra miliare sulla strada celtica e poi romana (leuka, misura itineraria celtica)? O si dovrà risalire al lemma indoeuropeo leu, “fango”, presente negl’idiomi celtici?
LEVATA
È località fra Calolziocorte e Monte Marenzo. Varrà “sollevata”, alzata”, aggettivo riferito ad una strada. Si veda Levate.
LEVATE
La forma Lavate, rilevabile in un documento del 908, persiste fino al XIII secolo, alternandosi tuttavia con Levate, che compare già nel 975. Il Flechia sospettò un originario Olivato, accomunandolo ad alcuni nomi lombardi che attesterebbero “l’antica coltura degli ulivi”. L’ipotesi di una terra olivata lascia però perplessi, se si considerano le caratteristiche del clima padano. Per una cascina Lavata, che si trovava ancora nel secolo scorso a Linate, il Boselli scrive: “Il toponimo, un tempo frequente in Italia e in Francia, si riferiva generalmente a una strada corrente su terrapieni o una via pubblica condotta nel Medio Evo in territorio rurale o cittadino. Questo toponimo ha invece tutt’altra origine”. E riporta un brano del Gerosa Brichetto secondo il quale levata “è il nome tipico di tutte le chiuse del Lambro”. Il significato del nostro Levate consisterebbe perciò in “case alzate”, cioè elevate perché costruite allo stesso livello di una strada che correva su di un terrapieno. Resta il dubbio che la forma Lavate contenga la radice originaria. In questo caso dovremmo risalire a un derivato dal latino labes (es.: lava), con allusione a terreni scivolosi, posti in pendio. Ma la natura del suolo pare escludere questa ipotesi.
Probabile cognome derivato: Levati.
LIDUNO
Toponimo perduto. Di un Borgo Liduni, appartenente alla pieve di Pontirolo, reca testimonianza il “Liber Notitiae” del Busserò (sec. XIII). Vi si può scorgere il celtico duri, “rocca”, ma la forma documentata non pare consentire congetture sul pieno significato del toponimo.
LIMANIA
Toponimo perduto. “Con questo nome andava contraddistinto un gruppo di case all’estremità dell’Isola” (A. Mazzi). Il villaggio esisteva ancora nel 1263. Il luogo era forse stato posseduto da un arimanno, “guerriero-colono longobardo”.
LIRA
Toponimo perduto. Un loco detto Lira gelada esisteva presso Tagliuno, come si evince da un documento del 913. Forse non ha nulla a che vedere con il torrente Rillo, che rifletterà il latino rivulus. Si può solo ipotizzare, come per il fiume Liri e per il torrente Nirone, un tema prelatino nir-, “acqua”, ritenuto di origine ligure.
LITEGGIO
Si veda Castel Liteggio.
LIZZOLA
Non proverrà già da un gentilizio romano Liccius (o Alletius) bensì da un aggettivo ilicea, da ilex, -icis, “leccio”, o dalla forma tardolatina elice, donde un rustico diminutivo liciola, “boschetto di lecci”. La nota località sciistica appartiene al comune di Valbondione. Cognome derivato: Lizzola.
LOCATE
Il nome di questa località di Ponte San Pietro è scritto Leocate o Leucade negli antichi documenti e pare ricollegabile, anche per il tipico suffisso -at-, ad una voce italoceltica leucos, “campo con bosco”, “radura circondata da un bosco”, dal tema indoeuropeo leuk, “luce riflessa”, donde il latino lucus, “bosco sacro” (perché al suo interno vi era una radura illuminata dal sole ed in quel luogo si celebravano i sacrifici). Il Flechia credette di ascrivere il toponimo ad un lombardo lòch o loeugh, “luogo”, “podere” (nel senso di ager) e vi accostò, non so con quanta proprietà, l’aggettivo locupletus, “ricco”, “fertile”. Cognome derivato: Locati.
LOCATELLO
Si veda Locate. La forma presenta qui il diminutivo tardolatino -eli-. Cognome derivato: Locatelli.
LONNO
Per toponimi che presentano apparentemente eguale radice si sono congetturati un gentilizio romano Launus (Rohlfs) e un nome personale etrusco Leuna (Pieri). Non abbiamo elementi per ricostruire un antico Luno, riferito alla forma tondeggiante di un’altura, o per risalire al tema indoeuropeo leu-. La pronunzia dialettale Lòn invita a non considerare varie ipotesi ma aiuta poco a rintracciare l’etimo sicuro. Sarà forse una base alnus, “ontano”, storpiata in lanus e quindi in lonusl Lonno è frazione di Nembro. Cognome derivato: Lonni.
LORENTINO
Nel territorio di questa frazione di Calolziocorte si rinvennero nel secolo scorso alcuni resti di un tempio pagano. Il nome dovrebbe derivare da Laurentinus, toponimo aggettivale (con suffisso -inus) tratto dal gentilizio Laurentius, testimoniato da Prudenzio Clemente. Plinio il Giovane trascorreva la sua villeggiatura in una località laziale chiamata Laurentinum. Sono da escludere connessioni con il milanese laorent, “lavoratore”, e con il latino roburetum, “bosco di roveri”.
LORO
È frazione di Lenna. Sarà un esito moderno maschile di un antico l’ora, “l’ombra”, intesa come “zona ventosa”?
LOVERE
Del tutto fuori luogo è una isofonia le opere, con allusione all’industriosità del centro sebino. Lascia poi perplessi l’ipotesi di una derivazione da luparius, “covo di lupi”, che dà esiti moderni tronchi e piani ma non sdruccioli. Né pare accettabile quanto proposto dal Rosa, il quale contrappose Sovere a Lovere appoggiandosi al latino super, “paese di sopra”, e all’inglese lower, “paese di sotto”. Non può nemmeno essere accettata l’ipotesi del corrompimento tardo-latino di un precedente robur o rover, “rovere”, come adombrò il Belotti, che tradusse luer con “quercia”. Il fatto che in una iscrizione latina rinvenuta nel territorio di Lovere il nome del paese compaia già nella forma Luar indica chiaramente che l’origine della denominazione risale ad un’epoca anteriore alla colonizzazione romana (e conferma che non era Lovere la Leucerisdella Tavola Peutingeria-na). Forse la radice del nome è la stessa di Lover-nato di Brescia (Luernaco nell’807) e del torrente Lura (ant. Lùira), affluente dell’Olona. In questo caso potrebbe riferirsi, in senso figurato, ad un
canale scaricatore o ad un corso d’acqua torbida e impetuosa. Nel latino ecclesiastico: Luerum. Cognome derivato: Loverini.
LUDRIGNO
È frazione di Ardesie Trarrà il nome dal latino lutra, “lontra”, a sua volta proveniente da udrò-, “animale acquatico”, incrociato con lutum, “fango”? V’era una tana di lontre od un appostamento per la caccia di questi animali, una volta diffusi anche nei nostri fiumi? Pare peraltro improponibile un derivato dal gentilizio Lutorius, supposto dall’Olivieri. Forse il toponimo è invece preromano e la radice è difficilmente ricostruibile (indoeuropeo lau-7 o leu-?). Cognome derivato: Ludrini.
LUPRITA
È località di Calusco d’Adda. Per quanto la forma moderna appaia contratta (Lubrida nel “Catalogo” del Maironi), è agevole scorgervi una base lup-, cui si aggiunsero -ar(ia) e successivamente -età (-ita). Quindi: luparia, “dei lupi”. Si veda Perlupàrìo. Nonostante il suffisso -ita si attagli sovente al mondo vegetale, risulterebbe foneticamente improponibile una forma lupinaria, “dei lupini”. Si può però, in alternativa, congetturare una base robureta, “bosco di roveri”, alterata in luberida.
LURANO
Le forme Laoriano (840) e Laudano (896), che si contraggono poi in Loriano (1110) e nell’attuale Lurano (testimoniato nel 1263), fanno presumere un originario Laurianum, da un gentilizio Lau-rius. Nel territorio di questo comune si ritrovarono reperti archeologici di epoca romana.
LUZZANA
Un documento dell’886, nel quale il paese è definito vico, contiene le forme Logossiana e Lan-gossiana, contratte poi in Luxana (statuto cittadino del 1263). Il Mazzi pensò ad una silva Logossiana, da un gentilizio Logossius, non attestato, per controbattere l’isofonia luogo sano, la quale non merita davvero alcuna attenzione. L’Olivieri a sua volta risalì a F+Acutiana, dal gentilizio Acutius. Probabilmente le forme più antiche a noi note sono già alquanto corrotte e ne sono prova le due diverse denominazioni nel medesimo documento.
Cognomi derivati: Lussana, Luzzana.
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M
MADONE
La forma dialettale Madìi non è di aiuto nella scoperta dell’etimo. Ci è forse di guida il cognome Madasco, un tempo Medascus. Per analogia si può supporre un’antica forma medona o metona, accrescitivo del latino meta, “mucchio”, “catasta”, “ammasso”. Ma di che? Forse si sarà trattato di un gran cumulo di letame (mida de rùt in dialetto), non certo di una “altura”, data la natura pianeggiante del suolo. E tuttavia il Maironi da Ponte divise il paese in “Madone di sopra” e “Madone di sotto”. Cognome derivato: Madone.
MAGIANO
Toponimo perduto. Il villaggio, che i documenti danno per esistente fra il IX e il XIII secolo, doveva trovarsi fra Cologno, Spirano e Urgnano. Fu identificato dall’abate Giuseppe Bravi nei fondi dell’Arca, alla Cappella dei Morti, ad ovest di Cologno. Il toponimo ricorda il casato dei Magli, patrizi romani (si veda Magiatica).
MAGIATICA
Toponimo perduto. Si trattava di un possedimento dei Magii (si veda Magiano). La località si trovava nell’Isola ed è documentata da due atti (879 e 980).
MAGNAVACCA
È località della Val Brembilla. Certo da un omonimo soprannome o cognome.
MALAGO
Toponimo perduto. La località, della quale si ha notizia fino al 1681, doveva trovarsi non lontano da Mornico. Si risale agevolmente a Malliacum, dal gentilizio Mallius, che è alla base pure dell’attuale Maiano (un tempo Mallianum), frazione di Sant’Angelo Lodigiano.
MALOSSA
È località di Casirate d’Adda, nota per un giacimento petrolifero. Per la località cremonese Molosso l’Olivieri sospettò un soprannome composto (mal+osso). Ma la base non consisterà in una metatesi del tema mediterraneo lama, “palude”?
MALPAGA
Si è ritenuto che derivasse da malus pagus. Per diverse cascine milanesi aventi questo nome il Boselli ricorda la voce milanese arcaica malpaga, “cattivo pagatore”, applicata a terreni scarsamente produttivi. Il senso non è diverso da quello di un altro toponimo milanese, Terramara, “terra mala”. La località, notissima per il castello che fu dimora di Bartolomeo Colleoni, appartiene al comune di Cavernago.
MALPASSO
È toponimo diffuso, registrabile per svariate nostre località (ad es. fra Zogno e Endenna, fra Olmo e Mezzoldo, ecc.). Si tratta sempre di luoghi montani o collinari. Il percorso (passo, “traversata”) vi doveva essere aspro e periglioso. E nota la Via Mala(si veda Dezzo). Ancor oggi per “tempo cattivo” diciamo maltempo e in dialetto malandò (o malindà), letteralmente “malandare”, vale “cattiva amministrazione”.
MALPENSATA
Come la omonima località cittadina anche le frazioni di Vercurago e di Azzone dovranno il loro nome ad una cascina o ad un casale “pensato male”, perché costruito in una zona fuori mano, insicura, comunque ritenuta poco adatta ad abitarvi.
MAPELLO
Il toponimo, con gli specificativi fundo e vico, appare già nella forma attuale in un atto del 774. L’Olivieri lo collegò con il milanese mappa, “cavolfiore”, per la forma del poggio che domina il paese. Sarebbe dunque un derivato dalla voce mediterranea nappa, “cavolo”. Si potrebbe allora considerare anche la voce mediterranea mappa, “tovaglia” (con suffisso diminutivo -eli-, che ne presupporrebbe uno atonico in -ulus), usata con un significato traslato. Ma potrebbe anche trattarsi di una radice ben diversa, solo parzialmente tramandata dal toponimo attuale, di difficile interpretazione. Cognome derivato: Mapelli.
MARCILIANA
Toponimo perduto, rilevabile da un documento del 976 (‘”sccundo campo dicitur Marciliana”). Il Mazzi lo mise in relazione con ììfundus Marcilia-nus della “Cronaca” del Monastero di Farfa, affermando: “Probabilmente in questo luogo, prima che fosse ridotto a coltura, vi sarà stata una silva, turris, casa,figlina, ecc., Marciliana”. Da un gentilizio Marcilius.
MARCONI
È località di Bedulita. Dal cognome omonimo. Il toponimo non fu catalogato dal Maironi fra le contrade di Bedulita.
MARIANO AL BREMBO
Nelle antiche carte troviamo le forme Mareliano (909), Marliano (952), Mariliano (968) e Marel-liano (987). Non v’ha dubbio che la denominazione primitiva fosse Marilianum, da un gentilizio Marilius. Il toponimo compare quasi identico per un’altra località in un atto del 959, dal quale risulta che nel territorio di Palosco esisteva un campo denominato Mareano. Mariano al Brembo è frazione di Dalmine. Cognomi derivati: Marigliani, Mariani.
MARINONI
È frazione di Ardesio, così chiamata dal cognome omonimo (Marinus+suftisso accrescitivo).
MARNE
Da un atto del 976: “vico et fundo Marno”. Non dal latino margo, -inis, per essere l’abitato nei pressi del margine destro del Brembo, ma dall’antica voce mediterranea marga, “marna”, “terra argillosa”, assunta dai Celti (margila?) e dai Romani (marga). La forma del toponimo è settentrionale (francese marne). La borgata è frazione di Filago.
MARTTNENGO
La forma più antica documentata dai manoscritti è Martiningo (847). Aggiungendo il suffisso barbarico ìnk al nome Martinus si ha “podere di Martino”. Nel territorio di Martinengo si ritrovarono reperti archeologici di epoca romana; è noto che la prima chiesa parrocchiale sorse sulle rovine di un tempio dedicato a Minerva. Cognomi derivati: Martinengo, Martinenghi.
MARTORASCO
È frazione di Parre. Non saprei che derivarlo dal latino volgare martora, con suffisso aggettivale -asco, che rivelerebbe in questo caso una straordinaria vitalità.
MASANO
In un documento di poco anteriore al Mille si legge Maxano. Nella “Corografia” il Mazzi scrisse Massano. L’Olivieri congetturò alla base del toponimo un gentilizio latino Massius. Il luogo è grossa frazione di Caravaggio.
MASCHERPINGA
È frazione di Adrara S. Rocco. Mascherpenga nel “Catalogo” del Maironi (in dialetto è appunto Mascherpenga). L’Olivieri ipotizzò una derivazione dal nome romano Mascarpius, testimoniato da una lapide di Lodi. Tuttavia il suffisso barbarico -ìnk sarà più facilmente adattabile al soprannome o cognome Mascherpa, connesso alla voce dialettale padana mascherpa, “ricotta”, che il Devoto estrasse da un latino volgare manu excar-pare.
MASLANA
È antica frazione rustica di Valbondione, distrutta nel 1979 da un vasto incendio. Sarà una silva Massiliana, da un gentilizio Massiliusl O sarà piuttosto una base mansulana, da mansulum, “piccolo podere”, incrociato con un ligure aslal Non credo possa esservi alla base il latino macies, “magrezza”, sia pure riferito alla condizione del suolo, a meno che non si tratti di un gentilizio Macilius. Non conosco antichi documenti che suffraghino la forma Macellano, usata dai vecchi scrittori, i quali avranno italianizzato il dialettale Maslana.
MASSERINI
È località di Gazzaniga. Dal cognome omonimo (massér, “massaro”, + suffisso diminutivo).
MATALONE
Toponimo perduto. I documenti antichi provano che nel Medio Evo esisteva un abitato di tal nome nei pressi di San Paolo d’Argon. Mario Sigismon-di ritiene probabile che la chiesa di San Lorenzo, nel territorio di San Paolo d’Argon, ne fosse la parrocchiale. Anche per lo Zambetti il centro di Matalone “si estendeva giù nel piano nelle vicinanze della chiesetta di San Lorenzo martire”. Il Sigismondi cita un documento nel quale si legge: “in contrada ubi dicitur ad domum S. Laurentij”; ciò prova che un tempo accanto alla chiesa vi erano delle abitazioni, le quali potevano costituire una contrada di Matalone. Dalla voce di lingua mattaione si risale al tema mediterraneo matta, “blocco di terra”, “strato di terra”.
MAZZOLENI
È frazione di Sant’Omobono Imagna, già sede di comune. Deriva dal cognome omonimo, assai diffuso da noi (Mazzol-us+ensis).
MEDILE
È frazione di Locatello. Non certo dal gentilizio romano Metilius ma da meta (si veda Meto), con suffisso -il-.
MEDOLAGO
Le puerili invenzioni sull’esistenza di un fantomatico lago che sarebbe esistito in epoche lontane in questa località contrastano con le regole delle trasformazioni fonetiche. Il Mediolacum testimoniato in un atto del 917 suonerebbe oggi Mezzolago e non Medolago. In realtà nel X secolo il toponimo originario aveva già subito una notevole variazione con il passaggio del suono t all’altro suono dentale d. Già nel secolo scorso Giovanni Flechia aveva acutamente indicato in Me-telliacum o Metiliacum la più probabile origine di questo toponimo. La gens Metilia possedeva altri fondi nell’Italia settentrionale e ad essa giustamente si riferì l’Olivieri per l’origine del toponimo Mediglia, località del Milanese. La favola del lago preistorico fu imprudentemente tramandata dal Maironi da Ponte. Cognome derivato: Medolago.
MELE
È località di Casnigo. In dialetto suona Mèi. Non potrei che proporre un accostamento al Mello sondriasco, in analoga situazione orografica. Forse da un’antica voce mello, “collina”, ritenuta celtica.
MERCURIOLO
Toponimo perduto. In un atto di permuta del 949 fra Dagiberto vescovo di Cremona e un prete di nome Lupo risulta un prato Mercorioli presso Capriate. In un altro atto di permuta dell’898 (e non dell’830, come scrisse l’Olivieri) si menziona un loco Marcoriolo presso Nembro. Sono flebili testimonianze del culto pagano di Mercurio, dio dei mercanti. A lato delle antiche strade romane venivano poste numerose hermae di Mercurio (pilastri di pietra sormontati da un busto del dio) per impetrarne la protezione sui viaggiatori.
METO
È contrada di Vilminore di Scalve. Si presenta qui al maschile (come nel caso di Madone) il latino meta, “mucchio” (e per estensione “altura”).
MEZZATE
Si veda Costa Mezzate.
MEZZENO
È luogo di baite nel territorio di Roncobello. Sarà da Medienus, “luogo di mezzo”?
MEZZOLDO
Nonostante la terminazione -old-, che potrebbe valere per “alto”, è probabile che il toponimo sia derivato da qualche nome barbarico del tipo Mai-zold. Non è da accreditare la leggenda di una gabella di mezzo soldo (in dialetto: mèss sóld) imposta da certi banditi agli abitanti del luogo.
MEZZOVATE
L’antico borgo medioevale, attraversato dal torrente Lesina, è frazione di Bonate Inferiore. Una leggenda popolare del luogo vorrebbe derivare il toponimo da una esclamazione dialettale M’è zuàt!, “mi ha giovato”. Ma l’antichità del suffisso -at- nulla concede fuor che una base métiova (“terre molli”?) o méntiova, forse etnisca per la insolita terminazione assimilabile a -thva (come in Manthva). Nel “Catalogo” del Maironi da Ponte è Mazzoate.
