Orobie

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Santiago Londra Gerusalemme Cairo Mosca Pechino Washington ecc.. sono solo alcune delle città che ho raggiunto in bici partendo sempre da Petosino. Considerata  la crisi in corso mi sono adeguato ma non  arreso, e da vero viaggiatore ho cambiato solo mezzo e meta, incamminandomi lungo il Sentiero delle Orobie, percorrendo così un viaggio molto interessante, scoprendo un mondo affascinante. Sono transitato lungo Blello Fraggio Salzana il Passo Baciamorti (dove venivano benedette le salme dello scomunicato Ducato limitrofo ) Mezzoldo Carona Maslana Nona Rosio ecc..che in quanto a  cultura storia ed ospitalità non hanno niente da invidiare alle grandi metropoli sopracitate.

Partito il 24 agosto attraversando ol put che bala salendo sull’Ubione ho raggiunto la Val Taleggio per poi salire sul 1° rifugio (Gherardi)  e rientrare sempre a piedi il 7 settembre valicando la Val Vertova risalendo il monte Poieto e da Salmezza ho raggiunto il Canto Alto e la “mia Sorisole” dove è ubicato il nuovo rifugio, dove sono stato interprete ideatore e solerte lavoratore con il Gruppo Alpini  locale diretto dall’abile capomastro Dato e dalla tuttofare cuoca Teresina

Percorrere il Sentiero delle Orobie era un sogno che avevo fin da ragazzino, ma che non ho mai potuto realizzare ed ora ad età inoltrata …non è mai troppo tardi.. per chi ci crede convinto; più che delle Orobie ho percosso il Sentiero della mia Infanzia passando tra i luoghi che solo in parte conoscevo o in posti che all’opposto hanno segnato la mia infanzia come per esempio le vacanze  trascorse nella transumanza sul Silter di Mezzoldo  con mia madre i fratelli e la famiglia del contadino Mussetti Andrea

Mi dicono che fare Il giro dei rifugi non è più di moda così come sembra decaduta la buona abitudine del camminare o del fare fatica senza senso , ma poi vedo che la gente spende soldi per andare in palestre chiuse tra pareti plasticate di cartongesso, mentre io gratis cammino all’aria aperta; purtroppo oggi  usi e consuetudini sono caduti in disuso, e non si porta più rispetto alle tradizioni che ci hanno “segnato”  e perfino si è persa l’abitudine del camminare fine a se stesso o come semplice prevenzione  e benessere

Camminare nell’ambiente montano coinvolge tutti i sensi, un processo organolettico  che ti assorbe e ti rigenera, un territorio dove si racchiude parte della nostra identità della nostra storia che il tempo non può cancellare, sta a noi calpestare diffondere e difendere questo nostro prezioso patrimonio culturale. La storia di ogni Paese deve ricercarsi nelle sue tradizioni e nelle sue radici o nelle vicende domestiche, dove non ci sono clamorose  azioni di eroi o di politici ambiziosi , ma in esse dobbiamo rintracciare le azioni dell’operoso valligiano, pastore, agricoltore, artigiano o dell’intelligente mercante che fa prosperare la famiglia e “adorna” il villaggio  di benefiche istituzioni. Questo viaggio tanto ricco d’immagini quanto carico di significati pure ancestrali, mi richiama al mondo prima dell’inquinamento biologico ed ideologico, esso rappresenta un sistema di vita semplice ma autentico dalle loro abitudini gesti azioni traspare ancora un mondo antico che agiva in armonia con le leggi della natura  circostante dove il concetto di rifiuto non era  ancora entrato nella cultura. Ogni tappa un mondo diverso, la realtà del duro lavoro alpestre, la casera, , la transumanza, la pastorizia, i boscaioli, gli operai delle centrali e la realtà dei rifuggisti appunto con i quali ho con-diviso pasti e storie, e perfino le tracce del tempo passato come le ex miniere o la linea Cadorna con le  sue trincee che  rammentano l’assurdità di ogni guerra… “preventiva” compresa.

La tappa più bella: le 4 donne del Benigni con Lisa infante fenomeno, mamma Francesca e le sue due aiutanti

La tappa più interessante il Tagliaferri dove Francesco ed il nipote  Ale sono una vera enciclopedia errante mentre l’altra nipotina Giulia sa tutto ma proprio tutto sul lavoro del boscaiolo che da anni con maestria, mi dicono svolge suo padre. La tappa più significativa è stata quella della Diga del Gleno la Nostra piccola Vajont (quest’anno ricorre il novantesimo anniversario) di fatto è stata quella che  ha dato un senso, una logica, e un rima a tutta la mia fatica ..tanto per non dimenticare

Un ringraziamento particolare al CAI di Bergamo per come indica, mantiene e protegge i “Sentieri”

Un caloroso grazie a tutti i  Rifuggisti Gente originale  anzi fenomenale gente speciale come del resto ognuno di noi lo è  agli occhi del buon dio..rivolgo loro un caro saluto e pensiero = Amedeo GianGiacomo /Umberto/Fabrizio Gigi Andrea Anna Elisa/Francesca Sandro Silvia Franco Enzo/Rosella Dario/Maurizio Claudio Andrea/Marco  Fabrizio/Neva Milena/Fabio MariaPia Francesco/Giulia Cristian Elisa Grazia Sandro Teresina Deodato…con i loro volti forti e semplici come pietre, raccontano con eloquenza la dimensione umana  e ambientale di queste nostre amate e nel contempo  impervie Valli.. con loro ho condiviso pasti e storie che spero rielaborare e “transumare”  presto in un racconto

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