MIRAGOLO
Il richiamo al latino miraculum, “prodigio”, varrà esclusivamente nel significato traslato di “posizione panoramica e meravigliosa”. La forma dialettale arcaica Miràguel (oggi quasi soppiantata dal moderno Miràbel) contiene l’esito volgare gu come in égua, “acqua”, e riconduce appunto a miraculum, in connessione con mirari, “guardare con attenzione”, “osservare con ammirazione”. Miragolo San Marco e Miragolo San Salvatore sono due frazioni di Zogno.
MIRANDOLA
In questa località di Barbata doveva trovarsi nel Medio Evo un posto di osservazione militare. Il latino mirari assunse nell’italiano medioevale il significato di “guardare con attenzione”, “scrutare”, “osservare”.
MISANO GERA D’ADDA
Da un manoscritto del 973 si rileva la forma Misiano; potrebbe trattarsi della derivazione aggettivata da un gentilizio Misius (o Almisiusl). La denominazione della bassa pianura compresa fra i corsi dell’Adda e del Serio trae invece origine dalla voce dialettale gèra, “ghiaia”, dal latino glarea. A questa voce va riferito anche il nome dell’antichissimo e favoloso lago Gerundo, che si sarebbe esteso, secondo i vecchi scrittori di storia patria, in una vasta zona comprendente Treviglio, Lodi e Crema. Si sa che parte della pianura padana era paludosa prima delle bonifiche intraprese dagli Etruschi, arrestati e ricacciati dai Celti, culturalmente più arretrati. Le bonifiche vere e proprie furono poi compiute dai Romani, i quali dovettero costituire una fitta rete di canali irrigui che valessero a scongiurare gli effetti disastrosi delle piene primaverili ed autunnali dei fiumi e dei torrenti. Certamente la Ghiaradadda era paludosa in epoca protostorica per l’assenza quasi totale di fossi e di canali che attenuassero gli allagamenti e le inondazioni. Tuttavia del lago Gerundo non si ha memoria certa. Nel territorio di Misano fu rinvenuta nel 1943 una sepoltura celtica del I secolo a. C.
MOI
È località di Monasterolo del Castello. In dialetto è Mòi. Si veda Molo de’ Calvi.
MOIA
È località di Onore. Si veda Malia.
MOIO DE’ CALVI
Dal basso latino molleus, “terreno molliccio” (radice indoeuropea mia). Non dispongo d’informazioni geologiche sulla eventuale natura alluvionale del suolo ma noto che il paese sorge poco discosto dal fiume Brembo. Il toponimo tramanda la memoria dei quattro fratelli Calvi (Attilio, Giannino, Santino e Natale), eroici combattenti della prima guerra mondiale. Probabile cognome derivato: Moioli.
MOLA
È frazione di Valbondione. Deriva dal latino mola, legato a moleré, “macinare”. Le cave di arenaria di Sarnico sono dette tuttora Moleré: un tempo vi si costruivano le macine di mulino.
MOLIA
Toponimo perduto. Un loco chiamato Molla è testimoniato nei pressi di Fornovo San Giovanni da un atto non datato, della seconda metà del X secolo. Era forse vicino al torrente Moria (“fluvio Morgola” nello stesso atto). Si riferiva alla condizione del terreno di quel loco, essendo evidentemente derivato da mollis, “molle”.
MOLINELLO
Il significato della denominazione di questa località di Albino è fin troppo evidente. Si veda comunque Molini.
MOLINI
L’abitato, nel territorio di Casazza, si estende lungo il corso del Cherio. L’etimo, evidentissimo, consiste nel tardo latino molinum, derivato da moleré (si veda Mola). Con Colognola, faceva parte fino al 1927 del comune di Molini di Colognola, che fu soppresso con Mologno per dare vita al comune di Casazza. Una località Molini è anche nel territorio di Dossena.
MOLOGNO
Fu comune fino al 1927, quando venne assorbito dal nuovo comune di Casazza. C’è chi si appiglia al suffisso -ogno (interpretandolo unnio\) per pretendere che il paese sia stato fondato dagli Unni attorno al Mille. Il Rosa, con lodevole prudenza, lo ritenne “di origine molto antica e sconosciuta”. Il Mazzi citò un documento del 1260 dal quale risulta il “Plebatu de Molonio”; la località fu infatti sede di un’antica chiesa plebana e tanto basta per ritenere che Mologno esistesse già nel V secolo, quando cadde l’Impero Romano. L’Olivieri vi scorse una radice mollis, “terreno molle”, con suffisso -onius; l’ipotesi pare suffragata dalla natura ghiaiosa del suolo, dovuta alle antiche alluvioni del torrente Drione. Il toponimo potrebbe però riferirsi anche ad antiche fortificazioni (tema indoeuropeo moi-n). Cognome derivato: Mologni.
MONASTEROLO DEL CASTELLO
Un manoscritto del 989 reca la forma Castro Monasteriolo. Del primitivo castello, appartenuto ai conti di Mozzo, non è rimasto nulla; le strutture più antiche del castello attuale risalgono al XIII secolo. Si può credere a Giovanni Maironi da Ponte, il quale mise in relazione il toponimo con un antico monastero. Ma come potesse questo monastero essere cluniacense, e cioè non precedente al X secolo, lo stesso Maironi non si peritò di spiegare quando condivise la tradizione della distruzione del monastero durante l’invasione longobarda, ossia nel VI secolo. Evidentemente il diligente compilatore del “Dizionario odeporico” intendeva riferirsi ad un antico monastero benedettino, risalente ai primi decenni del VI secolo.
MONGHI
Nella “Corografia bergomense”, allo scopo di definire i confini della vicinia di Almenno, il Mazzi riportò a pag. 19 parte di un atto del 1279, nel quale si legge fra l’altro: “usque ad Vallem que dicitur de Monacis”. Lo studioso annotò: “Questa [valle], ora detta con forma dialettale Val di Móngh o di Manghi, è una valletta sul versante settentrionale della collina di Bergamo verso il Petosino”. L’Olivieri, pur citando l’opera del Mazzi e il passo del documento, localizzò stranamente questa valle presso Branzi, dove in effetti esiste una località detta Monaci.
MONTECCHI
Per questa località di Carobbio degli Angeli si veda Montecchio.
MONTECCHIO
È toponimo diffuso. Il nostro contraddistingue una località di Credaro, nota per un castello. Da monticulus, “monticello”, con contrazione volgare in -iclo e quindi in -ecchio del suffisso -icidus.
MONTE DI NESE
La ragione del toponimo è evidente. Nel “Supplemento” al “Catalogo” del Maironi da Ponte trovo Monticello di Nese e Piazza del Monte di Nese. Si veda Nese. La graziosa borgatella appartiene al comune di Alzano Lombardo.
MONTELLO
Dal 1962 ha questo nome (“piccolo monte”) il territorio di Monticelli di Borgogna, un tempo detto Monticello (statuto cittadino del 1263) ma anche Monticelli (1087).
MONTE MARENZO
L’abitato sorse attorno al IX secolo; fu possesso della nobile famiglia Marenzi, che vi tenne un castello dando il nome al paese.
MONTI
E frazione di Rogno. L’abitato si trova a 830 metri sul livello del mare. Il toponimo, apparentemente, potrebbe anche significare “luoghi di pascolo”.
MONTICELLI
Si vedano Costa Monticelli e Montello.
MOREGE
Toponimo perduto. Si hanno le forme Moregìes (867) e Moregio (875) nonché Amoregias (871), Amoregies (879) e Amureges (881), che si spiegano con un successivo ad Morezzium (seconda metà del XIII secolo). La località si trovava nel territorio di Stezzano (da una carta del 1273 citata dal Mazzi: “petia terre aratoria que iacet in tarratorio de Gramolo sive de Stazano ibi ubi dicitur Ad Morezium”). Deriva dal tema mediterraneo mora (o morra), “mucchio”, in un significato traslato come “recinto di pietre” о “edificio di pietre”, da cui una forma moreghe о more-ge, come per il tema parallelo mira (o mirra), da cui nuraghe.
Cognome derivato: Moriggia.
MORENGO
Mauringo o Maurengo sono le forme più antiche a noi note, risalenti ai secoli X e XI. La terminazione barbarica -ink assegnerebbe il toponimo, basato sul nome proprio Mauro, ai tempi successivi alla caduta dell’Impero Romano. Per la località milanese di Moriane il Boselli propone l’ascendenza al gentilizio latino Maurius.
MORETTI
E frazione di Foppolo; dal cognome omonimo. Vittoria Berera Gherardi precisa trattarsi di un vasto alpeggio così chiamato dal nome di una famiglia di “bergamini”, ossia di mandriani che un tempo possedevano la zona.
MORNICO
La forma più antica a noi nota è Morenico (1002), che presupporrà Maurinicum (secondo il Mazzi Mauriniacum). Come per il varesino Mornago, si potrebbe risalire ad un gentilizio Maurinus (o Mauriniusl). Gabriele Rosa accostò stranamente il toponimo al sassone antico mornic, “piangere”. Vi si potrebbe contrapporre l’ipotesi di un tema mediterraneo mora (si veda Morege), per quanto sia poco credibile un suffisso -inus donde far derivare -inicus. Nel territorio di questo comune fu rinvenuto un sepolcreto romano. Cognome derivato: Murnigotti.
MOZZANICA
In un documento del X secolo si ha notizia dell’esistenza di un castro. Fra i reperti archeologici rinvenuti nel territorio sono alcune tombe romane e un pugnale in selce, sicuramente preistorico. Il Boselli fa derivare dubitativamente il toponimo dalle voci dialettali moz e anga (non bergamasche), spiegandole nel senso di “borgo paludoso”. Sia per la radice che per la terminazione -anica, il toponimo pare però da ritenersi romano. La forma certa più antica a noi nota risale al 1018 ed è Muzanica, da un gentilizio Mutius (o ^Mutianus). In dialetto: Mossànega. Cognome derivato: Mozzanica.
MOZZO
La forma più antica a noi nota è Muzo (989); in dialetto è Mass (la parte più alta dell’abitato è detta Mass desura, “Mozzo superiore”). Nel “Líber Pergaminus” Mose del Brolo raccolse l’opinione corrente ai suoi tempi che un milite romano di nome Mucius si fosse stabilito per primo nel luogo. Reperti archeologici di epoca romana avvalorano l’ipotesi dell’insediamento latino. Come per il canale Mazza (“fluvio Mucia” in un documento del 1116), derivato dall’Adda, gli storici milanesi si riferirono al praefectus fabrorum Tito Mutio. così per il nostro Muzo gli storici bergamaschi risalirono ad un fundus Mudi (o Mudi), dal nome della nota gens romana. Osservo però che i nomi di due località bresciane, Moso e Mo-zio. sono fatte derivare – non so se sulla scorta di forme antiche – da limosa, “luogo pantanoso”, proveniente da una radice indoeuropea slei-m, “”limo”, “fango”. Resta inoltre da considerare una base mutjus, tutt’altro che improbabile (si veda Mudate).
Cognomi derivati: Mozzi, Muzio, Mossali.
MUCIATE
Toponimo perduto, che oggi suonerebbe Mozzate. Se ne ha notizia da un atto di permuta del 917 fra il vescovo Adalberto e un diacono di nome Benedetto (“tres pecie de terra campive constitutes in fundo Mudate”). Un’altra permuta del 1173 reca la forma Mozate. Secondo il Mazzi si trattava di un agro (naturalmente con cascinali) localizzabile nell’Isola, non lontano da Medola-go. Lo stesso Mazzi ritenne il toponimo derivato da un gentilizio Mudus, “colla funzione assai singolare in questo caso del suffisso ato, sicché in origine avrà suonato Muciatum”. Il Rohlfs ipotizzò alla base un gentilizio Mottius e l’Olivieri Mi-cius. Proprio per la scarsa adattabilità del suffisso -at- a nomi personali, l’etimo potrebbe invece consistere in un latino volgare mutjus, “pezzo (di terreno)”, dal latino classico mutilus, che il Devoto considerava di sicura tradizione protolatina.
MUGGIASCA
È frazione di Santa Brigida. Il toponimo, diffuso nelle zone montane della Lombardia, fu fatto derivare dal Salvioni dal latino metula, “piccola altura”; l’Olivieri ritenne che corrispondesse all’italiano mucchio. In effetti vi si può scorgere una radice mediterranea mutta, “mucchio”, donde il latino volgare muta; ma anche la radice mediterranea muko-, “pianta” (si veda Bugheto), con addolcimento del suono gutturale. Il suffisso -a-sca conferma trattarsi di toponimo assai antico.
MULINI
È toponimo assai diffuso (hanno questo nome contrade di Rigosa, di Locatello, ecc.). Si veda Molini.
MURA
È. frazione di Cisano. Da un femminile di murus, probabilmente nel significato di “baluardo”, “difesa”.
MURATELLA
È località nei pressi del Serio, fra Cologno e Ghi-salba, nota per un santuario dedicato alla Madonna della Consolazione. Come per Capannelle, il toponimo presenta il suffisso tardo latino -ell-volgarizzato in -èl- (in dialetto: la Milradèla). Si noti il genere femminile del toponimo, da mura (anziché muro, dal latino murus, maschile). Il dialettale miiradèl, “piccolo muro”, presuppone un volgare murata, “muraglia”. Nel luogo vennero alla luce avanzi di epoca imperiale e longobarda.
MURGULA
Un loco detto Super Murgula è documentato da un atto del 908 nel territorio di Levate. La dizione dialettale sarà stata Sura Moria. “La roggia Moria corre ancora ad occidente di Levate” (A. Mazzi). Secondo l’Holder si tratterebbe di una radice celtica morg, “corso d’acqua”, “palude”, forse connessa con il latino margo, -inis, “margine”, e con il gotico marka, “confine”. I corsi d’acqua, a seconda della loro importanza, hanno sovente funto da confine delle giurisdizioni amministrative e delle proprietà terriere. Nel toponimo è evidente l’adattamento del suffisso diminutivo latino, rilevabile anche nel nome di un torrente che lambisce Vimercate e Gorgonzola e che è detto la Mólgora. Cognomi derivati: Morlacchi, Morioni.
MUSITA
E località di Gerosa. Il Maironi da Ponte scrisse Mussida. Avendo riguardo al suffisso, pare toponimo legato al mondo vegetale. Forse dal dialettale mös-cc, “muschio”. Cognomi derivati: Mussita, Musitelli.
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N
NASOLINO
Non sembra derivare dalla radice mediterranea nasa o nsa, “isola”, sia per la posizione geografica sia per la forma attuale del toponimo, che riflette un diminutivo latino nasulus, “piccolo naso”, evidentemente riferito alla forma di un rilievo. Il piccolo borgo forma con Valzurio il comune di Oltressenda Alta.
NEGRONE
Non dovrebbe essere originato da un aspetto geologico (come, ad esempio, il colore della terra) ma dal soprannome Nigrù, accrescitivo della voce dialettale nìgher, “nero”, “moro”. La località è frazione di Scanzorosciate.
NEMBRO
La forma più antica, risalente all’anno 800, è identica all’attuale, come del resto le successive. Il Rosa ritenne il toponimo “d’origine molto antica e sconosciuta”. Il Belotti lo considerò celtico. Il Salvioni lo fece risalire al latino nemus, -oris, “bosco”. Il plurale nemora appare ampliato volgarmente in nembora per sostenere meglio la pronunzia sdrucciola (in dialetto: Nèmber). Cognomi derivati: Nembri, Nembrini.
NESE
Del 910 è la forma Anesio, del 987 Annexie e del 995 Anesie. Sulla scorta di una iscrizione latina che si rinvenne murata su di una parete della torre campanaria della chiesa prepositurale di Nese, il Mazzi ritenne che Anesie (o Anesium) fosse il toponimo originario: in epoca romana gli abitanti erano infatti chiamati Anesiates. Riporto comunque il testo dell’epigrafe, assai mutila (“Corp. Iscr. Lat.”, 5, 2, 5203), nell’interpretazione del Mazzi: …VRAE.COR…QUI.VICANIS.BRO…ANESIA-TIBUS.PRATOM…№JM.LOSCIANUM .VIW… DEDIT. EX.CUIUS.RED… (si veda Brumano). Nell’investigazione dell’etimo conviene non seguire il Rosa, il quale attribuì al toponimo “suono greco o meridionale” (ma poi scrisse: “paese corrispondente al Ness lago e fiume di Scozia”!). Si sarebbe tentati di porre all’origine del toponimo un’erma o un sacello del dio etrusco Ane, equivalente al Giano dei Romani. Ma si osservi che nella valle di Nese scorre un torrente che in dialetto è detto la Nésae dal quale con molta probabilità avrà preso il nome anche l’antico vicus degli Anesiates. Allora si può forse invocare genericamente la radice indoeuropea ane, “respiro”, in un significato traslato come “corrente” o “vento”, oppure ci si può riferire, con molta incertezza, al latino amnis, “corrente impetuosa”, “torrente rapido”, con un suffisso -ensia, che però apparirebbe già corrotto nella lapide latina. La base è verosimilmente preromana. Ritengo inammissibile una derivazione da alnus, “ontano”. La grossa borgata fa parte del comune di Alzano Lombardo. Cognome derivato: Anesa.
NESOLIO
È un antico villaggio spopolato nel territorio di Erve. Nel “Catalogo” il Maironi scrisse Nissoli. Sarà dunque il dialettale nissòi, noccioli”.
NESPOLO
È località di Costa Serina. Nel “Catalogo” del Maironi è appunto Nespolo. In dialetto suona Nespèl, che sarà antico diminutivo non del latino classico mespilum ma di un latino volgare nespo-lu(m). Evidentemente la formazione del toponimo è precedente al dialettale moderno nàspol (alterato in naspulì al diminutivo).
NOCETO
Toponimo perduto. Fra Ghisalba e Martinengo era anticamente una località denominata nei manoscritti Noxedo e Nosceto; la forma primitiva del toponimo doveva essere Nucetum, “luogo piantato a noci”.
NOCETOLO
Toponimo perduto. Da un documento del 949 risulta che un campo posto “in vico et fundo Antiniate” (l’odierno Antegnate) era detto No-xedolo, “piccolo noceto”.
NONA
È frazione di Vilminore di Scalve. Per il Dosso della Nona, in provincia di Brescia, l’Olivieri sospettò un’allusione all’ora nona “indicata da quel dosso a quei di Ludrino”. Ma io vi scorgo una base dialettale Iona (variante di onés e ònés), “ontano”.
NOSSA
Così è chiamata una sorgente che sgorga nella parte bassa della Valle Dossana. Le antiche forme Noxia e Noxsa presuppongono una base Nu-xia, forse da alnocea ma più probabilmente da un supposto nucea, “luogo del noce”. Cognomi derivati: Nossa, Nozza.
NOVAZZA
Dalla forma attuale si risale a nova, “nuova”, con suffisso peggiorativo. A meno che non sia attendibile la forma Nonazza delle carte geografiche secentesche; in questo caso si veda Nona. Novaz-za fa parte del comune di Valgoglio.
NOVEZIO
È frazione di Cerete. La forma corrisponde al dialettale noésse come al latino novicius, “nuovo”,”recente”. Giovenale usa novicius nel senso di “nuovo arrivato”. Per gli abitanti dei paesi circostanti già esistenti, quelli stabilitisi a Novezio saranno stati i “nuovi vicini”.
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O
ODIAGO
Dal regesto delle pergamene del Monastero di Pontida al n. LXXV figura una vendita, avvenuta nel 1177, di terreni situati a Odeliaco. Successivamente troviamo la forma contratta in Odiachum. Deriva certamente da un gentilizio latino, come Utilius, testimoniato, o un supposto Autilius. Il latino ecclesiastico ha Audìliacum. La borgatella fa parte del comune di Pontida.
OGNA
Si veda Villa d’Ogna. OLA
È località di Costa Serina, in Val d’Ola, ove scorre un torrentello. Il Maironi da Ponte scrisse Olà nel “Catalogo”e Ula nel “Dizionario”. In dialetto suona Ola. Sembra toponimo molto antico e ben conservato. Sarà riferibile al latino olla o aulla, usato in senso traslato? O non avrà piuttosto la medesima base di Oglio, fiume per il quale è stato congetturato un tema indoeuropeo oidi
OLDA
Il Rosa considerò il toponimo “teutonico”. Non pare volgarizzazione di alta, aggettivo allusivo alla posizione elevata dell’abitato; sembra piuttosto riflettere il nome personale barbarico Aldo, volgarizzato in Oldo. L’amena frazione appartiene al comune di Taleggio ed è sede parrocchiale.
OLENO
Il nome di questa località di Sforzatica compare nelle forme Aulene e Aulenes in documenti precedenti il Mille per poi avvicinarsi alla forma attuale con Ollene in un atto del 1077. Non vedo perché il toponimo debba riprodurre un nome personale etrusco Aulenus, quando si può tranquillamente congetturare un’ascendenza al latino aulae, “cortili”, “stazzi”, recinti per il bestiame, con il suffisso -enus, che potrebbe essere etrusco ma anche osco-latino. La grossa borgata, nel territorio di Dalmine, è nota per il santuario di Santa Maria di Oleno, che è sede parrocchiale. Cognome derivato: Oleni..
OLERÀ
La terminazione dialettale -èra (lat. -aria) sembra escludere una derivazione dal gentilizio Aulus. Il toponimo originario pare Aularia, non certo Olearia; l’etimo potrebbe essere identico a quello di Oleno o alludere ad un’antica cava di materiale per la fabbricazione di ollae o aullae, “olle”, “orci”. La località, sede di parrocchia, è in Val di Nese, nel comune di Alzano Lombardo.
OLMO AL BREMBO
Il toponimo deriva dal latino ulmus o ulmum, “olmo”. Gabriele Rosa (“Tradizioni e costumi lombardi”) scrisse che “i nostri comuni educavano avanti il palazzo, ed alle porte della terra, olmi tenuti segni d’indipendenza”. Per un uguale toponimo del Lodigiano il Boselli rammenta che le autorità dei comuni medioevali solevano riunirsi sotto un grosso olmo. Cognome derivato: Olmi.
OLTRE IL COLLE
Per chi si recava un tempo dalla Valle Seriana in Valle Brembana la località era oltre il Colle di Zambia (Ultracollum nel 1428).
OLTREPOVO
Il toponimo fu coniato, come Dieci Denari, per designare una delle parti in cui furono suddivisi i beni comunitari di Scalve. Alla contrada o zona di Oltrepovo, così chiamata perché posta oltre il torrente Povo, erano riconosciute 563 anime nel 1796. In una carta geografica del 1927 fra i paesi di Nona, di Teveno e di Pianezza appare il toponimo Oltrepovo, privo tuttavia del segno di localizzazione.
OLTRESSENDA ALTA
Il toponimo riconduce al latino classico ultra semitoni, “oltre il sentiero”, cioè al di là della strada che risaliva la Valle Seriana e della quale è rimasta traccia nella strada della Senda a elusone.
ONETA
Da alnetum, collettivo di alnus, “ontano”, dev’essersi formato auneto; la desinenza rifletterà un neutro plurale auneta, “boschi di ontani”. Cognome derivato: Oneta.
OMO
Si hanno notizie del Comune de Concilium Honii, una confederazione che in epoca medioevale comprendeva gli abitati di Rova, Gazzaniga, O-rezzo, Fiorano, Semonte, Verteva, Colzate, Bon-do e Barbata; la confederazione fu sciolta nel 1263 con decreto del Maggior Consiglio di Bergamo. Si ritiene che le prime assemblee dei capifamiglia appartenenti alla confederazione si tenessero in una località detta Honio o Onio, nei pressi di Bondo, dove una piana è ancor oggi chiamata Unì (da un diminutivo di alnus, “ontano”?).
ONORE
È comune dal 1958. Ravanelli e Giavazzi riportano l’iscrizione di una lapide: “Elemosine per le anime de li morti di Lanore”. Nel 1263 è traccia della “comunitas de Lonore”. Non credo che la vecchia forma Lanore significhi “mercato della lana”. Né ritengo valide le asserite derivazioni da un gentilizio Aunus (donde un genitivo plurale Aunorum) e da honor, “complesso dei diritti del feudatario”. Il Rosa incluse il toponimo fra quelli che gli parvero “di suono greco o meridionale”. Vide bene il Salvioni proponendo una base alno-rio, aggettivo di alnus, “ontano”. Il luogo è noto per il ritrovamento di una necropoli di epoca longobarda.
OPRENO
Dovrebbe presupporre una forma Eporenum o Eporenus, che l’Olivieri riconduceva ad omonimi gentilizi ma che forse è solo un aggettivo di ebur-, -oris, “avorio”. È frazione di Caprino. Cognome derivato: Opreni.
ORBREMBO
Equivale a “margine del Brembo” (lat. ora, “orlo”). È frazione di Camerata Cornelio.
OREZZO
Gli eruditi di un tempo credevano di spiegare il toponimo riferendosi alla posizione ventilata dell’abitato e dunque all’italiano orezzo o ad un latino volgare auridio, da aura. Cesare Cantù ritenne invece che l’etimo consistesse in aurum, “oro”, pensando che nel luogo si trovassero anticamente delle vene aurifere. Dante Olivieri suppose un volgare òr, derivato dal latino ora, “margine”, con uno strano suffisso -icus che non si sarebbe potuto trasformare facilmente in -ezzo. Probabilmente alla base del toponimo sta un gentilizio latino Eburìcius o Epuritius. L’amena borgata sorge sul territorio di Gazzaniga.
ORIO AL SERIO
Le forme antiche a noi note sono Urre (829), Urie (979 e 986); la forma Urlo compare nel 1173. Il Mazzi pose alla base del toponimo un gentilizio Aurius, ipotizzando un fundus Aurii. Il Rosa lo mise invece in relazione con il basco ur, “acqua”. Per il milanese Orio Litta l’Agnelli propose l’ascendenza a hordeum, “magazzino del grano” (che avrebbe dovuto però avere un esito moderno diverso). In realtà il toponimo non deriverà che da una probabile voce orium, storpiatura di orum, “margine”, “orlo”; il paese si trova non lontano dalla riva destra del Serio. In dialetto la forma Óre corrisponde ancora alla più antica documentata dai manoscriti. Cognome derivato: Urlo.
ORNICA
Si crede derivi da ornus, “orno”. Ma in dialetto bergamasco questo albero è detto frassenèla. L’attuale forma dialettale Órnìga presuppone ore-n+ica: potrebbe esservi alla base una voce àrie (si veda Orio al Serio) o un nome personale Eburenus (l’Olivieri registrò un’antica forma E-vornacum per il milanese Ornago).
OSIO
È distinto in Superiore e Inferiore. La più antica menzione a noi nota è dell’830 ed il toponimo vi appare già nella forma attuale. L’Olivieri ipotizzò per base un gentilizio latino Ausius. La forma dialettale Òss, presentandosi tronca, è di poco aiuto e permette tuttavia di congetturare una derivazione dal vocabolo latino ostium, “porta”, “imboccatura”, foneticamente proponibile. Forse Osio era l’ultimo posto di tappa sulla strada per Bergamo (una mansio?). La porta cittadina che si apriva sulla cinta delle mura quattrocentesche e dalla quale si partiva per Milano era detta Porta Osio.
Cognome derivato: Osio.
OSSANESGA
Il Mazzi fa derivare il toponimo da Ursianisica, certo da un nome proprio latino Ursianus, con suffisso -isica contratto in -isca e mutato poi in -isga prima che la i tonica divenisse e rustica, tipica del nostro dialetto (es.: Marèa per “Maria”). Ossanesga forma con Scano al Brembo il comune di Valbrembo.
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P
PADERGNONE
È alterazione accrescitiva di paternus (padernù, corrotto in padergnù). Si veda Paderno. La località appartiene al comune di Zanica.
PADERNO
È località di Seriate (in dialetto: Padèren); loco Paterno in un atto del 979 e Paderno secco in un documento del 1031, certo “per la natura ghiaiosa del terreno” (A. Mazzi). Per il Rosa questa e altre località la cui denominazione termina in -anum “sembrano essere state ville di ricchi romani, ed avere dal nome loro ricevuta l’appellazione”. Nella fattispecie si tratta di paternus (aggettivo di pater), “terreno ereditato dal padre”.
PAGAFONE
Questa frazione di Fuipiano Imagna fu distrutta da una frana il 9 novembre 1976. Ora ne rimane il nome, che appare impenetrabile e che non credo poter ascrivere al latino pagus. Forse sarà da un nome personale o da un soprannome con terminazione accrescitiva (in dialetto: Pagafù).
PAGAZZANO
La forma Pagazanum, del 1186, appare già modificata e stabilizzata; la base originale sarà stata Pacatianum, da un gentilizio latino Pacatius.
PAGLIARI
E frazione di Carona. Si veda Pagliaro. PAGLIARO
In dialetto è Paér. Riflette il latino palearium, “pagliaio”. Non metterei in relazione il toponimo con la voce meridionale pagliara, “capanna da pastori”.
/paladina
La forma Pallatina, testimoniata da un atto dell’856, potrebbe lasciare supporre l’esistenza di una villa o di una residenza di un funzionario della corte del palazzo dei Cesari, preposto alla sorveglianza e al buon andamento della tenuta imperiale di Almenno. Può darsi però che il toponimo risalga ad unapalada, “palafitta”, “palizzata”, “diga”, secondo quanto congetturò l’Olivieri, assimilandolo ad una cascina Palledini presso Milano. La vicinanza del fiume Brembo pare avvalorare questa ipotesi. Cognome derivato: Paladini.
PALAZZAGO
Il Belotti lo fece derivare dal gentilizio Palatius. Il Rosa comprese il toponimo fra quelli «colla desinenza in ago che è celtica e vale “abitazione”». In realtà Palatiacum non sarà stato che aggettivo di palatius, “palazzo”, riferito ad un antico edificio, 144 importante e maestoso, forse di epoca imperiale. Il toponimo non ha nulla a che vedere con il Palazzaccio della “Colonna Infame” del Manzoni.
PALOSCO
Nell’856 e nel 912 compare la forma Palosco, identica all’attuale, ma in un documento del 957 si legge: “porcionem de turre una que est edificata ante Porta de Castro ilio qui dicitur Palusco”; la forma Palusco ricompare nella medesima pergamena, in un atto di vendita del 985 e in un placito del 1082. Si risale pertanto al suffisso diminutivo -usculus (contratto in -uscus), applicato forse a palus, “palo”, come asserì il Belotti, ma in un senso traslato come “palafitta”, “diga”, oppure a un’antica base palu- (o palv-), donde il latino palus, -udis, “palude”. Il territorio di Palosco poteva essere anticamente paludoso, trovandosi nei pressi della confluenza del Cherio nell’O-glio.
Cognome derivato: Paloschi. PARINA
È località di Camerata Cornelio. Trae il nome da quello dell’omonimo torrente, che confluisce nel Brembo. Perché il torrente si chiami così non credo sia facile indovinare. Forse dal mediterraneo barra, “parete di argilla”? Non certo da un cognome Parini, come sospettò l’Olivieri.
PARRE
La forma attuale del toponimo compare anche nei documenti antichi, come nel diploma del Bar-barossa del 1156 (“Villa de Parre”). Il Pieri ipotizzò un nome personale etrusco Parrà, non documentato. Secondo il Tiraboschi e il Volpi il nome deriva dal celtico par, “gran campo”. Altri attribuirono a questo vocabolo il significato di “uccello sacrificale”. Altri ancora richiamarono un lemma taurico bar-, “collina”. Potrebbe essere riferito al tema mediterraneo barra, “parete di argilla”, o a qualche altra radice che non ci è nota. L’insediamento è comunque antichissimo, essen-dovisi rinvenuti nel 1883 numerosi oggetti dell’età del bronzo; nel territorio, inoltre, si ha almeno un toponimo con suffisso ligure: quello del monte Trevasco. Non v’è ragione di negare a priori una connessione con l’antica Parrà (non Barra) degli Orobi, oppidum del quale dà notizia Plinio il Vecchio nella “Naturalis historia” (III), situandolo “in montibus”. Anzi, questo è sicuramente l’unico toponimo al quale possa essere accostato quello delVoppidum Orobiorum, che assurdamente si tentò d’identificare in Banano (che si trova in pianura), nel monte Barro del Lecchese (ma l’ipotesi di G. B. Angelini fu contrastata dal Belotti. il quale osservò che gli scoscesi dirupi del monte non poterono mai essere abitati) e nella Fara di Bergamo (ma farà è toponimo longobardo e le colline di Bergamo, ben esposte, note per la mitezza del clima e all’epoca di Plinio coltivate ad orti e vigneti, non potevano essere il luogo “più elevato che fortunato” nel quale Plinio colloca Parrà).
PARZÀNICA
Il Rosa scrisse Parzanèga e la dizione dialettale è tuttora Parsanéga (suffisso -Ica accentato); pare presupporre un gentilizio latino Precius o Pretius, donde l’aggettivo Precianus.
PASCOLO
È frazione di Calolziocorte ; l’etimo è evidente. PASCOLOTTO
È località di Fontanella. In dialetto: Pascolòt. Dal bergamasco pàscol, con suffisso accrescitivo -òt.
PASSATA
Toponimo diffuso (es.: località di Zogno, con roccolo). Indica una zona nella quale avveniva il passo stagionale degli uccelli. Nei roccoli di valico non era infrequente l’uso della passada, una lunga rete tesa a lato del casello.
PASSERERA
È località di Casirate d’Adda. Da passeraria, aggettivo di passer.
PASSONI
È località di Val Serina in comune di Cornalba, dal cognome omonimo.
PEDEMONTE
È località di Berbenno e significa “a pie del monte”; il toponimo è aderente al latino pedem mon-tis, che la pronunzia toscana avrebbe mutato in Piemonte o piedimonte. Cognome derivato: Pedemonti.
PEDRENGO
Le popolazioni germaniche stabilitesi in Italia dopo le invasioni che abbatterono l’Impero Romano continuarono per molto tempo ad usare nomi barbarici, come attestano le carte antecedenti il Mille. Tuttavia si diffuse presto anche fra quelle genti, come già fra i Latini convertiti, l’uso di nomi che esprimevano una particolare devozione per le figure di maggiore rilievo della cristianità. Il nome Petrus fu fra i primi ad essere introdotto fra quanti, di stirpe latina o barbarica, abbracciavano la fede cristiana. Il toponimo, terminante con il suffisso teutonico ing o ink (Petringo in un atto dell’830) significa “podere di Pietro”.
PEGHERA
Pur non potendo escludersi l’ascendenza al latino picaría, “fabbrica di pece”, pare molto più assennato riferirsi alla voce dialettale peghéra, registrata da Antonio Tiraboschi come propria della Valle Brembana nel significato di “bosco di pezzi”. Il toponimo trae perciò la sua origine dall’esistenza di una pineta {picea, “pino selvatico”). Uguale etimo ha il nome del monte Pegherolo nel territorio di Piazzatone. Peghera appartiene al comune di Taleggio.
PEIA
In uno studio cartografico di Leonardo da Vinci il paese è indicato con la denominazione Pia; in dialetto è Péia. La forma attuale si presenta molto contratta; si può risalire foneticamente apleia, da pladia o piaggia, “terreni in pendio”.
PENDEZZA
È frazione di Rota Imagna. Dal latino classico, pendere (pronunzia piana) si ha pendix, -icis, “pendice”; qui la forma volgare primitiva è pendida, “luogo posto in pendio”. Cognomi derivati: Pendezza, Pendezzini.
PERLUPARIO
È località di Caprino. Toponimo composto: pra, “prato” e lupario, “dei lupi”. Nella zona Forlani-ni di Milano esiste la località Monluè, “monte dei lupi”; si sa che ancora nel 1530 i lupi infestavano alcune zone del contado milanese.
PEROLI
Questa frazione di Gorno trae il nome dal dialettale perdi, plurale di peról, “piccolo pero”.
PERTÜS
Dal latino pertusus, participio passato di pertun-dere, “forare”. Significa dunque “passaggio stretto”, “varco angusto”. Il toponimo, che originariamente designava il valico a m 1186 fra l’Alben-za e il Picchetto, si è esteso ora ad una località vicina al monte Tesoro e a Valcava. La petra pertusa indicava un passaggio aperto nella nuda roccia, come quello fatto scavare nel 78 d. C. da Vespasiano sul percorso della Via Flaminia al Passo del Furio, dove la parete rocciosa si erge a strapiombo sulla riva del Candigliano.
PETELLO
Si veda Bondo.
PETRAFÒ
E frazione di Nembro. La forma originaria sarà stata pratdefó, “prato di faggi”.
PETÓS
In dialetto: la Petóss. Noto l’espressione dialettale: “Come ‘1 muli de la Petóss, ó face a’ mé chèl póch che pòss”, ossia: “Come il mulino della Petós, ho fatto anch’io quel poco che posso”. Nel luogo detto anticamente Prato della Rovere tale Fantolo Fantoni di Rosciano acquistò nel XV secolo un mulino diroccato che si trovava sul torrènte Quisa e lo restaurò. Un tempo la località era detta appunto Prato della Rovere (documenti del 1101, del 1162 e del 1192). Circa l’origine dello stranissimo toponimo Petós, sembra di brancolare nel buio. Il Mazzi, con lodevole cautela, adombrò un cognome de Petosis, famiglia che tuttavia avrebbe potuto derivare il cognome da quello del luogo nel quale si era stabilita. Che sia un’antica voce lombardapet, “salita”? Trovo una Petazza a Malonno e una Pettana a Costa Masna-ga. Credo che i due toponimi Petós e Prato della Rovere abbiano potuto benissimo coesistere per secoli finché l’uno prese il sopravvento sull’altro. Si veda Petta. Petós appartiene al comune di Sori-sole.
PETOSINO
In dialetto: ol Petosì (ma ora sempre più sovente ol Petusì per effetto dell’accento tonico sulla i finale). È forma diminutiva maschile di Petós. L’Olivieri scrisse: «Forse da un nomignolo di persona, in relazione con la voce milanese pettoeus, “pettegolo”». Ma è ipotesi priva di ogni fondamento.
PETTA
È località di Oltre il Colle, detta Péto in dialetto. Non saprei spiegare il toponimo se non ricorrendo alla voce lombarda pèt o pèta, “salita”.
PEZZOLO
Si risale agevolmente a Petiolo, “piccolo pezzo (di terra)”, dal latino medioevale petia, ritenuto di origine celtica. Non credo derivi da pez, “abete” (v. G. Rosa: “Dialetti, costumi, ecc.”, 1870, pag. 89). Come nel caso di Petós e di Petosino, la derivazione dialettale diminutiva è maschile. Pezzolo è frazione di Vilminore di Scalve. Cognome derivato: Pezzoli.
PIAGLIO
È località di Riva di Solto. Sembra derivare da un cognome o soprannome con suffisso -al (Piv-àl).
PIANA
È frazione di Mapello; evidente è la derivazione da plana. Il medesimo toponimo designa pure una località di Isola di Fondra.
FIANCA
È detta la Pianca. Dal latino classico planca, “asse”, “tavola”, nel significato traslato di “superficie liscia” (fr. planche, “lastra”), non dal latino volgare palanca, “trave”. La località fa parte del comune di San Giovanni Bianco.
PIANEZZA
Per questa frazione di Vilminore di Scalve vale lo stesso etimo di Piana; il suffisso tardo latino -itia è usato in funzione sostantivata (“luogo piano”).
PIANGAIANO
Si veda Endine Galano.
PIÀNICO
Nel dialetto locale è Piénech. Lo si è fatto derivare da pieno, “sbarramento”, non da piano, “poiché questa definizione contrasta con la configurazione verticale del paese” (L. Volpi). L’Olivieri fa invece risalire il toponimo al gentilizio Plenius (evidentemente con suffisso atonico -icum). In effetti l’attuale forma dialettale corrisponde foneticamente a quella che compare nello statuto cittadino del 1263 (“Comune de Plenico”) e l’Olivieri ha ragione di ritenere che la forma italiana moderna sia dovuta “ad arbitraria manomissione dei notai”. Nel 1857 il Rosa scriveva Pienico. Circa poi il suffisso atonico -icus applicato a ple-nus (riferito al colle di Pianico, che si protende fra due bassure in guisa di “argine” o di “terrapieno”), non trovo riscontri che avvalorino l’accezione traslata: che si tratti di un’influenza bizantina? Ma sembra più probabile il gentilizio Plenius.
PIANO
Toponimo diffuso (es.: frazione di Costa Volpino, contrada di Gaverina, ecc.). Dall’aggettivo latino planus, riferito ad un luogo pianeggiante.
PIARIO
Si ritiene derivato da apiarium, “alveare”, con caduta della vocale iniziale, confusa con la preposizione ad. In dialetto suona Pier (la i ha suono lungo) ; questa forma risulta appunto nella carta geografica del Sorte (1575). “Apiaria vulgus dicit loca in quibus siti sunt alvei apum” (Gellio, II, 20).
PIAZZA BREMBANA
Piazza è toponimo assai diffuso; è chiara la derivazione dal latino platea, anche nel significato traslato di “piano”, “luogo sgombro”. Questo comune, un tempo detto semplicemente Piazza, fu centro amministrativo dell’alta Valle Bremba-na durante il dominio della Serenissima. Assunse l’aggettivo nel 1860. Unito nel 1929 a Lenna, a Moio de’ Calvi e a Valnegra, riconquistò l’autonomia nel 1957.
PIAZZAGOTTO
Per questa frazione di Dossena non penso ad una base platiacu-, con il tipico suffisso celtico -ac-; pare piuttosto toponimo composto di piazza e di un nome personale (cognome bergamasco Gotti?).
PIAZZALINA
È frazione di San Giovanni Bianco. Platjalis è aggettivo del latino volgare platja, “piazza”; il suffisso diminutivo si presenta al femminile (oggi in dialetto diremmo però piassalì, “piccola piazza”).
PIAZZA MARTINA
È frazione di Zogno, già comune autonomo. Dal nome personale o cognome Martina.
PIAZZA MONACI
Questa frazione di Zogno deve il nome al fatto che un tempo vi sorgeva un cenobio.
PIAZZAMULINI
Questa frazione di Averara apparteneva fino al 1978 al comune di Santa Brigida. Il toponimo equivale a “spiazzo dei mulini”.
PIAZZASCO
E località di Berbenno, ricostruibile in platea-scu(m), aggettivo di platea, con suffisso ligure-148 celtico su base latina.
PIAZZATORRE
Il toponimo è evidentemente composto da “piazza” e da ‘torre’ (ossia: “spiazzo della torre”).
PIAZZO
È località di San Pellegrino Terme, distinta in Alto e Basso. Non è che il maschile di piazza, da platea. Un altro Piazzo si trova nel territorio di Santa Brigida; un altro ancora a Sant’Omobono Imagna. Si tratta di un toponimo assai diffuso.
PIAZZOLA
Il toponimo, diffuso (es.: frazione di Averara), è forma diminutiva di piazza. Si presenta anche al maschile, come nel caso di Piazzolo (per la derivazione dialettale diminutiva con suffisso maschile da una base femminile si veda l’esempio di Pezzolo).
PIAZZOLO
Hanno questo nome un comune dell’alta Valle Brembana ed una frazione di Ardesie Si veda Piazzola.
Cognome derivato: Piazzoli. PICCARELLO
È località collinare di Pontida. Da picco, “punta”, “altura”, con ampliamento -ar. Il toponimo è diffuso (ricordo la località Picaron su di un’altura a San Daniele del Friuli).
PIEIA
Questa frazione di Torre de’ Busi è posta in declivio. Si veda Pela.
PIODEZZA
Toponimo perduto. Da antiche carte si ha Pludi-tia, località vicina al Ponte Secco. La radice è nella voce piada, che oggi vale “lastra di ardesia” ma che anticamente significava “parete di roccia liscia e inclinata”, voce forse connessa con il latino plautus, “piatto”, e risalente alla radice indoeuropea plt-, presente nel sanscrito prthu-, “terra”, nel greco platys, “largo”, nel latino pianta, “pianta del piede”.
PIZZINO
È probabilmente diminutivo di pizzo, “punta”, “cima (di monte)”. Il Rosa registrò la voce piz annotando: «chiamami parecchie cime acute di montagne bresciane e bergamasche, ted. spitz, “punta”». Noto che le antiche carte geografiche recano forme assai discordanti {Plein, Peci, Perino, Pelino, Pecino e finalmente Pizzino). La località, sede di parrocchia, fa parte del comune di Taleggio.
PLAZA
È contrada di Oneta; da platea (si veda Piazza Brembana).
PLENE
Toponimo perduto. Una località così denominata risulta da un atto dell’830; fu localizzata dal Mazzi nei contorni di Trescore (da un documento del 1211: “in contrata ubi dicitur ad Blenum in Valle Trescurii”). Si veda Piànico.
PLICOSA
E frazione di Gorno. Sarà da plicare, “piegare”, con allusione ad una strada o alla forma di un terreno? Non conosco forme arcaiche che aiutino a rintracciare la radice del toponimo.
POERZA
È frazione di Onore. Si presuppongono la caduta della v intervocalica (pover-) e un suffisso -ertius o -ercius. Sarà forse un pavertius (da pav-, “paura”, usato in senso figurato)? O piuttostopauper-cìus (dapau-, “poco”, allusivo alla limitata estensione di un terreno o alla sua scarsa resa)? Pare difficile ammettere la caduta di una i come in poia, da pullus, “terreno molle”. È da escludere un derivato dall’antico italiano bude, “bove”.
POGNANO
Non saprei che congetturare un preadium o rus Apponianum, dal gentilizio Apponius, con l’evidente caduta della prima sillaba, confusa con la preposizione ad.
POLTRAGNO
È località di Castro. La forma attuale sembra presupporre un Poltranicum, che rifletterebbe un gentilizio Paltrlanus (o Paltriniusl). Questo è quanto si può congetturare sulla base degli studi fin qui compiuti. Ma se fosse invece palt+ar+a-neus, con la radice mediterranea pah-, “fango”? Si veda Ponteranica.
POMEDA
Toponimo perduto. Dallo stesso documento dal quale si rileva il toponimo Nocetolo, risulta che un campo nel tenere di Antegnate era detto Po-meda, ossiapometa, “campo piantato a meli”.
PONTE DEL BREMBO
Toponimo perduto. Si veda Ponte San Pietro.
PONTE DELL’ACQUA
È località fra Mezzoldo e Ca’ San Marco, dove un lago artificiale e un ponticello su un ramo destro del Brembo.
PONTE GIURINO
Si vorrebbe riferire il toponimo ad un convegno dei valdimagnini, che nel 1756 giurarono fedeltà alla Chiesa cattolica contro i moti illuministici. Ma il vecchio nucleo dell’abitato è tuttora denominato Ca’ Giurino o Ca’ Giorini e tanto basta ad avvalorare la congettura dell’ Olivieri, il quale fece derivare il toponimo dal nome personale Glorio (o Jorio). La località, sita sul torrente Imagna, è sede di parrocchia ed è partita fra i comuni di Bedulita e di Berbenno.
PONTE LUIO
Questa località di Albino trae il nome da un ponte sul torrente Luio.
PONTE MERLO
È località di Bracca, detta in dialetto ol put del mèrlo, “il ponte del merlo”. Era un antico ponte dai parapetti merlati? Oppure il toponimo richiama un nome personale (si pensi ai cognomi Merlo, Merla, Merli)l
PONTE NOSSA
Un tempo la località era detta Ponte di Nossa. Si veda Nossa.
PONTERANICA
Il Salvioni credette di scorgervi uno strano femminile di ponte. Il Rosa, a sua volta, sulla base della vecchia forma Poltranga, ritenne di connettere la finale -anga con il tedesco enge, “angustia”, mentre la terminazione dialettale -anga non è che una contrazione del latino -anica. Per l’Olivieri il toponimo è composto da ponte e da Ranlca, quindi: “ponte di Ranica”. L’attuale forma dialettale è appunto Putranga e data la vicinanza di Ranica, sembrerebbe che il toponimo traesse origine da un ponte (put in dialetto) sul Moria lungo un’antica mulattiera che conduceva appunto a Ranica. Si ha notizia dell’esistenza del paese in un documento del 1180. In varie carte antiche il toponimo figura nelle forme Poltranica (o Poltranlcha) e Poltranega. Una derivazione da Paltrinianica (dal gentilizio Paltrinlus) non pare foneticamente probabile. E così pure un composto post Ranicam, “dopo Ranica”. Che sia una base mediterranea pah-, “fango”, con un suffisso latino -arius, donde una forma Paltarianica o Pal-tertanlca! Si pensi ai laghetti di Ponteranica, località dell’alta Valle Brembana.
PONTE SAN PIETRO
Un tempo era detto Ponte del Brembo. Da un atto dell’881: “Basilica beati apostoli Sancti Petri sita ad locus ubi dicitur ad Pontem Brembi”. Vale la pena di riprodurre quanto diligentemente annotò nella sua “Corografia” il Mazzi: “Questo è l’unico documento anteriore al Mille, nel quale si trovi nominata questa località: però essa era abitata da tempo antico. Lo prova la scoperta fatta sulla destra del fiume di un sepolcreto dell’epoca del ferro con caratteri pressoché identici a quello di Golasecca; lo prova ancora una lapide, ivi rinvenuta, la quale ci ricorda due liberti, un Betutius Inachus, ed una Cornelia Alenda. Nel secolo decimoterzo questo villaggio occupava ambe le sponde del fiume, e formava due comuni, cioè quello de Sancto Petro de za, e quello de Sancto Retro de la, che doveano poi essere uniti a Cur-no”.
PONTE SECCO
Put sèch in dialetto; la località si trova presso il torrente Moria, nel territorio di Ponteranica. L’etimo è evidente ma non la ragione; il torrente, un tempo copioso d’acque, avrà anticamente mutato il suo percorso durante una piena?
PONTE SELVA
È nota località sulla riva del Serio superato da un ponte, presso la pineta di elusone. Le carte geografiche della prima metà del nostro secolo recano ancora la denominazione Ponte della Selva.
PONTIDA
Luigi Volpi fece derivare il toponimo “da una voce italiana appuntita, ad indicare le vicine montagne”. Il Boselli indica il medesimo etimo e tuttavia aggiunge: “ma in che senso non saprei dire”. Alla base sta la voce dialettale ponto, “punta”, dal latino puncta, con suffisso -ita volgarizzato in -Ida, come appare nella pergamena dell’8 novembre 1076 (con la quale Alberto da Prezzate donò al monastero di San Pietro in Cluny un vasto terreno “locus qui dicitur Pontida”). Forse il toponimo indicava anticamente la forma di un terreno. E solo da riferire come curiosità una pretesa derivazione da pontls Iter, con allusione alla strada romana per Brivio.
PONTIROLO NUOVO
L’antico centro di Pontirolo era dove oggi sorge Canonica d’Adda (si veda questo toponimo). La forma altomedioevale, documentata nei manoscritti, è Ponte Aureoli, menzionato anche nell’Itinerario Gerosolimitano. Il grandioso ponte romano sull’Adda fu distrutto nel 1160 da Federico Barbarossa. Esso tramandava la memoria di Manlio Acilio Aureolo, generale di Gallieno, ribellatosi e proclamato imperatore nel 267; Aureolo fu sconfitto in battaglia da Gallieno presso il ponte sull’Adda e fu costretto a chiudersi in Milano; durante l’assedio, Gallieno fu ucciso dagli ufficiali del suo stato maggiore. Aureolo fu pronto a fare atto di sottomissione al nuovo imperatore, Claudio II il Gotico, ma le sue truppe si ribellarono e lo uccisero. Giulio Capitolino e Tribellio Pollione, scrittori del IV secolo, attestano che Aureolo fu sepolto accanto al ponte sull’Adda.
POPIANICA
Toponimo perduto. Il villaggio, del quale prova l’esistenza un manoscritto dell’840, doveva trovarsi secondo il Mazzi nel territorio di Albino. L’origine del toponimo va fatta risalire al gentilizio romano Pupianus (prata o silva Pupianica). La memoria del casato dei Pupii è tramandata da varie iscrizioni rinvenute in più parti dell’Italia settentrionale.
PORTICI
È località di Torre Pallavicina. In dialetto: i Pór-tech. Nei cascinali si ricoverano sotto il portico carri e attrezzi agricoli.
PORTIERA
È località di San Pietro d’Orzio, in comune di San Giovanni Bianco. Si veda Portlrone.
PORTIRONE
E frazione di Parzanica. Deriva da un latino volgare portarla, donde il lombardo porterà, che in bergamasco significa “cateratta” (spiega il Tira-boschi: “apertura per cui, a volontà, si dà o si toglie l’accesso all’acqua, destinata a volger la ruota di un mulino, o di altro consimile edifizio”). Il dialettale Portirìt presenta il suffisso accrescitivo.
PÒRTOLA
È frazione di Monte Marenzo. Dal latinoportula, “porticella”, non so se riferito ad una banchina sull’Adda, che scorre lontano. Forse è da intendersi come “passaggio” per Valcava.
POSCANTE
Si ritiene comunemente che derivi da post Can-tum, “dopo il Canto”, ossia “dietro il monte Canto Alto”; un tempo passava per questo paese, posto a mezza costa, a settentrione del Canto Alto, la strada che da Bergamo risaliva la Valle Brembana. Poscantum e Poscantu in un atto del 1249 e Poscànt in dialetto. L’esito in -e della terminazione latina -um non meraviglia. Per l’etimo di Canto, si veda questo toponimo. La località è frazione di Zogno.
POSCASTELLO
Vale “dopo il castello”. Il fortifizio doveva trovarsi in posizione eminente sul monte Castello a Miragolo. I toponimi originati dal prefisso post, se non frequenti, sono diffusi (trovoun Poscollem Val Romana nell’alto Friuli).
POSPIODA
È località di Lenna. Il toponimo è composto: post+pioda, “dopo la pioda”. Si veda Piodezza.
POZZUOLO
È frazione di Santa Brigida (Possòl in dialetto). Dal latino volgareputjolus, “piccolo pozzo”.
PRADA
È località di Mapello, nota per un santuario mariano. Si veda Pradalunga.
PRADALE
È località presso Cornale. Dapratale(m), aggettivo sostantivato di pratum.
PRADALUNGA
Il toponimo deriva daprata longa, “prati lunghi”, come bene indicò il Locatelli Milesi. La derivazione da un latino plebeo preda longa, “pietra lunga”, è contraria alle leggi fonetiche. L’accesa fantasia di qualche studioso volle fare risalire il toponimo a una divinità pagana di nome Prata ma tutte le denominazioni del tipo prada alludono sempre ed inequivocabilmente a distese erbose (come la località Prada di Villa d’Alme). Alle falde del Misma, nel territorio di Pradalunga, esiste un luogo chiamato ancor oggi Valle dei Prigionieri, perché secondo la tradizione vi erano condannati all’estrazione della pietra cote gli schiavi in epoca imperiale. Oltre il Santuario della Forcella la valle prosegue assumendo il curioso nome di Sbardelada, annotato dal Cugini. Non ricondurrei questo Sbardelada ad un nome personale Bardo, come fece il Pieri per altri toponimi similari. Si veda a questo proposito Baradello.
PRADELLA
È frazione di Schilpario. Pradèla è il femminile del dialettale pradèl, “praticello”. Cognome derivato: Pradella.
PRADELLI
E toponimo diffuso (si pensi, ad esempio, alla contrada detta i Pradèl a Somendenna), costituito dal plurale di pradèl. Si veda Pradella.
PRADEVALLO
È località di San Giovanni Bianco. Dal dialettale prat de vai. Nel “Catalogo” del Maironi è Prato di Valle.
PRANORO
È luogo di baite in Valvertova. In dialetto suona pramórt, “prato morto”; la coltivazione vi sarà stata abbandonata per la natura del terreno, scosceso e desolato.
PRANZERÀ
È contrada di Gromo. Parrebbe presupporre una forma prandtarla ma pare difficile ammettere una derivazione dal latino prandlum. Forse alla base sarà un cognome o un soprannome del tipo Prand- (es.: Prandlnl, Prandelll, Prandonì).
PRATO DELLA ROVERE
Toponimo perduto. Si veda Petós.
PRATOLONGO
Il nome di questa località di Sotto il Monte avrà indicato in origine un “prato lungo”.
PRATOMOLONE
È frazione di Erve. Certamente il toponimo è composto (prato+molone). L’Olivieri adombrò dubitativamente la voce lombarda melón (melù in bergamasco). Ma forse la radice non è diversa da quella di Mologno; non dunque “prato dei meloni” ma “prato molle”, con suffisso accrescitivo.
PREDORE
Di tutte le ipotesi finora formulate, la più credibile (o la meno incredibile) è quella che farebbe derivare il toponimo da praetorlum, forse una stazione militare posta dall’esercito romano a guardia della costa bergamasca del Sebino. Opportunamente Silvio Pieri annotò che nel basso Impero praetorlum significava anche “casa signorile in campagna”. Si tenga inoltre conto che lungo le strade romane non mancava qualche castrimi praetorianum, “caserma fortificata”, e qualche taberna, “locanda pubblica”, oltre ai praetorii, “basi militari di collegamento”. I toponimi Castro, Tavernola e Predore proverebbero dunque che sulla sponda occidentale del Sebino correva una strada romana. Peraltro, non sembrano ipotizzabili etimi come prae ad auram o prae ad onoras, congetturati dagli eruditi di un tempo. L’archeologia attesta la presenza degli antichi Romani in questo paese.
PREGALLENO
È frazione di San Pellegrino Terme. In vecchie carte geografiche si ha Pregale, che riflette il dialettale Pregale. Pare toponimo composto: pra, “prato”, e Galleno, che presenta il suffisso aggettivale -enus. Alluderà ad una località nella quale un tempo abbondavano i galli di montagna (si pensi a Lepreno). Se fosse da un nome personale Gallus, avremmo una forma Galliano.
PREGAROLDI
È contrada di Bracca. Parrebbe toponimo composto da pra, “prato”, e da un nome barbarico (Garaldol). La forma arcaica, documentata da carte geografiche (dal 1575 al 1724), è Pregarol-da.
PREMOLO
In un atto del 1118 si legge: “in loco Primole”. Non credo derivi da primus locus, “località abitata per prima”, o “comune più antico”, perché la fonetica non regge una simile forzatura. Alcuni nostri scrittori di storia patria credettero di congetturare un pre molum, riferito alla mole del Pizzo Formico. Altri ritengono trattarsi di un originario primulus, “zona aprica”, “luogo ben esposto (nel quale i frutti della terra maturano prima che altrove)”. Nel 1963 in una grotta del Canale d’Andruna in Val Dossana si ritrovò un sepolcro preistorico. Cognome derivato: Premoli.
PRESEZZO
Sull’origine di questo toponimo illuminano le antiche forme Presidio e Prexidlo, dal latino praesidium, termine militare che assume diversi significati come “campo”, “trincea”, “rifugio”, “fortezza” ma nel nostro caso probabilmente “avamposto militare”, “guarnigione”, “corpo di guardia”. La forma moderna risente dell’intercambiabilità delle consonanti d e z; in uno statuto nel XIII secolo si legge infatti Presezio. Il mutamento della i tonica in e (ora aperta nel dialettale Presèss ma forse un tempo stretta) non sorprende. Identico etimo ha Pressedio di Lodi.
PRESIONICO
Toponimo perduto. Si trova citato in documenti del IX e X secolo dapprima come vico, poi solo come loco et fundo; doveva trovarsi nei pressi di Bonate. L’Olivieri lo ricondusse a un gentilizio Personius.
PREZZATE
Questa frazione di Mapello, nota per avere dato i natali a Sant’Alberto, fondatore del Monastero di Pontida, non può avere tratto il nome dal gentilizio Prectus; sarà piuttosto una derivazione in -at-da praedium, “podere”, donde praediatum o praediatae e la successiva forma Pregiate che compare per la prima volta nell’806 e che si mantiene fino al 1039, sebbene già nel 977 si affacci Prezate. La grafia degli amanuensi è piuttosto incerta: si alternano le forme Presate (1079), Pre-ziate (1081), Praxlate e Prestate (si veda il regesto delle pergamene del Monastero di Pontida). Il Mazzi ancora nel 1880 scriveva Presate. Cognome derivato: Presati.
PUMENENGO
Nel 1366 si ha notizia della contrada Plumenengl. Si risale agevolmente a Plumenlngo, con il suffisso barbarico -ink (o -ing) adattato ad un nome di persona. Si è proposto il gentilizio latino Pleml-nlus. La radice non pare facilmente ricostruibile.
PUPIANO
Toponimo perduto. Da un atto di permuta del 1033 risulta che nel territorio di Albino era un luogo detto Puptano. Si veda Popianica.
PUSDOSSO
È località di Isola di Fondra; vale “al di là del dosso” (dial. pus, “dopo”, dal lat. post). Si veda Poscastello.
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Q
QUAIA
È contrada adagiata su un gibbo del colle di Piàni-co. Stento a credere che vi sia una qualche relazione con la voce dialettale quaia, “quaglia”. Sarà piuttosto una forma aquario (o aqualia) tramutata in acquaia, “pozzo o deposito d’acqua”, con la caduta della vocale iniziale come nel caso di Qua-lino.
QL ALINO
È frazione di Costa Volpino. Si ritiene derivato dall’aggettivo acqualis, riferito ad un “canale” o comunque ad un “corso d’acqua”. La prima vocale sarà caduta dopo essere stata confusa con la preposizione ad. Nel territorio di Ardesio scorre un torrentello chiamato Acqualina. Si veda Acquaiolo.
QUINTANO
Questa località di Castelli Calepio, che un documento del 998 dà per esistente con l’attuale denominazione, rievoca i limites quintarii (o quintani) della centuriazione romana, la quale prescriveva la divisione dei campi di proprietà civile in grandi quadrati delimitati da sentieri. Questa è la tesi del Palestra per l’etimo di una cascina Quintane di Abbiategrasso. Si sa però che la quintana era la via che nell’accampamento romano separava il quinto dal sesto manipolo e che su di essa i soldati facevano traffico del bottino; per questa ragione la voce quintana assunse ancora in età classica (Svetonio) il significato di “mercato”.
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R
RAMERA
È località di Ponteranica, detta in dialetto La Ramerà.“Manca una storia della parrocchia della Ramerà perché assai recente e di origini poco note”, ha scritto Vincenzo Montanari. Il toponimo dev’essersi affermato nel tardo Medio Evo soppiantandone un altro (si veda Bloello). L’Olivieri sospettava un ramaria, collettivo di ramus ma non escludeva un romana, “strada romea”. La seconda ipotesi non ha alcun fondamento nella nostra tradizione (vi passava solo un viottolo che dalla Val Marina risaliva al Castello della Grumella). Alla prima, foneticamente improbabile perché presupporrebbe il tardo ramalia (che suonerebbe ramata e non ramerà in dialetto), si deve contrapporre un derivato di ramen, che in bergamasco è ram, al maschile (distinto dall’arcaico femminile rama, “ramo”). Un tempo vi sarà stata una officina per la lavorazione del rame. Alla voce ramér il Tiraboschi tradusse: “calderaio”, “artefice che fa utensili di rame”.
RANICA
Un ranichese. esprimendosi in dialetto, non dice di essere de Rango ma de la Ranga. L’antica denominazione, testimoniata da documenti antecedenti il Mille, è in effetti Larianica, che viene di volta in volta definita villa, vico e fundo. Già nel 1006 si scrive però “vico la Ranica”, trasformando in articolo una parte essenziale della radice del toponimo, che in epoca romana sarà stato prata o silva Larianica (secondo il Mazzi da un probabile nome celtico Larius, di persona o di luogo, latinizzato nella desinenza) o Hilarianica (secondo l’Olivieri da un gentilizio latino Hilarius).È chiamata Ranica anche la principale contrada di Premolo.
Cognome derivato: Ranica. RANZANICO
Al Rosa la desinenza parve sincope di vicus; in realtà non è che il suffisso -icus latino (si pensi all’aggettivo apricus). Nulla ha a che vedere con questo toponimo un’asserita “tradizione locale di contadini falciatori”, inventata prendendo a pretesto la voce dialettale rama, ‘falce fienaia”. L’Olivieri adombrò alla base un gentilizio Rantius ma fu tratto in inganno dall’ignorare la pronunzia piana del toponimo, che egli scrisse Ranzànico. Il Mazzi fece corrispondere all’odierna forma, che appare già nello statuto cittadino del 1263, la forma Branzanico di un documento risalente all’830. Si può dunque risalire a Brandianico o Blanuianico, che escluderebbe un nome personale Bronzo. Data la vicinanza di Bianzano (si veda questo toponimo), devo ritenere che Branzani-cum o Blandianicum sia aggettivo di Blandianum. Cognome derivato: Ranzanici.
RAVA
È frazione di Valtorta, presso il torrente Stabina. Non da rava, “rapa”, come asserì l’Olivieri per toponimi similari (es.: Ravaglia), ma dalla radice mediterranea rava, “frana”, “precipizio” (e quindi “detrito”), donde il ravaneto di lingua. Rav- è radice presente in toponimi di località montane e collinari dell’intero arco alpino. Probabile cognome derivato: Rovelli.
RAVAGLIA
È località di Arzago d’Adda; Ravalia in un atto di permuta dell’897. Scrisse il Mazzi (1880): “Un grosso cascinale a levante di Arzago porta tuttodì il nome di Ravaglia, che si può con tutta sicurezza contrapporre a quello del nostro documento”. Significa “detriti”. Si veda infatti Rava.
REDIVO
È frazione di Averara. La forma attuale è documeNtata nel 1588. Non saprei congetturare alla base altro che il latino medioevale arativus, notando che l’abitato sorge su di un pianoro e considerando tutt’altro che insolita la caduta della vocale iniziale, confusa con ad.
REDONA
Angelo Mazzi credette d’identificare questa frazione di Luzzana nella Raidono prope Tririola citata in una permuta del 989. Il toponimo potrebbe essere composto dal latino rausus e dal celtico duri (“castello diroccato”, “fortezza rovinata”). Contro questa ipotesi sta però la persistenza del celtico dun, che in altri toponimi non presenta alterazione vocalica di sorta. Si potrebbe congetturare allora un etimo identico a quello di Rodi con desinenza accrescitiva (raudone, “grande rudere”). Certo la fonazione del toponimo altomedioevale contrasta con la derivazione dal celtico rheda, “carro”, asserita dal Rosa, il quale accostò al toponimo anche il nome dei Rhe-dones, una popolazione gallica, ignorando forse in quale forma il toponimo apparisse nelle antiche carte.
Cognome derivato: Redona. REDORTA
È luogo di baite nel territorio di Valbondione. Come per l’omonimo monte (Pizzo Redorta) l’etimo consiste in retorta, da un percorso tortuoso. Data l’evidenza del participio latino, escluderei un rio torto, “ruscello tortuoso”. Ha questo nome anche una contrada di Branzi. Ma la vecchia forma Redolta, che si legge in carte geografiche dei secoli XVI, XVII e XVIII, sarà rotacistica?
REDUNDA
È località di Costa Imagna; il toponimo deriva da un latino arcaico retundus (si veda F”Etimologia italiana” del Devoto alla voce rotondo). Cognome derivato: Redondi.
REGGETTO
È frazione di Vedeseta; in dialetto è Regèt e perciò la forma italiana è anche Reggeto. L’Olivieri vi sospettò un laricetum. Per Ravanelli-Giavazzi «trae forse il nome da receptum, “rifugio”». Foneticamente la seconda ipotesi è più attendibile.
RÉSICA
È località di Osio Sotto, detta anche Résega. Il toponimo, che potrebbe trarre concretamente origine da un soprannome, alluderà forse all’esistenza di un laboratorio di falegnameria (dial. rasga, “sega”).
RICHETTI
È frazione di Colere. Sarà dal cognome omonimo.
RIGANZUOLO
È località di Songavazzo. L’Olivieri lo fece discendere dal nome personale Riginzo. Ma perché non ammettere una derivazione da rig- (rigare, “irrigare”)?
RIGOSA
L’Olivieri ipotizzò una primitiva forma riposa, “luogo in declivio” notando che l’abitato sorge sulle pendici di un monte. Ma il toponimo non potrebbe avere per base il latino riguus, “irrigato-re”, con allusione ad un canale irriguo, ad un fossato o ad un ruscello? La località è frazione di Algua.
RIPA
È toponimo diffuso (es.: frazione di Gandellino); lat. ripa, “riva”.
RISO
Questa località di Gorno prende il nome dall’omonimo torrente (rivus, “ruscello”, con trafila rius e quindi ris in dialetto).
RIVA DI SOLTO
L’abitato sorge sulla riva occidentale del Sebino. Si veda Solto. Cognome derivato: Riva.
RIVIERA
Toponimo diffuso (es.: a Pontida; ad Alme, sulla riva sinistra del Brembo; nota è inoltre Riviera d’Adda), dal latino terra riparia, “pendio lungo i fiumi”, attraverso il francese antico riviere.
RIZZOLI
Si veda Rizzo lo.
RIZZOLO
È frazione di Sant’Omobono Imagna (ma sono pure note due località Rizzoli, una a Blello e una in Valcanale). Deriva dal diminutivo dialettale rissai, “selciato”, “acciottolato”. Alla voce réss il Tiraboschi tradusse: “quel pavimento delle strade, cortili, stalle, e simili, che è fatto con ciottoli (plòch de réss) allogati e picchiati sur un letto di rena, colla quale anche sono riempiuti gli intervalli tra ciottolo e ciottolo”. Il vocabolo réss, ormai caduto in disuso nel nostro dialetto, è derivato dal latino volgare ricjus, “riccio”, ma il suo senso è evidentemente figurato. Cognome derivato: Rizzoli.
ROBORETO
Toponimo perduto, presente in un atto di permuta del 949, che elenca vari appezzamenti di terreno in quel di Capriate. Vale “bosco di roveri”.
ROCCA
E toponimo del territorio di Castro e di altre località. Indicava nel Medio Evo un fortilizio situato sulla sommità di un’altura e occupato da un presidio militare stabile, dal latino volgare rocca. Cognome derivato: Rocca.
ROCCA DEL COLLE
Toponimo perduto, coniato durante il fascismo. Il comune comprendeva Brusaporto e Bagnati-ca, dove una piccola rocca medioevale su di un’al-
tUici.
ROCCOLINO
È diminutivo del dialettale ròcol, “roccolo”, che il Tiraboschi così descrive: “Ristretto a più andari di piante silvestri, attorniato da altissimi panni di quelle reti di maglia fitta che diconsi ragne, il quale si fa per lo più sui colli e sui monti onde siamo circondati per avere ricca preda d’uccelli”. Per questo toponimo, assai diffuso, si fa riferimento qui ad una località di Rota Imagna, nota per una grotta detta Tomba dei Polacchi, traduzione approssimativa del dialettale tamba del bu-làch, “antro della fossa”.
RODI
Questo villaggio dell’Isola, appartenente al comune di Filago e non lontano dal torrente Dordo, era chiamato un tempo Raudus, come fa fede un testamento del 774, con il quale si lasciavano alla chiesa di San Giuliano di Bonate certi beni posti in Raudus, che dista pochi chilometri da Bonate. In dialetto il nome dell’abitato suona Ròd (pronunzia Ròt). L’etimo è identico a quello della città milanese di Rho (“vico et fundo Raudo”, 871). Più che in un preromano raud, “rosso”, esso andrà individuato in raudus, “oggetto o cosa non finita, non lavorata”, “materia greggia, informe, bruta”, con probabile allusione ad una costruzione non compiuta o ad un edificio pubblico o militare abbandonato e ridotto ad un rudere. Cognome derivato: Rho.
ROGNO
Sulla scorta del Salvioni, l’Olivieri ipotizzò una forma plurale di rogna, “terreno infecondo”. Potrebbe anche essere un’antica radice rom-n o rom-l. Noto che il toponimo è comune ad un torrente in Val del Riso. La stessa radice presenta il nome del torrente Romna. Indicherà il rumoreggiare dell’acqua corrente (tema indoeuropeo reu-m-)? Nel territorio di Rogno vennero alla luce reperti archeologici di epoca romana.
ROMÀCOLO
È località di Zogno (in dialetto: Romàcol). Non credo possa ipotizzarsi uno stanziamento di Ari-manni, ai quali era fatto obbligo di presidiare le strade militari e romee (come nel caso del mantovano Romanore). La fonetica suggerisce una “piccola Roma”, il che può indicare non solo uno stanziamento di antichi Romani ma anche una condizione particolare del luogo (come ad esempio una “villa franca”).
ROMANO LOMBARDO
Gian Domenico Serra motivò i toponimi del tipo Romano con la presenza di un gruppo compatto di “nuclei famigliari e signorili di Romani”, distinti dagli abitatori dei paesi finitimi, appartenenti ad altre genti. L’antico centro di Romano (Romano Veteri all’art. 20 del trattato della Pace di Costanza del 1183) dovette il suo nome ad un insediamento di Romani e più precisamente ad un castrum costituito per il controllo della pianura, probabilmente dopo la vittoria di Como sugl’Insubri nel 196 a. C. Notevoli sono i reperti archeologici rinvenuti nel territorio di questo comune; presso la cascina Bellinzana si sono ritrovate tracce di un ampio castrum il cui perimetro meridionale tocca l’abitato di Covo. C’è chi ha sostenuto che la vecchia Romano sia stata rifondata o ampliata nel 41 a. C. da Giulio Cesare, il quale l’avrebbe tramutata da castrum in forum. L’abitato di Romano Vecchio, menzionato da Paolo Diacono, non esisteva più nel 1263, anno nel quale venne redatto un arbitrato sulle controversie territoriali fra Bergamo e Cremona; nel documento è scritto fra l’altro: “Et deinde tertius terminus fuit positus in quodam campo ubi dicitur Villa Vetera de Rumano”. Il nuovo abitato di Romano sorse nel 1171 poco lontano dal vecchio centro (ma in territorio non rivendicato da Cremona) per volere dei Bergamaschi, i quali concessero privilegi al nuovo insediamento, facendovi così affluire gli abitanti della Villa Vetera, che, secondo quanto riferì il Calvi, andavano “raminghi e dispersi” da quando, nel 1167, ilBarbarossa “aveva demolito e totalmente distrutto Romano Vecchio”. In realtà qualcosa della vecchia Romano esisteva ancora nel 1192, quando fu assalita e rasa al suolo dai Milanesi e dai Cremaschi.
ROMENTATICO
È località di Oltressenda Alta. Il suffisso -aticus è applicato ad una forma dialettale arcaica Torménta, oggi ròméta, “spazzatura”, forse derivata da armenta (volgarizzato in rementa), “bestiame bovino” e per traslato “stalle”. L’Olivieri opportunamente richiamò la voce bergamasca ròmentì, “spazzino”.
RONCAGLIA
È toponimo diffuso (es. : a Corna Imagna e a San Giovanni Bianco). Si veda Roncallo Gaggio.
RONCALIO
È frazione di Corna Imagna. Si veda Roncallo Gaggio.
RONCALLO GAGGIO
Il primo nome non è che una forma letteraria e dotta di un dialettale roncai, “colle inciglionato”, “terrazze a vigneto”, dal latino medioevale run-cus, sostantivo tratto da rancare, “sarchiare” (tema indoeuropeo reukh, “incidere”); si veda la voce bergamasca ruch, “vigna in poggio”, “podere situato in monte o in colle, di più campi avvignati, disposti come a gradinata” (A. Tiraboschi). Il secondo nome, di origine longobarda, significa “bosco bandito”. A Villa d’Alme esiste una località scoscesa e impraticabile chiamata tuttora Gaggio (Gass in dialetto); sul confine fra Cenate Sotto e Trescore sorge il colle Cazzo, chiamato nel dialetto locale Gah a causa dell’aspirazione della sibilante; un altro colle Cazzo si trova sul confine fra Trescore e Luzzana. Molti altri toponimi lombardi derivano dalla voce gagium o ga-dium o gaium (Agazzolo, Gazzolo, Gaggiolo, Gazzuolo, Gaggera, ecc.; si veda Gazzaniga). Per Roncallo Gaggio, località di Pontida, si ha il latino ecclesiastico Roncalia et Gazum. Cognome derivato: Roncalli.
RONCHI
È frazione di Sant’Omobono Imagna. Presenta il plurale di runcus; si veda Roncallo Gaggio. Cognome derivato: Ronchi.
RONCO
È località di Schilpario, con vecchie abitazioni rustiche. Si veda Roncallo Gaggio.
RONCOBELLO
La presenza di un “campo dissodato”, di un “terreno sarchiato e lavorato” (runcus) bastò alla stabilizzazione del toponimo in una zona montana nella quale predominava la pastorizia. L’aggettivo bello, aggiunto nel 1863, celebra la felice posizione dell’abitato e gli aspetti paesaggistici del suo territorio. La tradizione popolare vuole che Vittorio Emanuele II visitasse il paese definendolo “bello”.
RONCOLA
È toponimo diffuso (si pensi alla Roncola di Tre-violo e a Roncola San Bernardo), da runcula, diminutivo femminile di runcus. Si veda Roncallo Gaggio.
Cognome derivato: Roncoli. RONDEMERA
È località di Rogno. Il toponimo vale “luogo di rondini” (rundinaria).
ROSCIANO
Nelle antiche carte compaiono le forme Rosciana e Roscianum. In questa località sulle pendici della Maresana doveva avere una proprietà la gens Roscia. Le forme Rossano e Rosano, che figuravano in vecchie carte geografiche, riflettono il dialettale Rossa. È frazione di Ponteranica.
ROSCIATE
Anche sull’esempio del toponimo Rossate (Ro-xiate nel 970), località di Comazzo in provincia di Milano, si ritiene da tempo che la patria del giureconsulto Alberico debba il nome al gentilizio Ro-scius (si veda Rosciano). Tuttavia la derivazione va considerata con cautela, a causa del suffisso -at-, solitamente unito a nomi che si riferiscono a condizioni geografiche o naturali. Non oso azzardare per base il dialettale ròss, “torma”, “branco”, “gregge”, pur essendovi tentato dall’antica forma Rossiate; sospetto invece il latino rhus, “sommacco”, la cui varietà cotinus è diffusa nei nostri boschi (dialettale ra«,”cotmo”).La borgata fa parte del comune di Scanzorosciate. Cognome derivato: Rosciati.
ROSOLO
È località di Algua e di Serina, presso il torrente Ola. In dialetto Rosól. Non da rosa, parola mediterranea, ma da rosus, part. pass, di rodere con funzione sostantivata e l’aggiunta del suffisso diminutivo (“piccolo luogo eroso”).
ROSSEVO
Si ritiene derivi da un omonimo nome personale o soprannome (Rossi in dialetto). Credo non possa valere per questo toponimo quanto adombrato per Rosciate. Rossino fa parte del comune di Ca-lolziocorte.
ROTA IMAGNA
L’abitato è distinto in Rota Dentro e Rota Fuori per la diversa posizione dei due nuclei rispetto all’andamento della valle. In dialetto è Róda. Dal latino rupta, aggettivo di via (“strada aperta fra ostacoli” e in senso lato “itinerario”), donde l’italiano rotta, lo spagnolo rota, il francese route e l’inglese road. Il Tiraboschi registrò in Valle Brembana il vocabolo ròta, “sentiero fatto nella neve”.
Cognome derivato: Rota. ROVA
Il Rosa annotò: «Roa ai Greci vale “pomogranato”». L’Olivieri richiamò la voce gandinese mèda, “rovo”. Tuttavia, nonostante l’alterazione vocalica, vi si scorge il tema mediterraneo rava, “detrito” (nel senso di “frana”). Si veda Rava. La località appartiene al comune di Endine Gaiano.
ROVETTA
Luigi Volpi annotò: “da rovo o sassaia”. In realtà si tratta di due etimi ben distinti. Dal latino ru-bum, “rovo”, avremmo una forma originaria ru-betum o tutt’al più rubarium, incompatibili con il toponimo attuale (perché in dialetto suonerebbero oggi roéda e roér). Sarà dunque un diminutivo di rava (si vedano Rava e Rovo). Durante il periodo fascista Rovetta e Fino del Monte costituivano il comune di Rovetta con Fino. Cognome derivato: Rovetta.
RUBERINO
Toponimo perduto. Il villaggio si trovava poco lontano da Fornovo. Ne parla un documento dell’861: “curtem nomine Ruberino in Comitatu scilicet Bergomense prope plebem que dicitur Forum Novum”. Pare evidente la derivazione dal latino ruber, “rosso”, per questa misteriosa corte (forse rosseggiante perché costruita in cotto?) ; è assai meno credibile il riferimento ad un luogo nel quale avvenissero ruberie e assalti di briganti, come dice l’Olivieri per Robarello in provincia di Milano.
RUBIAGO
Toponimo perduto. Secondo quanto si desume da un atto di permuta del 949 fra il vescovo di Cremona e un prete di nome Lupo, nel territorio di Capriate doveva trovarsi un podere chiamato Rubiago, da un gentilizio Rubius.
RUDELLIANO
Toponimo perduto. Questa località, la cui denominazione cadde in disuso dopo il Mille, si trovava nel territorio di Palosco (da un documento del 975: “in vico et fundo Palusco, tam infra castro eodem vico, seu foris ipso castro in Rudeliano”). Due varianti dello stesso toponimo sono Rudilia-no e Rudelliano, sempre del X secolo. Doveva trattarsi in epoca romana di un praedium o rus Rutilianum, possesso del casato dei Rutilii, che diedero alla letteratura latina pagana l’ultimo poeta con Rutilio Numaziano. Eguale etimo il Flechia congetturò per Rutigliano, centro della provincia di Bari. Cognome derivato: Rudelli.
RUSIO
È frazione di Castione della Presolana. Deriverà da rivus, “ruscello”, con caduta della v intervocalica, fenomeno già deplorato nell’Appendice di Probo (III secolo d. C), quindi rìus (e il diminutivo riuscellus). Eguale etimo l’Olivieri congetturò per il toponimo milanese Rosio (Riossum nel XIV secolo).
RUSPINO
È contrada di Ascensione. Parrebbe connesso al latino ruspari, “scavare” (“piccolo scavo”), ma è verosimilmente composto da ruch+spì, “ronco spinoso”. Per la voce dialettale ruch si veda Roncallo Gaggio.
Cognome derivato: Ruspini.
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S
SABBIO
I documenti del X e dell’XI secolo recano la forma Sabie. Pare evidente il riferimento alla natura del terreno prevalentemente sabbioso (lat. sabulum o sablum). Sarà forse possibile una connessione fra Sabbio e un Sabiano citato in un solo documento (740), come tentò il Mazzi adducen-do a suffragio dell’ipotesi un gentilizio Sabius, non attestato (fundus Sabii). Il canonico Finazzi pretese d’identificare questo misterioso Sabiano nella cittadina mantovana di Sabbioneta, il cui etimo è chiaramente sabuloneta, da sabulo, -onis. Se Sabiano era nel territorio bergamasco, come ben sostenne il Mazzi, poteva trovarsi in una qualunque parte del territorio stesso e non necessariamente vicino a Sabbio. Si ha notizia di un loco Sablorie (evidentemente da sablum) da un documento dell’898, che elenca vari terreni posti in Albino. Sabbio fa parte del comune di Dalmine.
SABIANO
Toponimo perduto. Si veda Sabbio. SABLORIE
Toponimo perduto. Si veda Sabbio. SAINA
È frazione di Erve. L’Olivieri ricollegò il toponimo al latino sabina, “specie di ginepro”, da un tema mediterraneo. Potrebbe però essere il latino sagina, “nutrimento per ingrassare”, divenuto saina per la palatalizzazione totale della g.
SALA
È località di Calolziocorte. Il toponimo, tuttora presente in Lombardia, è di origine longobarda (sala, “palazzo” e poi anche “casa signorile di campagna”). Cognome derivato: Sala.
SALIENENSE
Toponimo perduto. Un atto di permuta dell’896 attesta l’esistenza di un “vico Salienense”, che ora non si saprebbe dove ubicare; tuttavia dagli elementi del documento il Mazzi dedusse che non era “molto discosto” da Osio Sotto e da Verdelli-no. Lo stesso Mazzi accomunò il toponimo a civi-tas Saliniensis per concludere che “il nostro possa essere stato in origine un vicus Saliniensis, di cui non si conservò che la forma metatetica medioevale”.
SALINO
È località di Gromo. Non credo da una sorgente di acqua salata, come ipotizzò l’Olivieri per Salina, località mantovana. Rifletterà il tema mediterraneo sala, “erba”.
SALMEGGIA
Antonio Tiraboschi fece discendere la denominazione di questo villaggio, noto per aver dato i natali al Talpino, da un celtico salmesa, “casa della sorgente”, composto di sai, “sorgente”, e di mes, “abitazione”. L’Olivieri invece scrisse semplicemente: “Non so donde”. La vecchia forma a noi nota è Salmezza, che se ben riflette quella attuale, lascia solo intravedere un precedente sal-media. Sarà forse una corruzione del latino samacidus, “salmastro” (salmecia)! O una derivazione dal tardo latino sauma, “carico”? La località doveva trovarsi sul percorso di un’antica mulattiera che collegava la Val Brembana alla Val Seriana. Salmeggia fa parte del comune di Nem-bro.
SALSA
È l’antica denominazione delle Saline di Tresco-re, così come risulta da un documento dell’830, attentamente esaminato dal Mazzi, il quale, nella “Corografia bergomense” (pag. 435 e segg.) adduce ampie testimonianze sulla localizzazione del toponimo e sulla sua derivazione da salsus, “vale a dire con una parola, la quale propriamente indicava tutto ciò che ha un gusto di sale”.
SALTEDO
Toponimo perduto, rilevabile da un documento dell’886; si trattava di località che il Mazzi sospettò posta nel tenere di Urgnano. Da saltus (si veda
50 Ito Collina).
SALVANO
È località di Palazzago e sede di parrocchia. Sarà da un nome proprio Salvus o Silvanusl Probabile cognome derivato: Salvagni.
SALZANA
In questa località di Pizzino sorge un santuario dell’Assunta, costruito nel 1466 in un anfratto presso il torrente Salzana. Più che ad un gentilizio Saltius, ascriverei il toponimo ad un aggettivo salciana, neutro plurale da salix, -icis, “salce”.
SAMBUSITA
È Sambuseta nelle vecchie carte, da sambuceta (lat. sambucus, donde sambucetum), “piante di sambuco”.
Cognome derivato: Sambusiti.
SAN FELICE AL LAGO
L’abitato di Figadelli assunse questa denominazione nel 1927 con decreto ministeriale sollecitato dal canonico Giovanni Zambetti.
SAN GALLO
La chiesa parrocchiale di questa frazione di San Giovanni Bianco è dedicata alla Beata Vergine Assunta e a San Gallo. Cognomi derivati: Sangalli, Sangaletti.
SAN GERVASIO
veda Capriate San Gervasio.
SAN GIOVANNI BIANCO
Al nome del santo patrono segue un aggettivo allusivo al colore delle rocce calcaree che caratterizzano geologicamente la zona in cui sorge l’abitato.
SAN GIOVANNI NEI BOSCHI
E località di Scanzorosciate, ove la vecchia diroccata chiesa parrocchiale di Tribulina è detta di San Giovanni in Nemoribus.
SAN GOTTARDO
È frazione di Torre de’ Busi e prende il nome del santo cui è dedicata la chiesa parrocchiale.
SAN GREGORIO
È frazione di Cisano; dal nome del santo cui è dedicata la chiesa parrocchiale.
SAN LORENZO
È frazione di Rovetta; dal nome del santo cui è dedicata la chiesa parrocchiale.
SAN MARCO
Come San Gottardo, anche questa frazione di Torre de’ Busi ha una sua parrocchia e trae il nome da quello del santo cui essa è dedicata.
SAN MARTINO DE’ CALVI
Toponimo perduto. Questo comune, costituito in epoca fascista, fu soppresso nel dopoguerra. Si veda Piazza Brembana. Esiste tuttora la parrocchia di San Martino oltre la Goggia (S. Martino ultra Augugiam).
SAN PANTALEONE
È località di Scanzorosciate, con resti nella parrocchiale di un oratorio dedicato a San Pantaleo-ne e citato nel testamento del vescovo Giovanni da Scanzo (1307). Nel latino ecclesiastico: 5. Pantaleo in Nemoribus.
SAN PAOLO D’ARGON
Alla fine del secolo scorso il comune di Buzzone assunse questa nuova denominazione in onore del santo cui è dedicata la chiesa parrocchiale nonché del monastero cluniacense di San Paolo, sorto negli ultimi decenni dell’XI secolo in località Vooplano (si veda questa voce), ai piedi del colle Argon, propaggine orientale del monte Mi-sma. L’Olivieri pensò ad una metatesi dell’antica voce lombarda dragon, “frana”, “scoscendimento”; non sarà invece la radice indoeuropea arg, “brillare”, riferita evidentemente non ad una vena argentifera ma ad un terreno argilloso o a qualche altra caratteristica del suolo? La stessa cosa dovrebbe valere per la località Dragone di Casnigo, nota per una fonte intermittente (il Celestino, nella “Historia quadripartita” del 1617, credette di spiegarne il nome paragonando lo strepito dell’acqua all’inizio e alla fine di ogni flusso, al fragore di un animale mostruoso).
SAN PELLEGRINO TERME
La chiesa parrocchiale è dedicata a San Pellegrino vescovo di Auxerre. Il centro è famoso per le sue acque termali.
SAN PIETRO D’ORZIO
Si ha notizia di una chiesa dedicata a San Pietro fin dal 1237. Si sarebbe tentati di far discendere Orzio da un latino volgare hordjum, “orzo” (lat. class, hordeum) ma non è da ritenersi improbabile che il toponimo sottintenda il nome personale Georgius, che sarà appartenuto al proprietario di un terreno o di un cascinale, situato in questa frazione di San Giovanni Bianco.
SANTA BRIGIDA
Questo comune prende il nome da quello della badessa benedettina alla quale è dedicata la chiesa parrocchiale. Nell’oratorio di San Lorenzo venne alla luce nel 1735 una iscrizione latina risalente al V secolo. Sancta Birgitta nel latino ecclesiastico.
SANTA CROCE
La chiesa parrocchiale di questa frazione di San Pellegrino Terme è dedicata all’Invenzione di Santa Croce.
SANT’ANTONIO
Due località sono così chiamate per avere la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Antonio abate: una è Sant’Antonio d’Adda, nota per un soggiorno di Giacomo Puccini; l’altra è Sant’Antonio Abbandonato, località fra Zogno e Brembilla, raggiungibile un tempo percorrendo una impervia mulattiera. Scrivono a questo proposito Ravanelli e Giavazzi: “San Carlo Borromeo lo raggiunse dopo una camminata di due ore e in vetta esclamò: Sant’Antonio, come sei abbandonato!”. Vi è poi una frazione Sant’Antonio a Grone.
SANT’OMOBONO
In dialetto Sant’Imbù. II comune, costituito nel 1927, comprende le frazioni di Mazzoleni, Selino Basso. Selino Alto, Cepino e Falghera. La chiesa parrocchiale di Mazzoleni è dedicata al santo cremonese Omobono Tucenghi, canonizzato nel 1199. “mercante onesto in un mondo che non conosceva onestà” (Ravanelli-Giavazzi).
SANTO STEFANO DEGLI ANGELI
È località di Carobbio, detto appunto degli Angeli. La chiesa parrocchiale è dedicata a Santo Stefano: “l’altare della Madonna si vuole portato qui dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli quando nel 1770 fu soppresso il convento dei carmelitani” (L. Pagnoni), che si trovava appunto sul colle detto degli Angeli.
SAN VIGILIO
È località di Rogno; dal nome del santo cui è dedicata la chiesa parrocchiale.
SARNICO
Il Volpi registrò l’opinione di una derivazione da un gentilizio romano Sarnius. Un atto dell’862 reca la forma Sarnega ma già nel 1088 compare quella attuale. Dai nomi dei fiumi Sarno e Sarca si risale a sar-, “fiume con palafitte”, tema antichissimo, forse mediterraneo. Nel territorio si ebbero ritrovamenti palafitticoli.
SCALETTO
È frazione di Valtorta. In dialetto è Scalèt, ossia “piccola scala” e per traslato “salita a gradini”. Si veda Scaluggio.
SCALUGGIO
È località di Mezzoldo. Il toponimo presuppone una forma scaluglo, coniata su scaluculus, “piccola scala”. Ovviamente Scaletto è toponimo meno antico. Due carte geografiche settecentesche recano la forma Stalugio, certamente non attendibile.
SCALVINO
È località a pochi chilometri da Lenna. Non credo debba il nome ad un insediamento di gente della Valle di Scalve; forse converrà richiamare il verbo lombardo scalva, “tagliare i rami bassi delle piante”. In vecchie carte geografiche si hanno le forme Prat Scalvin e Prasclavino. Cognome derivato: Scalvini.
SCANO AL BREMBO
I documenti antichi non recano altra forma che quella attuale. Non è attendibile il richiamo ad un nome Sequanus o ad un presunto stanziamento di Sequani. Si è più vicini al vero pensando al latino scamnium, “striscia di terra fra due fossi o due corsi d’acqua” e per conseguenza “terreno di forma oblunga”. Il toponimo avrà forse in origine designato il terreno compreso fra il fiume Brem-bo e il torrente Quisa. Il Boselli dà per certa la derivazione da scamnium per il toponimo Scanna, località di Cisliano. Scano al Brembo forma con Ossanesga il comune di Valbrembo.
SCANZO
La forma attuale, testimoniata da un documento del 1164, è preceduta da Scanties (857). Abbraccio la tesi del Mazzi, il quale scrisse: “Credo che questo nome locale tragga origine dal noto gentilizio Scantius e che entri nella categoria di quei nomi che da un costrutto quale, ad esempio, fun-dus Scandi, non conservarono che la parte specificativa, cioè il nome dei possessori, il quale senza alcuna forma derivativa venne così a funzionare da nome locale”. Nel 1844 vi vennero alla luce sarcofagi romani e monete di epoca imperiale. Scanzo è sede comunale di Scanzorosciate. Cognome derivato: Scanzi.
SCHILPARIO
Gli eruditi di un tempo ritenevano che la Valle di Scalve fosse così chiamata dalle calvae o calva-riae, “teschi”, di cui rimase disseminato il suolo dopo lo sterminio degli Alani di Biorgor. Il cruento fatto d’armi avvenne nel 463: l’esercito del generale Ricimero, magister militum dell’imperatore Livio Severo, affrontò e sconfisse un’orda di Alani nei pressi di Bergamo. Messi in fuga, i barbari vennero raggiunti e sterminati ai piedi della Presolana. Da ciò si trasse perfino lo spunto per imbastire puerilmente un originario toponimo che suonasse “la presa degli Alani”. Ma la denominazione del massiccio dolomitico non ha nulla a che vedere con una “cattura degli Alani”: da pratiola, “piccoli prati”, potrebbe essere derivata una denominazione come silva Prazolana o da prata solana, “prati soleggiati” si sarà formato il toponimo Presolana. Vi fu anche chi, con molta fantasia, volle fare risalire a calvariae il nome di Schilpario. In realtà il noto centro turistico prende il suo nome dalla voce barbarica schirpa, che originariamente indicava il “corredo della sposa” e che poi assunse per traslato l’accezione di “dotazione di attrezzature (da forno fusorio)”, come ben vide il Salvioni. Non fu perciò fortunato il Rosa quando fece discendere il toponimo da schilpor, voce longobarda significante “scudiero”. Per quanto concerne il toponimo Scalve, si fa riferimento al tema scalv-, “taglio”, ancora vivo nei dialetti bresciano e mantovano (sca/và,”reci-dere i rami bassi di un albero”: si veda Scalvino).
SCÒNICO
È località di Solto Collina. La forma Scanego registrata dal Maironi da Ponte (“Catalogo”) potrebbe ricondurre a Scanico, da scamnicu(m), aggettivo di scamnium. Si veda Scano. In dialetto è Scónech.
SCUDLERA
È frazione di Oneta, in Val di Riso. Si ricostruisce una forma scutellaria, con perfetta lenizione settentrionale della f in d. Vi sarà stata anticamente una fabbrica di scodelle? La grafia moderna tende sempre più verso la forma Scullera, che elimina la cacofonia. Ma già il Maironi da Ponte aveva scritto Sculera nel suo “Catalogo”.
SEDRINA
Si ritiene che il toponimo derivi da sedulina, ipotetico diminutivo di sedes, “sede”, “luogo di sosta”. Il Pieri, accostandolo al toscano Setrina, non perse occasione per congetturare un’origine etnisca; per il vero è documentato il nome personale etrusco Sethre, ma esso è indizio assai debole. In una carta del 1181 si legge: “in terratorio de Lemene ubi dicitur in Sedrina”; si potrebbe solo presupporre un precedente seterina (o sedelina), che escluderebbe, a causa della terminazione, la derivazione da un gentilizio Seterius, ipotizzato per il milanese Sedriano. Non oso azzardare un diminutivo di sed-arius ma credo comunque accettabile la radice indoeuropea sed. Non saprei peraltro che nesso trovare con il latino caedere, “tagliare (alberi)”; né mi risolverei, in alternativa all’indoeuropeo sed, “essere seduto”, “aver sede”, a considerare la base mediterranea kitro-, “frutto” (donde il latino citrus e il cedro di lingua), anche per la posizione dell’abitato, posto a tramontana. Per questa stessa ragione non prenderei in considerazione una base satorius, da sa-tor. -oris, “seminatore”.
SELINO
L’abitato è diviso in Alto e Basso. Si ritenne che il nome Selino fosse riflesso dialettale di San Lino. Ma noto che la chiesa parrocchiale di Selino Alto, fin dal tempo della sua autonomia da Berbenno (1465), ha il titolo di San Giacomo maggiore e che quella di Selino basso, assai più recente, è sotto l’invocazione di Santa Maria Immacolata. E osservo che Selino non può foneticamente derivare da San Lino. La forma dialettale Selì pare piuttosto un diminutivo maschile di sella, “valico di montagna”. Cognome derivato: Selini.
SÈLLERE
E frazione di Sovere. Non lo trarrei da cellulae. Forse da sella, “valico”, associato a celeris per indicare un “percorso rapido” fra Sovere e Love-re? Notevole è la pronunzia sdrucciola anche in altri toponimi vicini (Bòssico e Piànico).
SELVA
Sono così chiamate due frazioni, una di Sant’O-mobono e una di Zandobbio. Lat. silva, “selva”.
SELVASECCA
È località di Fiumenero: vale “bosco asciutto” (silva sicca).
SELVINO
Il Maironi da Ponte riferì che nel X secolo tale Salvino Grigis per sottrarsi alle discordie civili si rifugiasse in questo territorio sovrastante Albino, dandovi il proprio nome. Ma un documento del 955 parla di un certo Arimondo, allora vivente, “filio quondam Aunemundi de Salvino”. Questo Aunemondo, nativo di Selvino, era dunque già morto nel 955. Basterebbe questa osservazione per far ritenere l’origine dell’abitato più antica di quanto non imaginasse il Maironi. Purtroppo l’ingannevole tradizione è stata raccolta e accreditata anche in anni recenti con l’aggiunta di particolari fiabeschi. L’etimo del paese è invece da rintracciare nel latino silva, “bosco”, “macchia”, “vegetazione”. Un gentilizio Silvius non pare ipotizzabile. Il passaggio della i di silva alla a di Salvino trova riscontro in due toponimi milanesi raccolti dal Boselli: Salvaraia (dasilva) e Salvane-sco (da Silvano). L’etimo più attendibile è dunque un tardo latino selvina, “piccola selva”. Per il cambiamento della vocale finale da a in o si fa riferimento, fra i tanti esempi, a Cotogno, un tempo Colonia.
SEMONTE
È frazione di Vertova, a mezza costa;; deriva non certo da sub montem, come asserì l’Olivieri, bensì da semi-monte(m), “a mezzo monte”. Le forme Ismol e Asmol, rilevabili in carte geografiche secentesche, sono corrotte. Non credo da un tema mediterraneo mutta o motta (lat. volg. muta) con s- sottrattivo per indicare “smottamento”. In dialetto: Smut.
SENTINO
È località di San Giovanni Bianco. L’Olivieri propose la derivazione da sentis, -is, “rovo”, “spino”, evidentemente con il suffisso diminutivo -/«-.Tuttavia nei testi classici il vocabolo è generaLmente usato al plurale. Da semita, “sentiero” (si veda Oltressenda) potrebbe essere derivata la forma diminutiva maschile sentino attraverso un semplificativo senta. Aggiungo che nelle vecchie carte geografiche risulta solo la forma Lentino, che non sarà certo da riferire ad una coltura di lenticchie. Nel “Catalogo” del Maironi è però Sentino.
SERÍATE
Nei documenti antichi si legge Sariate. Non diversamente da Brembate, così chiamato dal nome del fiume Brembo, Seríate trae il suo nome da quello del fiume Serio, che anticamente era chiamato Sarius (qualche nostro erudito scrisse Sergius flu-vius ma è pura leggenda che il nome del fiume derivi da quello di Valerio Sergio, il primo prae-fectus fabrorum che sarebbe stato mandato da Roma a elusone, ed è favola medioevale il richiamo ad una dea Syria). La terminazione del toponimo in -at- (latinamente -atum) può considerarsi preromana, forse insubro-ligure. Per la radice sar- si veda Sarnico. La a di Sarius è ben conservata nel dialetto bergamasco nel sostantivo sariòl, “canale”, “fosso”, che» si può ancora udire in certe zone della provincia invece del più diffuso seriòla (ma in una pergamena del 917 è scritto Sariola). Ancora nella prima metà del sècolo scorso la forma dialettale era Sariàt (così Pietro Ruggeri da Stabello nel poemetto faceto “La ba-raca del Bataja”).
SERINA
Non deve trarre in inganno la forma Sirene (1363); lo stemma del paese è costituito da una sirena ma a questo proposito mons. Luigi Chiodi giustamente avverte che “con uno scambio di vocali nascono le etimologie popolari”. Il toponimo è identico a quello del fiumicello che dà il nome alla Val Seriana. La radice ser- è riconducibile a sar-. Si vedano Seríate e Sarnico. Cognome derivato: Senna.
SERTULLE
Toponimo perduto. Si trattava di un “vico et fundo” citato in un atto dell’896 dopo il “vico et fundo Fara”; secondo il Mazzi questo Sertulle doveva appartenere al territorio bergamasco. La forma piana presuppone sicuramente una forma sdrucciola sertula (o sertulael), diminutivo di serta. Si veda Sirta.
Probabile cognome derivato: Sirtoli. SFORZATICA
Si è congetturata una derivazione da Sforza, cognome di una nota famiglia milanese. Ma le antiche carte recano le forme Sportiadica (879), Sporciadica (886), Sporciatica (971) e Sportiati-ca (998). Una località nel territorio di Gaggiano si chiama Sporzano. Gli etimi paiono comuni: Porciatica e Porciano, da un gentilizio Porcius, o più verosimilmente Spuriciatica e Spuriciano, da un gentilizio Spuricius, non documentato ma ipotizzabile, data l’esistenza nella Roma classica di prenomi e nomi quali Spurius e Spurinna. Sforza-tica S. Andrea e Sforzatica di Oleno, ambedue sedi parrocchiali, sono frazioni di Dalmine.
SIRTA
È frazione di Ornica, detta in dialetto la Sirta. Foneticamente è riconducibile al latino serta, neutro plurale di sertum, “serto”, “ghirlanda”, “intreccio” ma anche “siepe” perché participio passato di serere, “allineare”, “intrecciare”. Alluderà a siepi confinarie.
SOGNO
È frazione di Torre de’ Busi. Il toponimo sarà da mettere in relazione con il nome del vicino torrente Sonna, che il Rosa considerò “d’origine settentrionale” e “di suono celtico”. L’Olivieri sospettò un’origine preromana. La congettura di un originario nome personale Simo lascia perplessi. D’altro canto un richiamo al latino sonus, “suono”, allusivo al rumoreggiare del torrente, è congettura puerile. La radice non pare facilmente rintracciabile. Forse una voce illirica ion (si veda Azzone)!
SOLA
È frazione di Fara Olivana con Sola (in dialetto: Sóla). L’Olivieri propose dubitativamente la voce dialettale sóla, “suola”, usata in qualche significato figurato. Sarà piuttosto il plurale del latino solum, “suolo”, nel senso di “campi”, “terre coltivabili” (oppure, in subordine, di “pavimento”, “spiazzo pavimentato”); non certo sola, “solitaria”, che in dialetto suonerebbe sula.
SOLE
E una contrada “di pochissime case” e si trova “nelle vicinanze di una chiesetta dedicata a San Marco, vicino a Capatelli” (A. Leonardi). In dialetto Sul, “solo”. In una carta geografica del 1580 è Solo. Il toponimo alluderà all’isolamento dell’abitato.
SOLINO
E frazione di Grone. Pare diminutivo di sul, “solo”. Si veda Sole.
SOLIVA
È località di Mezzoldo. Da un latino volgare soli-vus, aggettivo di significato durativo (sulìv in dialetto), “solatio”, “soleggiato”. Il toponimo è riferito ad un terreno ben esposto e coltivabile in zona montana. Si pensi al monte chiamato Vigna Soliva perché, come scrisse il Mazzi, “in qualche punto vi era una rachitica ed eccezionale coltivazione di quella pianta, sufficiente per creare un vigneto”. Lo stesso Mazzi avvertiva che “a memoria d’uomo questa coltivazione nelle nostre Valli era assai più estesa, che ora non è”. Il Rosa peraltro, nel suo saggio “Dell’oscillazione dei climi in relazione allo stato del suolo nell’era storica”, scrisse: “Dopo che le pesti del 1575 e del 1630 mieterono grande quantità di montanari, subentrarono brughiere e boscaglie agli oliveti ed ai vigneti, alle falde de’ monti, ed il limite di questi in molti luoghi si è abbassato”. Al fenomeno contribuì anche la “piccola glaciazione” del 1590, che abbassò il limite delle colture di circa duecento metri.
SOLTO COLLINA
Le forme più antiche del toponimo sono Saltum e Saltus ma nel secolo XIII compare la forma attuale. Vale solo la pena di ricordare che il latino classico saltus significa non solo “salto”, “balzo”, ma anche “bosco”, “pascolo”, “passo”, “gola” e perfino “podere”, “fondo”. Si può presumere che all’epoca dei primi insediamenti la zona fosse molto boscosa. In dialetto è Sólt (o Hólt per effetto dell’aspirazione della sibilante): il mutamento del suono -alt- in -ólt- è normale nel dialetto bergamasco.
SOLZA
Il paese che diede i natali a Bartolomeo Colleoni è detto Sólsa in dialetto. Il toponimo compare nella forma Sauzia (1254) in una pergamena del Monastero di Pontida. Il sospetto che la forma suonasse Sossia o Sozia (si veda Sùssia) è attenuato dal serio dubbio che l’amanuense storpiasse il nome, cedendo al vezzo di scrivere au anziché alo ol. Per l’Olivieri Solza deriva certamente da salsa, “a designare acque saline” (si veda Salsa). Cognome derivato: Solza.
SOMASCA
La base è verosimilmente il latino summus (o summa), riferito ad un’altura. Si noti la persistenza in epoca romana del suffisso aggettivale ligure -asca. La località è frazione di Vercurago e sede parrocchiale. Cognome derivato: Somaschini.
SOMBRENO
L’abitato era un tempo chiamato Breno (Brene in un documento del 1110). L’attuale denominazione implica un Summus Brenus, “Breno alto”. Oggi è chiamato ancora Breno (Bré in dialetto) il colle sul quale sorge un noto santuario mariano, tuttora raggiungibile per un antico sentiero che da San Vigilio corre lungo il crinale delle colline occidentali di Bergamo. Il toponimo è concordemente ritenuto di origine celtica dai nostri studiosi: la radice bren significherebbe “luogo scosceso”, “dirupo”. Mose del Brolo nel “Liber Perga-minus” (1130) attribuì la fondazione del paese a Brenno, leggendario re dei Celti, il quale avrebbe edificato un castello nel luogo in cui ora si trova il santuario dell’Addolorata. Si ha notizia dell’esistenza di un antico castello, probabilmente opera militare del Medio Evo (1096: “infra castro Breno”). La leggenda cantata da Mose del Brolo non possiede ovviamente alcun fondamento. Brenno non era nome personale ma l’appellativo che i Celti davano ai loro capi о condottieri. Il Rosa richiamò i Brenni delle Alpi Rezie citati da Plinio. Peraltro, non si vede alcuna connessione con un taurico brik, “altura fortificata”, asserito da Stefano Dotti per il paese bresciano di Breno. Som-breno appartiene al comune di Paladina. Cognomi derivati: Breno, Brena.
SOMENDENNA
È frazione di Zogno. Si veda Endenna. SONGAVAZZO
Sarà summus gavacjus, dove gavacius potrebbe riflettere un gavaceus, aggettivo di somiglianza formatosi sull’antica base mediterranea gava. Si vedano Gavazzo e Gavarno. L’abitato primitivo sarà forse sorto nei pressi del torrente Gera, che scorre sul fondo della Val Borlezza.
SONZOGNO
È località di Zogno, in posizione eminente. Sum-mu(s) Zognuis), “Zogno alto”. Cognome derivato: Sonzogni.
SOPRACORNOLA
E frazione di Calolziocorte. Il dialettale corna, “roccia” (si veda Corna Imagna) presenta qui il suffisso diminutivo latino -ula.
SORISOLE
Quanto ingenua sia l’isofonia “sorriso di sole” è dimostrato dalle antiche forme sdrucciole Surese-le (747) e Surisile (897). L’attuale forma dialettale Surìsol non fa che confermare le vecchie forme dei manoscritti medioevali. È stata ipotizzata una base siliceus, donde siliceolae ed è stato anche congetturato un gentilizio Sorilius o Sorridiits. Certo il toponimo non pare concedere molto fondamento a queste ipotesi. Con molta cautela sarà da considerare un composto solum exile, “terreno povero”.
SOSTA
È frazione di Cisano, detta la Sosta; vi sostavano i viaggiatori che varcavano l’Adda.
SOTTOCHIESA
È evidente la derivazione dal dialettale sóta (la) cesa, “sotto la chiesa”. È frazione di Taleggio e sede di parrocchia.
SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII
Il paese, famoso per avere dato i natali a Giovanni XXIII, è posto ai piedi del colle di San Giovanni, che fa parte del gruppo di alture del Canto Basso. Come Sottochiesa, anche questo toponimo è evidente riflesso dialettale (sóta 7 mut).
SOTTORIPA
È frazione di Pontida. Si veda Sottoriva. SOTTORIVA
È località di Ponte San Pietro, dove sorge la nota villa Mozzi-Mapelli. L’etimo è evidente: “sotto la riva”. Sub Ripa in un manoscritto del 956.
SOVERE
Il Rosa richiamò il nome illirico Soaro e la voce celtica soer, “ingenuo”, ma aggiunse: «Potrebbe anche essere super lat., ted. ober, “sopra”, ed indicare il suo luogo elevato rispetto a Loer (Lo-vere) da lower ingl. “basso”». Le forme antiche sono Suberas (837) e villa Suore (906) e basta la prima per richiamare l’aggettivo latino superus, “di sopra”, “superiore”, al quale si rifa anche l’Olivieri innanzi all’obiezione dell’improbabilità di un riflesso del latino suber, -eris, “sughero”, pianta non coltivata in Lombardia. La forma Suberas smentisce un’altra congettura del Rosa, che farebbe derivare il toponimo da un insediamento di Suavi, popolo calato al seguito di Alboino (Suaros nell'”Historia Langobardorum” di Paolo Diacono, II, 26). Nel territorio di Sovere, presso la Madonna della Torre, si sono rinvenuti i resti di un forno fusorio ritenuto di epoca romana.
SPARAVERA
È contrada di Mezzoldo. Il suffisso dialettale –èra presuppone quello latino -aria mentre sparav-potrebbe essere forse ricondotto al franco spar-wari, “sparviero”. Era dunque un “luogo di sparvieri”? O la radice è altra (-s+para+v-), più antica e confacente al suffisso latino?
SPETTINO
È frazione di San Pellegrino Terme. Il toponimo è preromano: vi si ravvisa chiaramente la radice europea sped o (s)pet, “spazio libero”, non filtrata dal latino spatium.
SPIAZZI
È nota località di Gromo (i Spiàss, “gli Spiazzi”). Da spiazzare “fare una piazza”, ossia “livellare un terreno”, è derivato il sostantivo spiazzo.
SPINELLI
E località di Oltressenda Alta nei pressi di Valzu-rio; dal cognome omonimo (diminutivo di Spino).
SPINETO
Il nome di questa contrada di Parre richiama il latino spinetum, “luogo di cespugli spinosi”.
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SPINO AL BREMBO
È frazione di Zogno, dotata di chiesa parrocchiale. Non sarà che il riflesso del dialettale spi, “spina”, “cespuglio spinoso” (lat. spinus). Cognome derivato: Spini.
SPINONE AL LAGO
Il dialettale spinti è accrescitivo di spi. Si veda Spino al Brembo.
SPIRANO
In un placito del 1049 si legge: “dum in Dei nomine Comitatu Bergomense in loco Asperia-no”. La forma attuale compare nel XIII secolo. Il toponimo, come il pavese Spirago (già Asperia-cum), deriva dal casato romano degli Asperii. Doveva pertanto trattarsi di un rus o praedium Asperianum.
STABELLO
Il paese che diede i natali al poeta dialettale Pietro Ruggeri era anticamente denominato Stabulo (1159) o Stabulum (1234). Più tardi, mal tollerando il dialetto – che predilige forme piane e tronche – l’accento tonico sulla prima sillaba, il toponimo da sdrucciolo divenne piano (Stabullo e poi Stabello nei documenti). Si ode però Stàbel. Il Mazzi richiamò a questo proposito l’esempio di Gromulo, trasformatosi in Grumello. La voce stabulimi possiede diversi significati: “stalla”, “scuderia”, “ovile”, “pollaio”, “alveare”, “vivaio di pesci”, “tana”, “luogo di pascolo” e più spesso “osteria con stallaggio”, “luogo di soggiorno”, “albergo di bassa condizione”. In senso traslato venne usato da Plinio nel significato di “postribolo”. Lo stabe del dialetto vale “porcile”. Il Volpi spiegò il toponimo con “casupola”. Data la posizione della località e l’economia della zona nei secoli passati, si può pensare ad uno stabulimi pastorum o ad un’osteria con stallaggio sulla via che da Sorisole risaliva la Valle Brembana costeggiando il Canto Alto. Stabulum nel latino ecclesiastico.
Cognome derivato: Stabelli. STA VIGLIO
Non è che una variante moderna di stabulum. Si veda Stabello. La località, registrata come Stava nel “Catalogo” del Maironi, fa parte del comune di Bracca.
STEZZANO
Un documento dell’805 reca la forma Stagiono; un altro del 915: “in vicis et fundis Staciano”. Un atto del 959 ripete fedelmente la fonazione del toponimo in epoca imperiale: “vico Staziano”. Successivamente ricompare la forma Stagiono, seguita da Stazhano, che prelude alla forma moderna. Si trattava dunque di un fondo (rus oprae-dium) chiamato Statianum perché posseduto da un patrizio della famiglia degli Stadi, la cui presenza nel territorio bergamasco è testimoniata dalle epigrafi di alcune lapidi. Statianum nel latino ecclesiastico.
STODARI
Toponimo perduto. La località è citata in atti del X secolo ed era probabilmente nei pressi di Cor-tenuova. Sembra richiamare un barbarico stod-(la Stoccardatedesca fu fatta risalire a stod-gard, “recinto per l’allevamento dei cavalli”), sempre che la pronunzia sia piana (plurale di stod-ariusl).
STROZZA
Dal longobardo strozza, “gola”. Il torrente Ima-gna vi scorre “come strozzato dalle rocce” (A. Stoppani). Il toponimo è dunque riferito ad una caratteristica naturale.
SUISIO
Tutte le antiche pergamene recano forme come Sevisio (879), Sevixio (980), Sovisio (1058) e Sovixio (1088); v’è perfino la forma Subvexio nel registro di Cencio Camerario (1192). Per Seveso, comune milanese bagnato dall’omonimo torrente, è stata ipotizzata l’origine della denominazione in una presunta radice prelatinasev-, “acqua”. Si potrebbe dunque estendere questa ipotesi al nostro centro, lambito dal Brembo. Forse non conviene arrischiare una eventuale ascendenza a Sevicius, da un gentilizio Saevus, che in bergamasco, sull’esempio di sebum (sif, “sego”), avrebbe suonato siv-. Nel territorio di Suisio si sono ritrovati reperti archeologici di epoca romana.
SÙSSIA
È frazione di San Pellegrino Terme. Parrebbe composto di sub-. Ma la base potrebbe invece consistere nel latino sucida, “sozza”. Per il toponimo Sosso l’Olivieri richiamò la voce bresciana sòss, “accomandita di bestiame in custodia”.
SUSSIAGO
Toponimo perduto. Il fundo Sussiaco (879) o loco de Sussiago (995) si trovava nel territorio di Calcinate (Suxago ancora nel 996, Sexago nel 997, Suxaco nel 1026 e addirittura Suschiacho nel 1108). La prima e la seconda forma sono da ritenere graficamente corrette. Come per Balbia-co, anch’esso nel tenere di Calcinate, sarà da un gentilizio, che però non ci è noto.
SUVERNIGO
Toponimo perduto. È definito “vico et fundo” in un documento del 979. Il Lupi lesse Suernago ma il Mazzi intese rettamente Suvernigo e ritenne che la località fosse “nei contorni di Cavernago”. Forse dal latino supernus? L’Olivieri registrò il toponimo come Savernigo.
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T
TAGLIATA
È località del comune di Costa Serina; da un tardo latino tagliata, aggettivo sostantivato, che poteva indicare una via taliata, “strada aperta nella roccia”, oppure più semplicemente una taiada, “taglio di un bosco”.
TAGLIUNO
È nota l’antica forma Taliuno (828,982 e 989); in un atto del 913 si legge Taluno ma questa forma sembra lacunosa: l’odierno dialettale Tati presuppone infatti un antico Talliunum. Il suffisso -unum parrebbe escludere una derivazione dal latino tilia, “tiglio”. L’Olivieri tentò un composto di un nome personale Tallius e del celtico dunum, “altura”. Sarà forse il caso di osservare che la terminazione -un- è tipica delle antiche città etnische (Popluna, Cortun, Luni, ecc.) e tuttavia questo è indizio debole. La base del toponimo potrebbe essere individuata nel tema mediterraneo talea, “radice” (e quindi “germoglio”), assunto da qualche lingua antica (forse un gentilizio Ta-leo, -onis, “amputatore”, del tipo Naso, “nasuto”, Cato, “appuntito”?). Le congetture possibili sono comunque assai incerte. Tagliuno è grossa borgata e sede comunale di Castelli Calepio.
TALEGGIO
L’Olivieri congetturò un latino titilietum, “piccolo tiglieto”, attraverso una contrazione tiletlum; il Volpi si limitò a riferire l’ipotesi dell’Olivieri, mostrando di condividerla. Il Belotti ritenne invece che il toponimo derivasse “da qualche lontana voce forse longobardica, che abbia suonato taegh o taeg”. È un fatto che la pronunzia dialettale è Taècc. Qualcuno vorrebbe scorgere l’origine del toponimo nelle prime baite o capanne (in dialetto tège, ma si veda Teggia) sorte nella valle. Il toponimo dialettale presuppone tuttavia una radice tav- o meglio tab-, di probabile origine mediterranea, donde il latino tabes, “disfacimento”. La forma foneticamente ricostruibile è tabe-clus o taveclus. In alcune vecchie carte geografiche compare la forma Taieto; sarà una ricostruzione dotta? Il comune di Taleggio è formato da quattro principali frazioni, tutte sedi di parrocchia: Olda, Peghera, Pizzino e Sottochiesa; quest’ultima è sede comunale. Cognome derivato: Tavecchi.
TAVERNOLA
Deriva sicuramente dal latino tabernula, diminutivo di taberna, “bottega”, “osteria”, “locanda”. Per il nome di questo centro, che sorge in riva al lago d’Iseo, Bortolo Belotti pensò, non impropriamente, ad un “piccolo emporio in cui si smerciassero le cose necessarie a chi percorreva il lago”. Le tabernae erano locande pubbliche, non tutte malfamate, poste sulle strade romane; se Marziale e Orazio ricordano dei tavernieri ladri,
10 stesso Orazio esalta il vino delle taverne di Sinuessa sulla via Appia. Tabernula nel latino ecclesiastico. Si veda Predore.
TEDE
11 toponimo designa una valle nel territorio di Castione della Presolana. Viene registrato qui in omaggio all’antica leggenda dell’esistenza di una mitica città di Tede, della quale in verità qualcosa dev’essere esistito se è vero che fra i Comuni iscritti alla Porta cittadina di San Lorenzo era quello di Tede. Ravanelli e Giavazzi riferiscono che la gente di Castione si divertiva un tempo ad inventare uno scontro fra briganti rivali, dei quali uno avrebbe detto all’altro: Té de che te pàsset mia!, “Tu di qui non passi!”. Alcuni sospettano che il toponimo sia camuno, altri lo imparentano addirittura con la città greca di Tebe. Sarà forse il latino tedae, “pini resinosi”? Strabone scrisse che le popolazioni retiche alpine, costrette dalla fame, calavano a valle barattando viveri con formàggi, miele, cera e resina (pix tedae), di cui disponevano in abbondanza.
TEGGE
Si veda Teggia.
TEGGIA
È frazione di Ambivere (Tezza nel codice detto “Cronotassi pontidese” del 1758, pag. 225). Molte località (gruppi di case, cascine, campi, colli, ecc.) sono denominate Teggia (sing., dial.: la Tègia) o Tegge (pi., dial.: i Tège), dal dialettale tègia, “tettoia”. Antonio Tiraboschi registrò la voce in Valle Brembana (“specie di tetto poco elevato, che non cuopre stanza veruna, ed è costruito in una corte o altrove, per tenervi roba difesa dal sole e dalla pioggia”). Lat. teges, -etis, “stuoia”, “coperta” (attegia in Giovenale), da una radice indoeuropea (s)teg, “coprire”. Il Tira-boschi attribuì alla voce celtica teza il significato di “casa di campagna”.
TELGATE
Le forme più antiche del toponimo, rilevabili dai documenti, sono Talegate (830, 941), Tallegate (972), Taligate (1097), Talicate (1112) e Telga-tum (1156). L'”Itinerario Gerosolimitano”, risalente al 333 d. C, contempla la località, posta sulla strada romana che collegava Bergamo a Brescia, chiamandola Tellegate (con le varianti Tollegatae e Tallegatae a seconda dei manoscritti). È da ricordare l’ipotesi del Flechia che il toponimo tragga origine da una metatesi di Tegulatae (casae). Il Volpi, sulla scorta dell’Olivieri, pose alla base un gentilizio Tallius. Il Rohlfs propose invece il nome personale Tillicus. Forse il nome della località sarà derivato, con il suffisso -at-, da un toponimo legato a una caratteristica geografica o naturale. La forma foneticamente ricostruibile è talic-at- ma non oso azzardare congetture. L’abitato dovette essere un centro importante del nostro territorio in epoca imperiale perché vi sorse una delle prime nostre chiese battesimali.
TERNO DTSOLA
Un documento del 774 reca la forma Terranis, che è da presumere sdrucciola, ma già nel 1038 compare in una pergamena la forma attuale del toponimo, che il Mazzi fece risalire ad Inter am-nes. “fra le acque”, “territorio situato fra due fiumi”, sull’esempio degli etimi dei toponimi Tè-ramo e Terni. Gaetano Mantovani vi rinvenne resti di epoca romana. Teranis (o Teranes o Te-ramnes) fu certamente un centro notevole in epoca imperiale, poiché vi sorse la prima chiesa battesimale del pagus Fortunensis, denominazione con la quale i Romani designavano il territorio delFIsola, sacro alla dea Fortuna. Pare appena il caso di ricordare che un territorio chiuso fra due fiumi, dei quali uno confluisca nell’altro, era detto insula. La zona si estende fra i corsi dell’Adda e del Brembo digradando dalle colline del Canto Basso fino a Brembate Inferiore.
TEVENO
Non so che peso dare alla forma Timeno, che compare in una carta geografica del 1580. La radice, alla quale segue il suffisso -enus (si veda Oleno), non pare facilmente identificabile.L’Oli-vieri suppose una derivazione da tojOtufo” (etrusco tupi). Sarà forse la radice mediterranea tippa, “zolla erbosa”, donde il lombardo teppa, “muschio”, con sonorizzazione della consonante intervocalica? O sarà aggettivo di Tede (Tedenus e poi Tevenol). La località è frazione di Vilmino-re di Scalve.
TEZZA
È frazione di Sant’Omobono. Si veda Teggia. TEZZI
È località dell’alta Valle Seriana nel territorio di Gandellino, all’imbocco della Val Sedornia. Si veda Teggia.
TIOLO
In dialetto è Tiòl, con lo iato. Sarà tiliolo, “piccolo tiglieto”? La forma arcaica Tiol (carta geografica del Sorte, 1575), mal si accorda con il dialettale tèi, “tiglio”.
TORACCHIO
È luogo di alpeggio nel territorio di Moio de’ Calvi. Da una piccola torre (turraculus, con esito volgare di turr- al femminile, come nel cognome Turra).
TORRE
Molte frazioni e località hanno questo nome (es.: frazione di Valtorta) per essere state contraddistinte un tempo dalla presenza di una torre. Cognome derivato: Torri.
TORRE BOLDONE
Il Rosa annotò che questo paese “venne rovinato da Federico Barbarossa” e pretese di spiegarne l’etimo richiamando l’idiotismo dialettale a re-boldù, “a rompicollo”; ma al vocabolo dialettale corrisponde il verbo ribaltare e non il nome personale barbarico Boldone (franco bald, “audace”), che pare all’origine del toponimo (Turris Paldoni in carte medioevali). Così per la contrada Boldésico di Grumello del Monte (“Comune de Boldesico” nello statuto del 1263) si risalirebbe ad un nome proprio Baldisio, con il conforto della forma Baldisicum. documentata da un diploma del 997.
TORRE DE’ BUSI
Durante la dominazione veneta in questa località fu costruita una torre con funzione di osservatorio militare: il territorio fu dato in feudo ai Busi.
TORRE DELLE PASSERE
La denominazione di questa località di Palosco è assimilabile ai vari Passerera e Passerara diffusi in Val Padana. Vale “passeraia”.
TORRE DE’ ROVERI
Un tempo era detto Casale. Il toponimo attuale pare alludere ad una torre medioevale (o ad una cascina con torre) costruita presso un bosco di roveri; questa ipotesi fu accettata senza alcun dubbio dall’Olivieri. Ma in dialetto il toponimo suona Tor de Roér. Alla voce roér, il Tiraboschi tradusse: “striscia di montagna molto sassosa, smossa, andata giù” (si veda Rova). In dialetto “rovere” è inequivocabilmente rùer. II latino ecclesiastico ha Turris Rovariorum.
TORRE PALLA VICINA
Il territorio venne acquisito da Galeazzo Pallavicino quando contrasse matrimonio nel 1484 con Elisabetta Caterina Sforza. L’antico nome del borgo doveva essere Florianum, che nelle carte dei secoli XI e XII compare di volta in volta come vico, loco, curia o fundo. Una parte dell’attuale abitato è detta Villanuova; tale denominazione fu introdotta per distinguere l’insediamento tardo-medioevale (risale al 1390 la chiesa dei SS. Nazario e Celso) dalla vecchia Villa Florìani che pure faceva parte dell’abitato stesso.
TORRICELLA
È località di Torre de’ Roveri. Il toponimo indicherà una “piccola torre”, forse così chiamata per essere distinta dall’altra che diede il nome a Torre de’ Roveri. In dialetto: la Tordèla. Probabile cognome derivato: Torricella.
TÒRTOLA
È frazione di Dezzo di Scalve. Da tortala, diminutivo’ di torta (si veda Valtorta).
TRABUCHELLO
Fa parte di Isola di Fondra. Il toponimo è scritto anche Trabucchello. Il Ravanelli ha raccolto l’opinione popolare secondo la quale la denominazione significherebbe “trabocchetto”, allusivo alla posizione dell’abitato, che sorge in una località “esposta alla minaccia delle valanghe”. Il Tirabo-schi registrò la voce dialettale trebòchèl, “trabocchetto”. L’Olivieri propendeva invece per tra-bucchell, “specie di cappio per gli uccelli”. A me pare che questo sia uno dei pochi casi nei quali sia da accreditare l’etimologia popolare, per l’evidente derivazione dialettale del toponimo.
TRAFFICANTI
L’abitato sorse su di un’antica mulattiera percorsa da mercanti che da Selvino si recavano nella Valle Brembana superiore. Probabilmente era luogo di sosta della via mercatorum. È frazione di Costa Serina.
TRATE
È frazione di Gaverina. In dialetto: Trat. La forma attuale del toponimo appare troppo contratta per indovinarne l’etimo. Avendo riguardo alla terminazione escluderei però l’origine da un nome proprio di persona.
TRWERSARIO
Toponimo perduto. Il loco si trovava nel territorio di Calepio ed è citato ih un documento del 977. Da transversus, nel senso di “attraversamento”, quindi “sentiero campestre”.
TRAVERSINO
E località di Taleggio. Vale “piccolo attraversamento”. Si veda Traversano.
TREBECCO
La località è nota per un antico castello (già Trubecco e Tribecco). Fu intuizione dell’Olivieri l’accostamento al toponimo Rebecco (e Robecco) e il ricorso al dialettale rebecà, “rimbeccare” (e per ampliamento “osteggiare”, “contrapporsi”), allusivo alla funzione controffensiva di una fortificazione medioevale. Egli tuttavia non escluse un riflesso di durobecco, sempre riferito, evidentemente, alla posizione e al sistema difensivo di una fortezza. Un diminutivo di trebbio, “crocicchio” (lat. volg. trivium) avrebbe dato Trevecchio e non Trubecco (sec. XVI). Se la base fosse trebóch, dall’infinito dialettale trebócà, “traboccare” (riferito ad una caratteristica orografica), la forma attuale sarebbe Trabocco o Trabucco. Forse resterebbe da considerare una radice mediterranea tereb-, donde il latino terebinthus, “albero resinoso” (ma con quale suffisso?).Trebecco appartiene al comune di Credaro.
TRE FONTANE
Questa località di Zogno deve il nome all’esistenza, un tempo, di tre sorgenti, apprezzate per la levità e la freschezza della acque.
TREMELLINI
E frazione di Foresto Sparso; sarà da un cognome omonimo.
TRESCHIERA
In quel di Palosco sono le località Treschiera Bianca e Treschiera Nera. Saranno nomi di antichi cascinali, cosi distinti dal colore della pietra o dell’intonaco. Si richiama una voce gotica thri-skan, “pestare”, imparentata con il tedesco dre-schen, “trebbiare” {tresca, “luogo dove si trebbia”, e quindi, in senso traslato, “ballo incomposto”, “intrigo amoroso”). Non credo da trans Cherìum, “oltre il Cherio”.
TRESCORE BALNEARIO
È detto anche Trescone. I documenti antichi, nel loro corrotto e stentato latino notarile, offrono fra le altre le forme Trescurio (996) e Trescone (1157), che sembrano riprodurre un latino tres curiae. Tutto sta a vedere se per curia si deve intendere la classica suddivisione della popolazione o il luogo in cui si tenevano le assemblee, il che pare molto improbabile; o piuttosto, come adombra il Sigismondi, un quartiere di soldati con le relative fortificazioni in numero di tre (ipotesi plausibile, data la posizione strategica del luogo nell’antichità). In effetti le curiae romane decaddero nelle loro funzioni amministrative ai tempi dei Longobardi e la persistenza del toponimo sembra pertanto dovuta alla probabile esistenza, in epoca romana, di acquartieramenti e d’installazioni militari. Anche la trasposizione da cohortes a curiae affacciata dal Sigismondi non è priva di fondamento. Che poi non sia rimasta traccia alcuna di questi insediamenti militari non desta stupore. Certamente l’etimo non consiste in tres curae. non essendovi mai state tre cure parrocchiali in Trescore. E neppure pare convincente la derivazione da un’antica voce tresch (che significa sia “trebbiatura” che “porcile”) abbinata a curtis, ipotesi affacciata dal Belotti e dall’Olivieri. Mette poi conto di ricordare la curiosa e stravagante forma Transcherium, sfoggiata dagli scrittori bergamaschi rinascimentali senza alcun discernimento topografico, essendo Trescore al di qua e non al di là (trans) del Cherio. L’aggettivo Balneario s’ispira al latino balnea, ben testimoniato dal toponimo locale i Bagn, usato per indicare le antiche fonti termali, la cui scoperta dovette risalire non ai tempi di Carlo Magno, come riferì il Celestino, ma ad un’epoca assai precedente. Una via centrale di Milano, chiamata Bagnerà, è documentata nel 1050 con la forma Baniaria, da balnearia, “bagni pubblici”.
TRESOLZIO
È frazione di Brembate Superiore. Le antiche forma del vico a noi note sono Trasoído (959 e 988), Trasolzio (962), Tresolcio (1045) e Trisol-cio (1110); il Comune di Tresolzo è menzionato nello statuto cittadino del 1263. Altra località nota con questo nome era Carobbio degli Angeli (è dei primi anni del XIV secolo una notizia sulla chiesa di San Pancrazio in Tresolzio). Pare toponimo composto. Il primo elemento è certamente intra, donde tra. Il secondo non credo sia il latino sulcus, “solco”, proposto dal Pieri; forse è salsus, “salso”, proposto dall’Olivieri, o saltus (si veda Solto Collina).
TREVASCO
È località nella valle del torrente Carso. L’Olivieri lo derivò da un’antica voce treuwa, “luogo di sosta”, “fermata”. Si noti il suffisso aggettivale -asco. E si veda Parre.
TREVIGLIO
Scrisse il Volpi: “Treviglio deriverebbe il suo nome dall’unione di tre villaggi: Cusarola, Pisgnano e Portola, che un poco alla volta si unirono per una ragione difensiva nello stesso castello al tempo delle invasioni longobarde”. Anche il Boselli annota: “(…) i tre villaggi si unirono un po’ alla volta nello stesso castello per meglio difendersi dalle invasioni dei Longobardi e costituirono il nucleo primitivo della città”. Nelle “Memorie” (1854-7) di Giorgio Giulini in realtà si legge che i tre villaggi “si unirono un po’ alla volta nello stesso castello al tempo delle invasioni longobarde o qualche secolo più tardi”. Questa terza cita-zone è necessaria per non addebitare la formazione del toponimo esclusivamente ai Longobardi, i quali peraltro dovettero trovare nella loro avanzata diverse resistenze (Alboino, conquistata Ci-vidale nel 568, entrò in Milano solo il 3 settembre 569). Un documento del 964 reca: “in vico Trivi-lio qui dicitur Grasso”. Per quasi tutto il Medio Evo la denominazione di questo importante centro fu Treviglio Grasso; l’aggettivo si riferiva alla fertilità del terreno. Reperti archeologici di epoca romana attestano l’antichità dell’insediamento. Nel 1980 vi si rinvenne una sepoltura tardocelti-ca.
TREVIOLO
L’antica denominazione, documentata da diversi atti del X secolo, è Trevilio o Trivilio (da tres villae). Ma in un diploma del 1159 si trova la forma Triviolo e in due atti del 1174 compare anche la forma Triviliolo, che doveva essere già usata da tempo per distinguere questo abitato da Treviglio. Il suffisso diminutivo -ol- fu dunque introdotto attorno al Mille per evidenti ragioni pratiche. Il Rosa ritenne che il toponimo derivasse dal celtico trev, “villaggio”.
TRIBULINA
È frazione di Scanzorosciate e sede parrocchiale. Il toponimo riproduce la voce dialettale tribùlina, “cappelletta votiva”, che il Tiraboschi tradusse “tabernacoletto” (equivale a santèla,“cappelletta nella quale si dipingono e si conservano imagini sante”). Il Rosa fece giustamente derivare la voce dialettale da tribuna.
TRINITÀ
Alcuni luoghi delle nostre montagne sono così chiamati per l’esistenza di chiesette dedicate alla Santissima Trinità, come ad esempio a Casnigo e a Casazza.
TRI PLÒCH
È località sulla vecchia strada per Sarnico; dial. tri plòch, “tre pietre”.
TRUCCHELLO
È contrada di Bracca, detta in dialetto Trùchèl (che presuppone un arcaico Trochèi). Giovanni Maironi da Ponte scrisse Truqual. Nelle vecchie carte geografiche è Truquel. Non so capacitarmi che vi sia una qualche relazione con il greco tra-chus, “pietroso”, e tanto meno con un gotico thruks, “spinta”. L’Olivieri invocò il piemontese triich, “monticello”. Si può ricostruire una forma come tròculo ma non oserei sovrapporvi un terrò-culo (donde un terrocchello, “terricciuolo”, congetturato dall’Olivieri). La radice pare prelatina.
TUMBILIES
Toponimo perduto. Era un loco nel territorio di Martinengo, testimoniato da un manoscritto dell’882 (e non dell’847, come scrisse l’Olivieri, che lesse male a pagina 316 della “Corografia” del Mazzi). Vi si scorge un precedente Tumbilia, dal tardo latino tumba. Il toponimo sarà stato originato da un sepolcreto.
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